Grado

Racconti sotto l’ombrellone – GRADO

Geschichten unter dem Dach – GRADO

GRADO: la storia, i servizi e gli eventi.

GRADO: Geschichte, Dienstleistungen und Veranstaltungen.

In questo viaggio insieme ti porterò alla scoperta di Grado, l’isola del sole: pugno di sabbia tra Venezia e Trieste.

Isolotto preziosamente incastonato nella laguna che offre paesaggi naturalistici emozionanti e scorci veneziani che prendono vita, come per magia, al tramonto.

Auf dieser gemeinsamen Reise entdecke ich Grado, die Insel der Sonne: eine Handvoll Sand zwischen Venedig und Triest.

Inselchen, die kostbar in die Lagune eingebettet sind und aufregende naturalistische Landschaften und venezianische Einblicke bieten, die bei Sonnenuntergang wie von Zauberhand zum Leben erwachen.

LINK UTILI – NÜTZLICHE LINKS

Terme marine di Grado – Meeresbäder

Prenotazione ombrelloni e cabine – Reservierung von Sonnenschirmen und Kabinen

Lido di FidoStrand für Hunde

Cosa fare e vedere nei dintorni di Grado.

Sehenswürdigkeiten und Aktivitäten rund um Grado.

Il Friuli Venezia Giulia – storia, cultura e tradizioni.

Friuli Venezia Giulia – Geschichte, Kultur und Traditionen.

Gorizia.

Udine.

Trieste.

Pordenone.

Dalla collina alla laguna.

Vom Hügel zur Lagune.

I mosaici di Aquileia.

Die Mosaiken von Aquileia.

Osterie e osmize.

Tavernen und Osmize.

Una fiaba per i più piccoli.

Ein Märchen für die Kleinen.

Le avventure di PINOCCHIO.

Die Abenteuer von Pinocchio.


Friuli Venezia Giulia. Di tutto, di più!


Il Friuli Venezia Giulia è una regione davvero speciale, non solo per statuto. Sa sorprendere sempre chi la visita, volta dopo volta! La sua principale peculiarità è quella di essere un concentrato di opportunità di svago e godimento per tutti i gusti, per tutti i cinque sensi e… per tutte le tasche. Mare, monti, laghetti, fiumi, colline, pianura, altipiano, grotte ed ancora tradizioni popolari, monumenti, capolavori artistici, spettacoli, gastronomia, vigneti e vini fanno di questa parte d’Italia “un piccolo compendio dell’Universo” come scriveva Ippolito Nievo, romanziere italiano del XIX sec - reso ancor più stimolante dalla sua particolare collocazione geografica, confinante con Austria, Slovenia e mare Adriatico. Il Friuli Venezia Giulia è infatti situato ad un crocevia dove, da sempre, si incontrano tre importanti aree e popolazioni d’Europa: la Mediterranea, la Germanica e la Slava. Diversamente presenti sul territorio, esse danno tuttavia origine ad uno straordinario intreccio di lingue, culture, folklore e, naturalmente, tradizioni alimentari e gastronomiche. Terra di transito fin dall’antichità, il Friuli Venezia Giulia, dopo quella Romana, ha visto susseguirsi ed alternarsi diverse dominazioni (testimoniate da rocche e numerosi splendidi castelli). Le invasioni barbariche (famosa quella di Attila, che spinse gli abitanti di Aquileia a fuggire nella laguna antistante fondando Grado), il Patriarcato di Aquileia, il Ducato Longobardo, la Repubblica di Venezia, le scorrerie turche, l’Impero Austro-Ungarico e le conquiste napoleoniche hanno lasciato qui importanti tracce del loro passaggio. Nei secoli, la gente di questi luoghi ha imparato a combattere le carestie (centellinando e sfruttando al meglio tutte le risorse), a rialzarsi dopo le devastazioni della guerra (ricominciando tenacemente da capo, mattone su mattone e pietra su pietra), a reagire sempre con coraggio! Lo studio delle tradizioni culinarie è un meraviglioso strumento per capire a fondo questa realtà così multiforme. Ci fornisce interessanti informazioni sull’isolamento di certe zone (come certi impervi villaggi carnici), sull’origine etnica degli abitanti (singolari le isole linguistiche di Sauris e Timau) e sulle influenze da parte dei popoli confinanti, di passaggio o che si sono integrati con le popolazioni preesistenti (Trieste, attivo emporio commerciale, rappresenta un eccezionale crogiuolo di genti diverse). Naturalmente la gastronomia è anche molto legata alle risorse dei luoghi ed ai prodotti agricoli tipici, che in questa regione particolare diventano elementi comuni di un variegato mondo di declinazioni “linguistiche” e “dialettali” locali. Tuffiamoci dunque in questa fantastica polifonia di sapori iniziando con la versatilissima polenta. Gialla o bianca, per secoli pasto principale se non unico dei contadini, si accompagna, a seconda delle zone, a piatti di carne o pesce, sughi e formaggi. Viene preparata con acqua salata (ma anche con il latte) in diverse consistenze, liquida, morbida o densa fino ad essere compatta, per poterla tagliare e quindi grigliare o friggere, anche con burro e zucchero come merenda per i bambini. Il buiadnik è, ad esempio, un dolce preparato con un impasto morbido di farina di mais, uova, panna, zucchero, lievito, mele, frutta secca, cannella, semi di finocchio selvatico, poi steso su una piastra e cotto al forno. La farina utilizzata per la polenta è, in genere, quella di mais, di cui esistono anche varietà autoctone di altissima qualità come il mais di Resia, “zitu”, dal variegato colore dei chicchi, coltivato fino a 1000 metri di altitudine nell’omonima valle. La “Blave di Mortean” è invece la farina prodotta con il mais coltivato nel comune di Mortegliano, in provincia di Udine. Non mancano però polente preparate con farina di grano saraceno o altri cereali minori, ahimè sempre meno conosciuti. Il Friuli Venezia Giulia vi incanterà con i suoi formaggi, la cui produzione è molto differenziata, a seconda del territorio, del tipo di latte (vaccino, pecorino o caprino), del sistema di allevamento e nutrizione delle bestie (al pascolo o in stalla), nonché delle modalità di conservazione ed utilizzo. Naturalmente le aree di montagna hanno avuto un ruolo preminente, mentre nella tradizione casearia regionale spiccano tre qualità ormai diffuse su tutto il territorio: il Formaggio di Malga (formadi di mont, di antichissime origini – dal sapore intenso, con una sottile punta amarognola); il Latteria (sempre accompagnato dall’indicazione dell’area di produzione e di diverse stagionature, fino a 2 mesi – dal sapore generalmente fresco e delicato); il Formaggio Montasio (il formaggio friulano per eccellenza, le cui origini risalgono al XIII sec., valorizzato dalla DOP con un preciso disciplinare produttivo che prevede una stagionatura da un minimo di 2 mesi fin oltre i 2 mesi – il sapore cambia a seconda della stagionatura e va dal gusto fresco ad uno più deciso ed aromatico con punte di piccante). Non vanno poi dimenticati tutta una nutrita serie di prodotti caseari che lasceranno a bocca… piena gli appassionati ed i buongustai più esigenti. Provengono dall’area a Nord di Pordenone il Formai dal Cit, tradizionale prodotto cremoso ottenuto dalla lavorazione di formaggi ritrattati ed il Formaggio Asìno, che deve il suo nome al monte d’Asio (è di due tipi che prevedono entrambi il passaggio in salamoie che non vengono mai rifatte: il classico, a pasta consistente e più piccante ed il morbido, cremoso e delicato. Sono originari della Carnia, fucina privilegiata di saporitissimi formaggi, la Ricotta Affumicata di Malga; il Formadi Frant (ormai raro, è prodotto con diversi tipi di latteria di diversa stagionatura, sgretolati e impastati con sale, pepe, latte e panna! – nasceva dalla necessità contadina di “riciclare” i rimasugli di formaggio, con un risultato finale al palato estremamente accattivante); il Formadi Salât (formaggio salato, la lavorazione prevede una immersione in salamoia in tini di larice per almeno 0 giorni – gustosissimo ma delicato); il Sot la Trape (ottenuto immergendo le forme di latteria nei mosti non fermentati di uva bianca o rossa, forse nato inizialmente per nascondere e salvare il formaggio dai saccheggi – il sapore è un perfetto equilibrio di dolce, aromatico e leggermente piccante). Il Cuincir ha invece origine in Val Canale e Val del Ferro (è fatto di ricotta impastata con sale, pepe, semi di finocchio selvatico, quindi stagionata per -60 giorni - utilizzata nei mesi invernali, ha odore pungente e sapore caratteristico). Prodotto simbolo dell’identità gastronomica dell’area friulana, il frico; un piatto a base di formaggio (Malga stagionato, Latteria o Montasio) grattato e cotto in padella da solo o con altri ingredienti come le cipolle, le patate, le erbe aromatiche. Viene preparato nella versione croccante o morbida, con numerosissime “interpretazioni”. Dall’Altipiano Carsico provengono prodotti caseari che utilizzano il latte vaccino a volte mescolato con quello di pecora e di capra e non mancano nuove interpretazioni della tradizione, come ad esempio la stagionatura in grotta: il Monte Re (preparato con una miscela di latte vaccino, ovino e caprino, risale alla tradizione austroungarica ed era destinato al consumo famigliare – il gusto è delicato e leggermente piccante), il Tabor (fatto con latte vaccino molto profumato grazie al foraggio locale e stagionato come minimo un mese ). Il Friuli Venezia Giulia vuole stupirvi anche con i suoi pregiati salumi e insaccati, i cui sistemi di lavorazione e conservazione si possono sicuramente far risalire fino ai Romani ed alle popolazioni celtiche. Vera ricchezza per la famiglia contadina, il maiale, con le sue carni, ne garantiva la sopravvivenza per un anno intero. Salatura, speziatura ed affumicatura si sono affinate nei secoli divenendo parte delle diverse tradizioni gastronomiche tipiche di queste zone. Tra le eccellenze figura il Prosciutto DOP di San Daniele. Delicato e dolce, è il frutto di sapienti lavorazioni e stagionature, che beneficiano di un microclima assolutamente perfetto per questo tipo produzione. Conosciuto, apprezzato ed esportato in tutto il mondo è uno dei vanti gastronomici regionali. Non sono da meno il Prosciutto affumicato di Sauris, lo Speck e il Prosciutto di Carnia dolce e affumicato, il Prosciutto di Cormons e il Prosciutto cotto Praga, tradizionale di Trieste. Se poi volgiamo l’attenzione agli insaccati, ci troviamo di fronte ad una miniera di profumi, gusti, lavorazioni artigianali. Certi prodotti sono diffusissimi, ormai non solo sulle tavole regionali, altri sono vere prelibatezze rare e preziose. I più rappresentativi sono il muset (un misto di particolari carni suine speziate e insaccate), servito tradizionalmente con le brovade (rape macerate nelle vinacce acide, una ricetta che si ritrova già ai tempi dei romani); il salame friulano, profumatissimo; la lujanie (salsiccia), che viene aromatizzata secondo ricette familiari custodite gelosamente e spesso anche affumicata; la pancetta arrotolata ed affumicata, dall’inebriante aroma e dalla squisita “scioglievolezza” al palato. Se poi andiamo a cercare le cose meno conosciute e, forse per questo, ancor più ghiotte c’è solo l’imbarazzo della scelta: la Sassaka e il Waracke, profumati impasti di lardo speziati, affumicati e macinati con la cipolla, in diverse quantità; la Marcundela, preparata tritando e mescolando fegato, milza, reni, polmoni, grassi teneri e carni sanguinolente. Non mancano nemmeno i prodotti derivati da selvaggina o altri animali di allevamento come la buonissima Pitina, nelle sue varianti Peta e Petuccia. Dalla forma di una grossa polpetta piatta, essa nasce nelle valli del pordenonese dalla lavorazione di carni di selvaggina, ma anche di pecora, montone e manzo, triturate ed impastate con sale, pepe, finocchio selvatico, erbe ed infine insaccate ed affumicate. Anche l’oca è un animale tradizionalmente allevato in Friuli. Presente nelle campagne di Aquileia fin dai tempi dei Romani, ora trova a Morsano al Tagliamento il suo centro che gli dedica pure una sagra. Apprezzata nel Medioevo ed anche nelle epoche successive, con la sua carne prelibata si preparano squisitezze come il Salame d’oca, in passato particolarmente richiesto dalle comunità ebraiche sia locali sia della Serenissima; il Prosciuttino crudo d’oca che si produceva a San Daniele già nel XV sec.; alcuni prodotti cotti e affumicati come il Cotto d’oca, la Porcaloca (oca farcita con filetto di maiale salato) e lo Speck ed il Petto d’oca affumicato. Non va dimenticato però anche l’allevamento di ovini, in particolare dell’agnello istriano, che nell’area carsica si sta sviluppando nuovamente, grazie all’impegno di giovani allevatori appassionati e legati alle antiche tradizioni locali. Non vi bastano formaggi gustosi e stuzzicanti salumi? Il Friuli Venezia Giulia vi propone allora pesci, crostacei e frutti di mare preparati in mille ed un modo diverso. Cominciamo dalla trota, allevata in acque di fiume e fresche risorgive. La sua sapiente affumicatura, frutto di una lunga esperienza, ne valorizza le ottime carni, cosicchè la Trota affumicata di San Daniele, nelle sue molteplici preparazioni, rappresenta una vera raffinatezza. Dal Mar Adriatico provengono invece, tra le svariate qualità di pesci, i popolari e scintillanti “Sardoni” (alici) del Golfo di Trieste e tutta una serie di prelibatissimi frutti di mare, tra cui i famosi “Pedoci” (cozze) allevati lungo il limpido litorale triestino e richiesti in Italia ed all’estero, nonchè vongole, canestrelli, cappesante e cappelunghe, tanto per nominarne solo alcuni. Siete invece vegetariani o apprezzate la cucina leggera e salutare? Il Friuli Venezia Giulia non vi deluderà nemmeno stavolta, proponendovi sorprendenti prodotti vegetali anche da coltivazioni rigorosamente biologiche (qui infatti vi sono aziende “bio” antesignane del settore agricolo e anche vitivinicolo!). Così ecco a voi la Mela Julia, l’Asparago Bianco di Tavagnacco, i Fagioli della Carnia, le Patate di Ribis e Godia, l’Aglio di Resia, il Radicchio Canarino e la Rosa di Gorizia, il “Radic di mont” e lo “Sclopit”, i “Capuzi garbi”, i funghi di bosco più profumati e prelibati, l’olio di oliva extravergine “Tergeste DOP”, considerato tra i migliori d’Italia per le sue eccezionali proprietà organolettiche e nutrizionali. Una nota a parte merita un tipo di aceto invecchiato, l’Asperum, prodotto a Manzano. Degna di rilievo è anche la variegata e peculiare produzione di mieli uniflorali, dalla Carnia al Carso. Amate i dolci? Qui trovate “pane” per i vostri denti: Gubane, Strucchi, Kuguluf, Pinze, Putizze, Presnitz, Strudel, Palacinche, Fave, Titole, Biscotti (di Raveo e di Pordenone), tanto per citarne alcuni e poi marmellate e conserve. Un infinito giacimento fatto di mille varianti locali o addirittura familiari, un dolce “mare” in cui annegare pensieri e preoccupazioni. Naturalmente il Friuli Venezia Giulia non vi lascia a bocca asciutta: vi trovate acque di sorgenti purissime, sidro, birra e soprattutto grandi vini e grappe eccezionali! Il sidro, preparato con mele ed altra frutta, è tipico dell’area carnica, mentre la produzione di birra è estesa su tutto il territorio ed annovera marchi prestigiosi conosciuti a livello nazionale e non solo! A questi si affiancano numerose produzioni artigianali che stanno riscuotendo sempre maggiori successi, per la qualità dei prodotti e dei sapori ricercati ed inconfondibili, tanto da spingere alcuni ristoratori a stilare una lista delle birre, suggerendo insoliti ma gradevolissimi abbinamenti gastronomici. Il Friuli Venezia Giulia è anche un immenso vigneto, che si estende dalle zone pedemontane alla costa. Vi si coltivano sia vitigni “internazionali” che varietà autoctone, che attirano sempre di più l’attenzione di conoscitori ed appassionati. Non mancano eccellenti vini dolci, come il suadente Ramandolo e l’aristocratico Picolit. La tradizione locale vuole che un ricco pasto si chiuda con un’ottima grappa, che è anche compagna delle lunghe e fredde serate invernali, bevuta in compagnia degli amici davanti al “fogolar” a casa o nelle tipiche osterie oppure nelle “osmizze” del Carso! Oltre alle grandi produzioni di alta qualità, rappresentate da alcune aziende di fama internazionale, vi sono molti di prodotti artigianali anch’essi di pregio, come le grappe aromatizzate alla frutta, alle erbe alle bacche boschive, che del resto si preparano tradizionalmente anche a casa. Lo Sliwovitz è invece un’acquavite di prugne. Sicuri di avervi inebriato semplicemente con il descrivervi questi preziosi giacimenti enogastronomici, vi lasciamo immaginare quale potrebbe essere un’esperienza diretta “sul campo”, abbinata alla visita di luoghi incantevoli e ad una proposta di ospitalità turistica estremamente variegata e sempre curata con grande passione.

Dalle colline del dolce Collio fino alla laguna...


Il Collio - situato nell’estrema parte orientale della regione, in provincia di Gorizia, a pochi chilometri dalla Slovenia - rappresenta una delle zone più pregiate per la produzione di vini, fra le prime nel 1968 ad ottenere la Denominazione di Origine Controllata. Davanti a noi si apre uno spettacolo di dolci colline tappezzate di vigne, in una cornice limitata a est dal fiume Isonzo, a ovest dal fiume Judrio e a nord dalla corona delle Alpi Giulie, dove si possono trovare anche dei piccoli borghi in pietra. La qualità dei vini prodotti è conseguenza di un microclima perfetto per la produzione di viticoltura altamente qualificata; fra i principali vini ricordiamo il Collio Bianco (un uvaggio DOC recentemente chiamato semplicemente Collio), a cui si affiancano il Friulano, il Sauvignon, la Ribolla Gialla… ma accanto ai vini numerosi sono i prodotti che contribuiscono a creare un vero e proprio patrimonio enogastronomico, grazie soprattutto all’incontro tra le tradizioni culinarie della cucina austriaca, friulana e slovena. Partiamo da Cormòns, cittadina di stampo asburgico situata ai piedi del monte Quarin, dove ha sede anche il quartier generale del Consorzio Tutela Vini DOC Collio. Caratterizzata da una cinta medievale, attorno a cui si sviluppa il centro storico. Proprio a Cormòns, possiamo trovare il prosciutto dolce dell’omonima cittadina, affumicato al fuoco di legno di ciliegio o di alloro, e poi scendendo verso Gorizia, chiamata la Nizza dell’Adriatico ai tempi degli Asburgo, è possibile assaggiare un piccolo gioiello che è il radicchio rosso “rosa di Gorizia”. Gorizia conserva ancora le tracce delle culture passate che vi sono transitate (latina, germanica, slava) visibili nelle architetture di stampo centroeuropeo; da visitare il Duomo, il Ghetto con la Sinagoga, Villa Coronini con il suo parco di piante antiche e rare. Una piccola sosta al Castello vi permetterà di osservare dall’alto tutta la zona del Collio, oltre che di visitare le numerose mostre, rassegne teatrali e cinematografiche organizzate all’interno. Proseguendo verso sud arriviamo nella zona dell’Isontino, attraversata dalle acque dell’Isonzo e delimitata a nord-ovest dalle colline del Collio, ad est dall’altopiano Carsico e ad ovest dal fiume Judrio: una pianura alluvionale che, grazie al microclima esistente, favorito dalla vicinanza del mare, crea un terreno adatto alla coltura della vite, in particolare per la produzione dei vini bianchi. Dal comune slavofono di Savogna d’Isonzo si arriva poi a Gradisca d’Isonzo, una città-fortezza voluta dai veneziani alla fine del Quattrocento per arginare la minaccia degli invasori turchi. Una cittadina affascinante, da attraversare preferibilmente a piedi per gustarne gli scorci, i borghi, dove si possono trovare piccoli antiquari e antiche trattorie ed enoteche, tra cui l’Enoteca Regionale La Serenissima. La provincia di Gorizia arriva fino alla laguna di Grado: l’Isola d’Oro, una piccola Venezia in miniatura: uno splendido centro storico, pedonale, dove si trovano piccoli negozietti e boutique che sono degli scrigni di storia e di arte, il tutto affiancato a ristoranti e trattorie dove poter assaggiare i piatti tipici della cucina gradese, principalmente a base di pesce, come il boreto alla graisana, che è un secondo piatto, cucinato solitamente con un rombo o con un misto di vari pesci. A pochi chilometri da Grado è possibile visitare Aquileia, patrimonio mondiale dell’umanità per le sue preziose tracce romane e paleocristiane. Per chi è appassionato di birdwatching o semplicemente è un amante della natura, è obbligatoria una sosta nella laguna di Marano, dove si trovano le riserve naturali della valle del Canal Novo e delle foci dello Stella; queste riserve sono raggiungibili solo via mare e sul tragitto si possono trovare i villaggi di casoni in canna e legno, nati come rifugi per i pescatori. Tra le specialità della zona, il bisato in spèo, che sarebbe l’anguilla allo spiedo, e il brodetto, piatto in cui il pesce viene privato delle spine e passato al setaccio. Un modo diverso di passare una vacanza da ricordare.

I mosaici di Aquileia

Il punto Aquileia


Per seguire quel passato che fa parte della nostra identità di oggi, abbiamo scelto come meta Aquileia. Visita facilitata da un clima caldo che invita a ripercorrere le antiche strade romane. La Basilica, con la sua possente torre campanaria, è ancora oggi testimone di una città un tempo popolosa, ricca, famosa per il suo porto, considerata, tra quelle italiche una delle più importanti, centro di cultura, di scambi commerciali, base militare. Aquileia romana e patriarcale è ritenuta la gemma più preziosa dell'archeologia italiana. Dedicata alla Vergine e ai santi Ermacora e Fortunato, la basilica ha una storia architettonica le cui radici affondano negli anni immediatamente successivi al 313 d.C. quando, grazie all’Editto di Milano che poneva termine alle persecuzioni religiose, la comunità cristiana ebbe la possibilità di edificare liberamente il primo edificio di culto. Nei secoli successivi, dopo la distruzione di questa prima chiesa, sede vescovile, gli aquileiesi la ricostruirono per ben quattro volte, sovrapponendo le nuove costruzioni ai resti delle precedenti L'importante campanile di Popone, assurto a simbolo del Friuli, vigila maestoso e assiste ai continui pellegrinaggi religiosi o non, dando vita a questi resti di antica civiltà. Entrando nella Basilica, non possiamo non restare colpiti dal suo meraviglioso mosaico pavimentale, il più esteso del mondo occidentale- quasi settecentosessanta metri quadri- ritenuto un capolavoro e sul quale ci soffermeremo. Riportato alla luce solo nel 1909, il pavimento giaceva sotto una copertura di argilla e sedimenti, dovuta in parte all'innalzamento ed in parte all'abbandono della Basilica, che ha fatto si che questo interramento lo conservasse per diciassette secoli per riapparire quasi intatto in tutto il suo splendore. In questo mosaico, che possiamo definire unico, attraverso le tessere musive, viene raccontato il ciclo biblico di Giona, quello del Buon Pastore, viene raffigurato il motivo del gallo e della tartaruga, che rappresenta il bene e il male e quello del mare ricco di pesce che simboleggia il Cristo, solo per citarne alcuni. Numerose le allegorie provenienti dall'Oriente che i Cristiani, per mezzo di disegni, divulgavano, nell'arte del mosaico, autentici messaggi di fede. Tra questi, i più frequenti la Croce Solare, il Nodo di Salomone, la Croce a Matassa. La Croce Solare rappresenta le quattro forze della creazione: Tempo, Spazio, Fuoco, Acqua, che sviluppano la grande energia presente nell'universo. Il Nodo di Salomone, indica l'unione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo nel Mistero dell'Unità Trina di Dio. Viene ancora oggi disegnato per allontanare le forze del male e come simbolo di indissolubilità. Ci sono poi le Pavoncelle e il Pavone, per gli antichi, simbolo di immortalità e per i cristiani comunione con la vita di Cristo. Gli uccelli sui rami, rappresentano le anime dei fedeli nella pace del Paradiso, la Croce a Matassa segna invece i cicli della vita nella loro immortalità. A questa meravigliosa narrazione dei mosaici, si è ispirata la “Scuola Ricami & Legami”, dove Antonietta Monzo Menossi, ha riproposto attraverso il ricamo, con il punto Aquileia da lei pensato, creato e realizzato, questi capolavori simbolici. Il punto Aquileia che nasce nel duemila in occasione del Giubileo, è un nuovo intreccio che riprende con mirabile tecnica e creativa fedeltà tematica le impronte figurali del mosaico, riproducendone trama e sfumature, e tonalità di colore. La “Scuola Ricami & Legami” riproducendo sulla tela le policrome tessere musive, ha dato nuova vita a queste figure, a questi motivi e simboli, creando elementi religiosi su paramenti sacri, ornamentali, su tovaglie, centri tavola ed altro.

Il pavone


A tavola era considerata una vivanda di grande prestigio e il suo arrivo nei banchetti solenni, in epoca Patriarcale, costituiva un piatto ornamentale di grande effetto ma anche con un significato simbolico. Al momento del taglio, il convitato prescelto doveva pronunciare un voto: “ il voto del pavone” che lo impegnava ad una onorevole impresa. Considerato il più splendido, per lo sfarzo dei colori fra gli uccelli, originario delle Indie Orientali, fu introdotto in Grecia da Alessandro il Macedone quando invase l'Asia Minore e da qui a Roma. Il pavone era un piatto trionfale, servito con tutte le penne, dopo essere stato cotto e rivestito con foglie d'oro. In età moderna fu a poco a poco sostituito dal tacchino e non ebbe più “Il voto”, perse in spettacolarità, privilegiando, così, il palato piuttosto che la vista. Acquistando un biglietto da €3 per singoli o famiglie si potrà visitare l'attuale basilica con i mosaici del IV secolo e la stupenda cripta affrescata del IX secolo.

Osterie e Osmize


Osteria, luogo d’incontro


“Il vino va bevuto con alto senso di poesia, quasi con religione. E poichè esso è veramente spirito della nostra terra, va bevuto nel quadro del paese, con la mente e il cuore pieni di ricordi, di vicende e di costumanze antiche e gentili”. È quanto scriveva, fra le altre cose, Arturo Marescalchi nella prefazione a Vino all’ombra di Chino Ermacora. Gli faceva eco lo stesso Ermacora, dalle prima pagine del libro, ammettendo di “...aver capito i friulani – chiusi di solito e scontrosi – dopo aver conosciuto le osterie dei loro paesi, cantore tra cantori, giocatore tra giocatori”. come si fa a non essere d’accordo sul fatto che il vino ha un altro sapore se bevuto in compagnia di amici, nell’osteria? Ogni cosa ha un alto sapore se condita con la serenità, l’amicizia, il piacere della compagnia. Tutti ingredienti che non è difficile trovare nell’osteria. Ma ha ancora senso, oggi, parlare dell’osteria?

Citazioni celebri


Parlando di detti e di citazioni, ricordiamo volentieri alcuni passi di quel grande personaggio che è stato Gianni Brera, amico del Friuli e delle sue osterie. “L’osteria è il mio tempio”; “l’osteria giova al felice mantenimento delle tare che illustrano il genio”; “l’osteria è il “rifugium” nel quale ci rechiamo cantando in un tripudio di note di uccello improvvisamente divenuto libero”; “la giovinezza rivive dolente nel rimpianto dell’osteria che se ne va con la formica e la luce al neon”. Certo è, ed è inconfutabile, che da tempo i costumi della nostra società sono cambiati, come sono cambiati i gusti alimentari ed enologici per cui l’immagine dell’osteria classica può apparire ormai come un reperto archeologico, piuttosto che come una piacevole realtà del presente. Abbiamo avuto modo, tempo fa, di chiedere a Mario Toros, presidente emerito dell’Ente Friuli nel mondo, come giudicano i nostri emigranti, da lontano, la scomparsa delle osterie della loro infanzia, le osterie dei loro padri, dei loro nonni. Il suo ricordo è stato un continuo raccontare, senza nemmeno tentare di dissimulare le emozioni, le sensazioni forti, l’enfasi spontanea, non calcolata. l’osteria, anche per Toros, era luogo d’incontro di civiltà e umanità, scuola di vita. Nell’osteria si trovava il giornale, si ascoltava la radio, si incontravano le persone che contavano e la gente semplice. I letterati, i giornalisti, i politici, il magistrato, il deputato, il parroco. senza distinzioni sociali si celebrava il rito del “taglietto” e si preparavano riunioni, si organizzavano incontri; si tastava il polso della gente e si faceva tesoro di consigli e suggerimenti che arrivavano da ogni avventore.

Comitato difesa osterie


Da quasi un quarto di secolo, proprio per tentare di non far morire la tradizione delle vecchie osterie, in Friuli è nato il comitato difesa osteria, voluto da venti amici, soci fondatori, ai quali via via si sono aggiunti centinaia e centinaia di estimatori dell’osteria. L’articolo 2 dello statuto recita: “scopi dichiarati del comitato sono la salvaguardia del valore culturale e sociale dell’osteria intesa come luogo di civile convivenza. Il gusto del mangiare antico, la scelta dei vini e delle bevande, sono patrimonio e tradizione che non vanno persi, pena la caduta di quei valori fondamentali su cui si basa la società friulana. non solo alla civiltà del bere e del mangiare il comitato tende a fare opera di proselitismo ma anche, e con uguale forza, alla salvaguardia fisica e ambientale dei luoghi ove questa civiltà si esprime, convinto che il tessuto sociale delle comunità trae linfa vitale da ciò che, fin dai secoli passati, l’osteria ha rappresentato”. Mantenendo fede ai principi ispiratori che lo hanno fatto nascere, il comitato, fra le molte iniziative di cui si è fatto promotore, ha contribuito all’emanazione di una legge regionale, già operante, che si prefigge l’intento di salvaguardare e conservare il patrimonio dei locali storici (ivi comprese le osterie) conferendo il fregio di “locale storico del Friuli” e permettendo di ottenere un idoneo finanziamento per opere di restauro dei locali e dei loro arredi. Fra i numerosi soci del comitato si contano anche varie personalità del mondo economico, artistico e culturale.

Carso


Il Carso: un microcosmo affascinante e complesso, un altipiano alla periferia di Trieste e Gorizia, dove è bellissimo passeggiare, ma dove la terra è difficile da coltivare e dove per secoli è stato difficile anche vivere. Proprio per venire incontro a questa terra così aspra, durante il dominio dell’Impero austro-ungarico, i suoi abitanti beneficiarono di un decreto legge dell’Imperatrice Maria Teresa (13 maggio 1717 - 29 novembre del 1780 ). “Tutti quelli che destineranno di vendere vino al minuto… o quelli che vogliono smaltire il prodotto delle proprie possessioni esistenti in questo territorio, debbono appendere alla loro casa la solita frasca, sotto pena di confiscazione”. Un decreto che aveva l’obiettivo di favorire il mantenimento dei “carsolini” sul proprio territorio e garantire, attraverso la vendita diretta di alcuni prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento, un maggiore sviluppo economico, sviluppo che oggi potremmo definire “sostenibile”.

Le osmize e le frasche


Ecco che sul carso triestino e goriziano e sull’intero territorio della provincia di Trieste, già “sotto” il grande Impero degli Asburgo, grazie ad alcuni produttori di vino, aprono le prime “osmize-osmice” (si legge osmize), ed inizia così una bella e “gustosa” tradizione che ormai è multi centenaria. Osmiza deriva da osem, che in sloveno significa otto: difatti inizialmente, erano otto i giorni destinati all’apertura di questo luogo di rivendita del vino (oggi mediamente un mese). Qui, oltre al vino, si potevano gustare anche alcuni prodotti di propria produzione. In altre zone, questo tipo di rivendita del vino, veniva chiamata “privata”, termine che sembra derivi da “il tempo delle privative”. Quando cioè, sempre durante il periodo asburgico e sempre per favorire la protezione della viticoltura locale, per un certo periodo di tempo, era vietato venosmice e frasche, tra terra e mare bere vino straniero”, ma soltanto quello proprio… privato. In altre zone ancora venivano chiamate “frasche”, e questo perché durante l’apertura, erano abitualmente segnalate da un mazzo di rametti verdi freschi, soprattutto edera, legati tra loro, e appesi a un palo agli angoli delle strade e dei principali crocicchi. Un tempo, una piccola e semplice avvertenza per scegliere l’osmica migliore, era quella di evitare quelle segnalate da frasche troppo secche. Questo voleva dire che l’osmica era aperta da tanto tempo; la frasca secca testimoniava infatti che la vendita del vino era andata a rilento e quindi che il vino non era di grande qualità.

Alla scoperta di Grado


In questo viaggio insieme ti porterò alla scoperta di Grado, l’isola del sole: pugno di sabbia tra Venezia e Trieste. Isolotto preziosamente incastonato nella laguna che offre paesaggi naturalistici emozionanti e scorci veneziani che prendono vita, come per magia, al tramonto. Per prima cosa ci tufferemo nella sua storia millenaria, partendo dalle sue origini romane, passando per il fiorente periodo asburgico e arrivando fino ai giorni nostri. Con i più attivi ci divertiremo a provare tutti gli sport e le nuove attività che la spiaggia ci offre, magari iniziando con il SUP, o facendo un giro in canoa e perché no?!? terminando con un immancabile partita a Beach Volley al tramonto con gli amici di sempre. Per chi invece è alla ricerca di un po' di relax con la famiglia, passeremo un rilassante pomeriggio in spiaggia, un gelato e un buon libro sotto l’ombrellone, mentre guardiamo i bambini giocare e rincorrersi sul bagnasciuga a pochi metri da noi, per poi deliziarci con un buon aperitivo vista mare in uno dei nostri bar lungo la spiaggia, in prima fila per lo spettacolo più atteso da tutti i sunset lovers, il sole che ci saluta all’orizzonte. Una doccia tonificante, un veloce cambio d’abito e siamo pronti per perderci tra le strette calli e i palazzi dell’affascinante Castrum Gradense il centro storico, dove si respira ancora l’atmosfera di tempi passati, Il profumo che esce dai ristoranti ci attira a sé, non ci resta che l’imbarazzo della scelta. Ci siederemo in uno dei tanti tipici ristoranti che popolano calli e campielli. Qui ci delizieremo con i piatti tipici con il pesce della laguna e assaggeremo il “boreto”, il piatto gradese per eccellenza. La tradizione culinaria di quest’isola è unica nel suo genere e da sempre meta dei bongustai. Conclusa la nostra cena, per finire al meglio la giornata, assisteremo a uno dei vari concerti itineranti di artisti di calibro nazionale ed internazionale organizzati durante tutta l’estate. Le note musicali risuonano ancora piacevolmente nella nostra testa. Dopo il concerto, stanchi ma felici, ci recheremo al nostro Hotel per riposarci, pronti per un’altra indimenticabile giornata di sole. Buona estate…e ricordatevi di godervi la vostra vacanza!

Viaggio nella storia di Grado


Oggi ti porterò indietro nel tempo, faremo un viaggio nella storia di quest’isola affascinante. Inseguiremo l’ombra tra le calli, quell’ombra che il sole disegna sempre uguale, ogni giorno alla stessa ora. Insieme, costeggeremo i muri antichi, inseguiremo il profilo dei resti romani, di quei mosaici riscoperti, di quelle anfore strappate al mare e ai naufragi, e proveremo a immaginare, sporgendoci sulla Diga, in quale punto esatto della laguna si trovino gli antichi relitti, quelli romani, ma anche quelli più recenti che il mare di Grado custodisce e che raccontano la storia di una terra di confine. Ti prenderò per mano e ti porterò a vedere la casa più antica di Grado, la casa della musica. Non dovremo camminare molto, ma vederla ci porterà in un’epoca remota: la costruirono nel 500, ed è lì ogni giorno, anche oggi, a ricordarci quanto profonde siano le radici di questa città. Lo stesso nome attribuito all’isola ci rimanda alle sue origini antiche, Grado deriva appunto del latino basso “gradus”, che significa porto. Questo era al servizio di Aquileia ed era posto sulla linea di costa, perché all’epoca non si era ancora formata la nostra laguna. L’isola del sole in origine probabilmente era una grande duna sabbiosa, sulla quale si cominciò ad avere qualche attività in epoca romana. In seguito proprio qui venne costruito il Castrum. Nel II secolo d.C., attorno alla cittadina venne edificata una cinta muraria per contrastare le prime invasioni dei barbari che, proprio in quel periodo, si affacciavano nel Sud-Est Italia in cerca di conquiste. Come conseguenza gli abitanti di Aquileia decisero di migrare verso le isole della laguna trasformando Grado in una sorta di Venezia, che secondo la leggenda fu a sua volta fondata per proteggere la popolazione dai barbari. Con l’invasione Unna del 452 la maggior parte della popolazione di Aquileia e delle campagne che riuscì a scappare si rifugiò a Grado. Con l’arrivo dei Longobardi le popolazioni che cercarono rifugio in laguna aumentarono ancora. Dopo esserci lasciati alle spalle la parte più antica della nostra isola, proseguiremo con il nostro viaggio alla ricerca della sua storia. Scoprirai con me che questa piccola città di ottomila abitanti, nella sua piazza ha due basiliche, una a pochi metri dall’altra, divise da un battistero. Esse furono fatte restaurare dal patriarca Elia, nel periodo in cui la sede patriarcale fu fatta trasferire provvisoriamente da Aquileia a Grado. Entreremo insieme, respireremo al fresco custodito da oltre un millennio e mezzo tra queste mura, per lasciarci sorprendere dai mosaici, per cercare quelli in cui sono composti dei pesci e che ci ricordano l’essenza di queste terre in cui il mare è sempre protagonista. Le chiese si costruiscono nel tempo una sopra l’altra, e anche tu potrai riconoscere i resti più antichi. Ma le chiese si nascondono, a Grado, anche sotto le strade, ed è proprio per questo che torneremo in piazza Biagio Marin, dove hanno tolto l’asfalto per permetterci di scoprire cosa c’era sotto: altri mosaici, più antichi, i segni di un’altra chiesa, le tombe e la forma del battistero. Scopriremo poi assieme la laguna, dove navigheremo nella storia della tradizione e della pesca, e di agricoltura sulle piccole isole strappate all’acqua salmastra. Con il trasferimento della sede patriarcale l’economia dell’antico castrum si impoverisce ancora. Qui ormai si sopravvive solo con la pesca e i due microcosmi della laguna e della città vecchia si differenziano e si allontanano sempre più, tanto da avere dialetti e tradizioni religiose diverse. In laguna, si viveva nel “casòn”, nato come rifugio e trasformato nel tempo in abitazione, che rappresenta l’adattamento dell’uomo all’ambiente ed è l’ultimo retaggio che ci rimane delle capanne del neolitico. Entreremo all’interno della loro intelaiatura di legno, ricoperta di canna, che doveva essere “de fiumera”, tagliata a mano, seccata e annodata per vedere da dentro come vengono costruite. Non aveva aperture verso nord, per difendersi dal freddo, c’erano invece una piccola finestra e una porta a sud. Se l’isola era abbastanza grande, se ne potevano fare due o tre, utilizzandoli anche come magazzino per le reti. La pesca qui seguiva i ritmi delle stagioni e delle maree. L’acqua si muove quattro volte al giorno, alta e bassa marea si alternano e sono collegate alle fasi lunari. Facciamo ora invece un salto in avanti nel tempo e arriviamo al trattato di Campoformido del 1797, con il quale Grado, come tutto il Friuli, passò nelle mani degli austriaci, salvo per i periodi di dominio francese nel regno italico. Gli austriaci da quel momento portarono una vita nuova nella nostra isola con l’apertura dell’Ospizio marino e di uno stabilimento balneare. Fu esattamente nel 1892, 129 anni fa, dopo che l’imperatore Franz Joseph riconobbe Grado come Stazione di Cura ufficiale dell’impero austroungarico, che l’isola venne insignita del titolo di Azienda di cura. I Gradesi, che per la maggior parte erano dediti alla pesca, iniziarono così una nuova attività: quella del turismo balneare. Fu la scoperta di una falda acquifera nel sottosuolo avvenuta nel 1900 a risolvere il fondamentale problema della carenza idrica che c’è sempre stato sulla nostra isola, a darle un nuovo splendore e ad indirizzarla verso quella che sarà una forte vocazione turistica. Grado si affermò sempre più come stazione termale riconosciuta a livello internazionale, grazie anche al suo centro psammototerapico, che usava la sabbia del mare per i trattamenti curativi, unico in Italia, e diventò la meta turistica dei viennesi e un centro di riferimento per tutta la Mitteleuropa. Ora, per immergerci ancora di più nell’atmosfera liberty di questo periodo e per immedesimarci nell’aristocrazia asburgica che veniva qui per i bagni e le pregiate Terme marine di Grado fin dagli inizi dell'Ottocento e che soggiornava nelle eleganti cinque Ville Bianchi alle spalle della spiaggia, ci faremo trasportare dalle parole di un turista per eccellenza, Biagio Marin, poeta e cantore dell’isola che descrive l’arrivo a Grado “…” Grado è un luogo unico, a terra e in mare, che ti entra nel cuore e non ti abbandona più. C’è il nuovo e il moderno, il confortevole e il lussuoso, e poi giri l’angolo e l’essenza del passato di aspetta, semplice e genuino. Proprio all’ingresso del porto puoi ancora vedere i resti di un barco incagliato nella sabbia, che il mare si impegna, con estrema lentezza, a erodere. Sott’acqua i resti di navi romane, di aerei e navi affondati in guerre più vicine nel tempo si nascondono tra la sabbia. Nella laguna puoi lasciarti ammaliare dai suoi paesaggi così suggestivi che resteranno impressi nei tuoi occhi e nella tua memoria per sempre. Il Banco d’Orio, che le correnti di sabbia riducono di dimensione con il passare degli anni, e Porto Buso: ti porto a navigare nella natura mista di terra e mare, ma anche nella storia di chi scelse queste dolci acque e questa terra fatta di sabbia per dimora. Oggi abbiamo così concluso il nostro viaggio nella storia di questa isola magica, per scoprire cosa ti racconterò nel nostro prossimo appuntamento non ti resta che ascoltare il prossimo episodio. Buona estate… e non dimenticarti di goderti la tua vacanza!!

Servizi spiaggia


Lunga quasi tre chilometri, la spiaggia principale di Grado, esposta completamente a SUD, baciata dal sole per l'intera giornata. Lunga quasi tre chilometri, la spiaggia principale di Grado, esposta completamente a SUD, baciata dal sole per l’intera giornata, offre varie zone diversamente attrezzate per accontentare tutti gli ospiti. Dalla zona più esclusiva all'area sportiva, dalla zona per mamme e bambini all'area libera, ogni settore offre al cliente servizi speciali e particolari. L’arenile è abbracciato da un retrospiaggia verde, invitante, rinfrescante; un mare pulito che può fregiarsi dal 1989 della Bandiera Blu Fee a garanzia della purezza dell’acqua e della qualità elevata dei servizi. Fondali dolcemente digradanti per il relax e la sicurezza di tutta la famiglia. Uno staff di bagnini in mare e sulla spiaggia che garantiscono attenzione e certificano sicurezza. Cabine ed ombrelloni sono disposti praticamente lungo tutto l'arenile. Le tariffe giornaliere e gli abbonamenti sono pubblicati in questa pagine. Giochi per bambini, ampie aree dedicate all’animazione , agli incontri culturali, ai giochi, il punto lettura dei quotidiani nazionali ed internazionali, il bar, tavole fredde sono situati nelle zone più strategiche per accontentare tutti i gusti. Docce di acqua a temperatura ambiente e di acqua calda solare, servizi igienici e varie aree gioco sono disponibili un po' dovunque. Benvenuti Quattrozampe: la spiaggia della Git può fregiarsi di un’area apposita dedicata ai cani denominata Lido di Fido VII Cielo (VIP) La tua spiaggia per sentirti un VIP Area Vip "Settimo cielo" per una clientela particolarmente raffinata, esigente. La spiaggia di Grado ospita un'area suggestiva che ricorda i Primi ‘900 dotata di servizi dedicati e ampi spazi, color bianco. Lettini, asciugamani in tono, zona doccia. Nell’Ufficio spiaggia numero 1, si trova una zona esclusiva chiamata “Settimo cielo”, uno spazio particolarmente ampio e lussuoso che consente di assaporare le specialità gastronomiche locali a base di pesce e degustare i vini pregiati della Doc del Collio, direttamente sotto il proprio ombrellone. SPIAGGIA IMPERIALE La tua Spiaggia Elegante tono su tono Maxi Ombrellone color bianco panna griffato con lo stemma IMPERIALE ASBURGICO, lettino con cuscino personalizzato, alle spalle le Ville Bianchi e la storica porta Imperiale Ingresso 1, 2 SPIAGGIA CLASSIC GRADO la tua spiaggia, Il classico Grado della MittelEuropa l'alternarsi di ombrelloni lettini e sdraio colorati il grande ordine, la qualità e la sicurezza dell'intera struttura balneare Accessibile Ingresso 2, 3 e 4 servizio animazione, retro-spiaggia campi tennis, Velarium punto culturale, Area verde attrezzata, Gazebo e Giochi Bimbi BABY & FAMILY BEACH Baby & Family Beach reparto i dedicato ai più piccoli, allestito con degli ombrelloni più ampi di quelli tradizionali. A disposizione area attrezzata animazione dedicata giochi, gazebo per cambiare i piccoli e l'assistenza dedicata di un superbagnino/a maestra d'asilo. Nei pressi Punto sport Kite e Pad Acceso Ingresso 3, 4, 5, 7 Centralissima alle spalle la piscina coperta e la barchessa delle Terme (ampio parcheggio alle spalle dell’ingresso 4, uno degli ingressi più frequentati per la sua centralità) SPIAGGIA CLASSIC (LEVANTE) LA tua Vacanza un Must Si replica la Classic 1( Levante) con piccole varianti (di prezzo) il must della spiaggia GIT GRADO l'alternarsi di ombrelloni lettini e sdraio colorati il grande ordine, la qualità e la sicurezza dell'intera struttura balneare. L'ingresso a pagamento ombrellone + 2 attrezzature comprende l'accesso all'arenile, aree verdi, campi da gioco, spogliatoi e numerosi altri servizi e attività SMART LA PROPOSTA SMART: non è una questione di prezzo, Ia risposta- proposta a quanti intendono godere di una giornata -o poche ore al mare – in forma sportivamente easy… anche arrivando in macchina LIDO DI FIDO Gentile Ospite, se hai un amico a quattro zampe, abbiamo pensato…soprattutto a LUI LIDOdiFIDO Reparto spiaggia speciale, attrezzato per l’accoglienza degli animali, A disposizione un comodo ombrellone con sdraio e lettino, corredato di brandina per cani, ciotola, dogtoilet e doccetta oppure nella versione box recintato. I nostri Bau-bagnini vi sapranno consigliare. Il retro-spiaggia accoglie l’ombreggiata area Sosta Auto e un’ampia zona alberata per la sgambatura. I cani possono accedere comodamente al mare. All’interno della spiaggia principale, gestita dalla Git, anche gli amici a quattro zampe trovano i massimo dell’ospitalità. La nuova spiaggia denominata “Lido di Fido” è stata studiata e realizzata pensando alla perfetta sintonia tra animale e fedele padrone. Nell’ampia e confortevole area, situata tra la spiaggia a pagamento e il tratto libero, gli animali possono nuotare, giocare e riposare. A disposizione una cinquantina di ombrelloni, un centinaio di brandine per i cani, la ciotola, un’area alberata per l’accesso al mare, dog toilette, docce e un ampio parcheggio. Non mancano 6 ranch sulla sabbia (box da 60 mq) dove il fedele amico può scorrazzare liberamente, pur sotto controllo. L’area è stata realizzata dalla GIT sulla base all’esperienza di professionisti del settore, con l'obiettivo di fornire un servizio completo e puntuale per garantire agli amici a 4 zampe e ai loro proprietari di trascorrere una vera vacanza. Nel retro-spiaggia c’è un’area di sgambatura, all’ombra. Il “Lido di Fido” si trova all’altezza dell’ingresso numero 8 (viale del Sole) della Spiaggia Principale. Vanta delle ottime recensioni da parte di un pubblico, anche internazionale, che apprezza i servizi e l’accoglienza riservati agli amici a 4 zampe. Il “Lido di Fido” è un segmento della spiaggia sempre più ambito, in funzione di una vacanza al mare con il fedele amico. La Git ha anche consolidato una sinergia collaborativa con l’UNCIS (Unità Cinofile Soccorso Nautico Onlus) con un programma (specie nel fine settimana) di attività interessanti: Giochiamo con l’agility, Camminata mattutina con cani, Attività olfattiva in spiaggia, Acquaticità e approccio gentile all’acqua, Conferenze su problemi salute e pronto soccorso in spiaggia, primi approcci e dimostrazione salvataggio in acqua riservata ai bambini della spiaggia. Non mancano gli incontri legati ai temi “l’educatore risponde” assieme al veterinario. Vi sono anche momenti di divertimento attivo, come Al Lido ti sfido e l’amatissima Esibizione di salvamento a mare. Ubicato ad EST in corrispondenza dell’ingresso n. 8 (al confine con la spiaggia libera). Facilmente Raggiungibile in auto e in bicicletta. Ingressi 8, 7 IL PARCO ACQUATICO ..noi ci divertiamo come bambini Il Parco Acquatico si trova direttamente sulla spiaggia principale, circondato dal verde, ed è una vera e propria sorgente di benessere, oasi ideale per trascorrere una giornata all’insegna del divertimento e della spensieratezza Grande piscina con acqua di mare, idromassaggi e getti a cascata per tonificare il corpo, trampolini, scivolo ad acqua, giochi per bambini e bar con sedili "subacquei", per sorseggiare la propria bibita preferita restando in acqua. In più acquagym, ginnastica dolce e aerobica e c'è un'ampio spazio per l'elioterapia. Il Parco Acquatico riapre da giugno a settembre di ciascun anno. Il parco è dotato di apposite zone per il divertimento dei bambini nella massima tranquillità. Una vera e propria baia del divertimento colorati scivoli dai quali si scende nella piscina Prezzi speciali per i bambini. Il Parco Acquatico è un parco a misura di famiglia: giochi e scivoli per i bimbi, idromassaggi per le mamme, zona nuoto e trampolini per i più atletici. G.I.T. BEAUTY CENTER e PISCINA TERMALE Dopo una lunga giornata di sole, mare e divertimento sentiamo il bisogno di rigenerarci e farci coccolare. Per vivere una giornata all’insegna della felicità, scopriremo un modo semplice e naturale per mettere in luce la nostra bellezza. Prendersi cura di sé migliora l’umore, e quando ci trattiamo bene e ci vediamo in forma siamo ancora più felici. Decidiamo di passare una giornata al Centro Wellness G.I.T. dove ci aspetta il loro personale altamente specializzato per offrirci trattamenti estetici personalizzati e percorsi di bellezza studiati su misura per noi. Ad esempio, potremmo seguire dei programmi per prevenire l'invecchiamento cutaneo, gli inestetismi della pelle e l'adiposità , perché ci si piace quando si sta bene e si sta ancora meglio quando ci si sente più belli. Possiamo anche "programmare" la tintarella con sedute di solarium differenziate. Il Beauty Cener è un segmento delle Terme di Grado è dedicato a chi vuole ritrovare, oltre alla migliore forma fisica, anche... la migliore forma estetica. Oppure potremmo decidere di nuotare nella piscina termale coperta, collegate alle Terme Marine ci sono due piscine di acqua di mare riscaldata, una dedicata al nuoto libero con acqua a 31 °C, l’altra con l’acqua a 32 °C dotata di un sistema coordinato di idromassaggio, ottima per le cure kinesiterapiche e per chi non ha ancora imparato a nuotare. L’utilizzo di acqua marina rende la Piscina termale di Grado più salutare e soprattutto adatta alle persone intolleranti al cloro – usato in scarsa quantità. Tra i diversi trattamenti offerti dalle Terme Marine di Grado, ci sono i servizi fisioterapici manuali e meccanici, indicati per la prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione di malattie dell’apparato motorio. L’esperienza e l’aggiornamento del personale qualificato rendono l’offerta fisioterapica di Grado estremamente completa e in grado di fornire le tecniche e le metodiche oggi più accreditate. L’ambiente naturale in cui lo stabilimento è immerso, la disponibilità del personale e la cultura dell’accoglienza sono alcuni degli aspetti che contraddistinguono i percorsi fisioterapici di Grado. Le sedute di fisioterapia e riabilitazione si basano principalmente sull’utilizzo dell’acqua di mare, ma esiste la possibilità di eseguire la riabilitazione fisica anche all’asciutto. A mettere a punto i servizi di riabilitazione personalizzati c’è il personale medico altamente specializzato. Gli interventi terapeutici utilizzati sono molteplici: come la terapia fisica, la terapia manuale/manipolativa, la massoterapia, la terapia posturale, oppure potremmo optare per una seduta di chinesiterapia o di terapia occupazionale. Le metodiche più richieste sono: idrokinesiterapia individuale e in gruppo; fisiokinesiterapia individuale; massokinesiterapia; rieducazione neuromotoria; tecniche di pompages, etc. La riabilitazione fisica varia da pratiche di TransElettricalNerveStimulation (T.E.N.S.) ad ultrasuoni in gel o acqua, laserterapia, Tecarterapia, etc. Disponibile anche una palestra per la neuroriabilitazione abbinata o meno tecniche riabilitative in acqua. Non abbiamo che l’imbarazzo della scelta! Anche questo è il bello di un soggiorno a Grado... e Grado è pronta a donarvi proprio quello che cercate!

Bar e ristoranti


LA SPIAGGIA GIT GRADO un luogo unico, sorprendentemente ricco, intenso…non occorre andare lontano. L’estate a Grado raccoglie preziosamente tutte le sfumature dell’azzurro. Sole, mare e relax sono gli ingredienti che non mancano mai sulla spiaggia a rendere più piacevoli le tue giornate. Passiamo in modalità: extra - Menù della giornata tipica sotto l'ombrellone. Procediamo, come esploratori, muniti di infradito, copricapo ed occhiali, crema protezione 50, alla scoperta dei bar, meglio dei punti tipici da spiaggia della GIT. Bar e ristoranti interno spiaggia apparentemente simili ma ognuno con la propria identità, caratteristica, offerta e stile. Alla soglia dei 130 anni di vocazione turistica l’ordinata e segmentata spiaggia è l’espressione, il giusto mix, dove tradizione e innovazione si sposano perfettamente. Una giornata al mare: se il buongiorno si vede dal mattino dopo la passeggiata sul bagnasciuga e la lezione fitness sulla battigia si parte. VIII ingresso spiaggia GIT un Paradiso anche per il nostro cane che trova al LIDOdiFIDO il suo box, con ombrellone ciotola e brandina, al TOP Bar c’è la crocchetta del buon risveglio. Si parte con un classico: colazione con cappuccino e brioches appena sfornate e spremuta. Il dolce profumo e l’arabico aroma ben si esaltano grazie al sale della brezza mattutina; incrocio il sorriso della cameriera che consiglia la variante OroCaffèFreeze: estratto a freddo spinato in un elegante bicchiere da mezza pinta. Mi lascio conquistare una nuova esperienza e dalla seconda brioches, mi rimane una voglia: il Baghel Salvadego uno spuntino top al TOP BAR. Ci incamminiamo alla volta delle Terme Marine e del Beauty Center per una Remise in forme…all’uscita ci imbattiamo nel Ristorante Bar AQUAMARINA. La ristorazione all’AQUAMARINA propone una selezione di piatti tipici locali a Km-0 selezionati personalmente, privilegiando ingredienti e ricette che fanno parte della tradizione preparati da mani esperte la vacanza prende un sapore speciale. Lo spirito creativo della brigata di cucina segue il mercato, con l’attenzione al pescato del giorno, ai prodotti del territorio, direttamente in …spiaggia. Fatevi stupire dalla piccola cucina di mare, vi delizierà: piatti, freschi e colorati, alla scoperta dell’eccellenza: ottime ricette di pesce e che sanno preservare ed esaltare i migliori piatti della tradizione. L’assaggio cade sui sardoni dorati, piatto semplice, per chi lo sa fare…delizioso se in compagnia dell’Amandum friulano. Rimane una voglia: la PastaAquamarina la pasta del buon ritorno. Solleone. Alla volta delle ANTICHE TERME Ristorantino sulla Spiaggia che ci conquista con il secondo assaggio bis: bavette con vongole veraci al profumo di lime e filetto d’orata al timo e lime. Per i vini vincente l’accoppiata bollicine di D. Coos e il friulano di L. Felluga. La vista è stupenda: il mare azzurro, si intravede la costa triestina mentre passeggiano eleganti e giovani signore abbronzate e in costume. Ai racconti dei piatti segue una pausa, distesi sul lettino e ben ombreggiato dall’ombrellone in prima fila. Cullato dalle onde sogno un ghiacciolo al limone. Al risveglio il sole accarezza gli ombrelloni prendendo al via della laguna è quasi il momento del sunset. La salubre passeggiata in riva al mare ci porta al Bar NumeroUNO. La promenade ombreggiata è alle spalle dell’arenile esposto completamente a sud, in bella mostra a fianco della Porta Imperiale l’immagine in bianco e nero che ricorda la bellezza del Settimo Cielo, nobile settore spiaggia al quale il NumeroUNO dedica un altrettanto principesco spuntino: mi tuffo tra mare e terra: acciughe e burrata, olive taggiasche e una bollicina Ribolla Gialla Collavini. La lista dei drink e dei cocktail richiama all’imminente GIT Sunset. Rimane, la voglia NumeroUNO da soddisfare: che dire della classica insalatona? Piatto perfetto per la spiaggia o un’insalata di frutta. BarNumeroUNO Siamo quasi al tramonto: ho l’imbarazzo della scelta per l’apericena: BarTOP, Aquamarina, Antiche Terme o Numero UNO. GIT GRADO: qualità e serenità in spiaggia vanno di pari passo, l’enogastronomia arriva fin sotto l’ombrellone grazie al servizio Delivery. La passeggiata fuori Menù si è trasformata in un’esperienza di vacanza completa, immersa nell’enogastronomia, lungo un percorso dei sensi che collega idealmente la costa con l’area montana, passando per i vigneti e le colline dell’entroterra regionale. Tutto all’interno del comprensorio GIT abbronzato tra ombrelloni e lettini e con il cane che scodinzola di ritorno dal Lido di Fido. LA SPIAGGIA GIT GRADO un luogo unico, sorprendentemente ricco, intenso…non occorre andare lontano.

Le avventure di Pinocchio


C'era una volta un falegname di nome Geppetto. Aveva costruito un burattino di legno e l'aveva chiamato Pinocchio. "Come sarebbe bello se fosse un bambino vero!" sospirò quando finì di dipingerlo. Quella notte, una buona fatina esaudì il suo desiderio. "Svegliati, legno inanimato, la vita io ti ho donato!" esclamò toccando Pinocchio con la bacchetta magica. "Pinocchio, dimostrati bravo, coraggioso, disinteressato," disse la Fata, "e un giorno sarai un bambino vero!" Poi, rivolta al Grillo Parlante: "Io ti nomino guida e consigliere di Pinocchio," aggiunse prima di svanire tra mille bagliori di luce. Figurarsi la gioia di Geppetto quando scoprì che il suo omettino di legno poteva muoversi e parlare! La mattina dopo lo mandò a scuola. "Addio figliolo, torna presto!" Pinocchio, disubbidiente, andò invece da Mangiafuoco, un burattinaio che promise di renderlo famoso. Si divertì molto a cantare e ballare con le altre marionette. Ma, finito lo spettacolo, Mangiafuoco lo chiuse in una gabbia. All'improvviso, ecco apparire la Fata Azzurra: "Perchè non sei andato a scuola?" gli chiese. Pinocchio rispose con una bugia e subito il suo naso cominciò a crescere... Solo quando disse la verità, la Fata lo liberò e il naso ritornò normale. Tornando a casa, Pinocchio vide una diligenza carica di ragazzi festanti. Il postiglione gli disse che era diretta al Paese dei Balocchi, dove i bambini potevano fare tutto quello che volevano. "Pinocchio, torna indietro!" lo rincorse il Grillo. Ma il burattino non lo ascoltò. Lì Pinocchio fece amicizia con Lucignolo: i due mangiavano dolci a più non posso e si divertivano moltissimo. Ma ben presto scoprirono che i ragazzi svogliati e maleducati che finivano in quel paese venivano tramutati in asinelli. Quando anche a lui spuntarono due orecchie lunghe e la coda, Pinocchio scappò disperato, seguito dal fedele amico Grillo. Insieme, tornarono poi alla casa di Geppetto, ma non trovarono nessuno. "Chissà che cosa gli sarà accaduto!" In quel momento, una colomba portò loro un messaggio: Geppetto, mentre cercava Pinocchio, era stato inghiottito da una balena e adesso era suo prigioniero. "Voglio salvarlo!" decise il burattino. Giunto al mare, si tuffò e sul fondo trovò il babbo nella pancia della balena. Ma come uscire di là? Accesero allora un gran fuoco: il fumo fece starnutire la balena, che spalancò la bocca. Pinocchio e Geppetto scapparono su una zattera. Il burattino aiutò il suo babbo a nuotare in mezzo alle altre onde: giunti a riva però, per il grande sforzo svenne. Addolorato, Geppetto lo portò a casa. Ma la Fata risvegliò Pinocchio e, come promesso, premiò il suo coraggio e la sua bontà trasformandolo in un bimbo vero!

Gorizia, rimembri ancor...


Quasi sospesa nel tempo, Gorizia apparentemente sembra non partecipare agli avvenimenti della contemporaneità che si svolgono intorno a lei. Tuttavia proprio in questo suo “tenersi fuori” dal clamore degli eventi, che l’hanno comunque coinvolta, sta il suo fascino di città che vive di vita propria, di una bellezza pacata e rassicurante, di un passato illustre e multiculturale! Dal punto di vista linguistico infatti, Gorizia, città di confine, era ed è ancora, una realtà plurilingue. Vi si parla italiano e sloveno mentre il tedesco sta purtroppo scomparendo inesorabilmente, assieme agli abitanti più anziani. Sono qui idiomi materni anche il friulano, riconosciuto nella sua dignità di lingua ed il dialetto goriziano, dalle origini venete con numerose infiltrazioni slovene, friulane e “bisiache”, cioè della parlata dialettale della “bisiacheria”, un piccolo territorio compreso “tra le due acque ” (bisiache) dei fiumi Isonzo e Timavo. Culturalmente Gorizia non ci sta ad essere considerata una città provinciale e si impegna costantemente ad approfondire i suoi legami col passato, a mantenere vive le sue istituzioni artistiche e culturali (numerose le mostre, i concerti e le iniziative davvero interessanti), ad aprirsi sempre più alla presenza di Istituti Universitari qualificati (ad esempio la facoltà di Scienze Diplomatiche), ad organizzare eventi e spettacoli di respiro internazionale (come l’Alpe Adria Puppet Festival, il Festival Mondiale del Folklore, il Premio “Sergio Amidei” per la miglior sceneggiatura cinematografica, il Mittelmoda Fashion Award, Gusti di Frontiera e Vinum loci). I più antichi documenti che parlano di Gorizia risalgono al 1001, anno in cui l’imperatore Ottone III donò metà della Villa di Gorizia al Patriarca di Aquileia e l’altra metà al conte del Friuli. Fin dal Medioevo dunque la città, o meglio il borgo fortificato ed il suo territorio, subirono divisioni territoriali e riunificazioni. Appartenuta ai Conti di Gorizia a partire dal XI secolo, l’ultimo discendente morì nel 100 e la cittadina passò agli Asburgo, i quali dovettero lottare a lungo con Venezia per conservarne il possesso, che mantennero (eccetto una breve parentesi napoleonica) fino al 1918, quando Gorizia entrò a far parte dell’Italia assieme a Trieste. Dopo la Seconda Guerra Mondiale anche Gorizia, sebbene meno famosa, ha patito come Berlino una lacerazione della società e del tessuto urbano. I trattati di pace stabilirono infatti che il confine tra Italia e Yugoslavia passasse proprio attraverso la città, separando famiglie, alienando proprietà avite, ferendo l’area urbana con muri e fili spinati e snaturando una realtà territoriale e sociale che, per secoli, erano state indivise. Si costituirono così la Gorizia italiana e la Nova Gorica yugoslava, poi slovena, per lungo tempo testimoni dell’assurdità di muri e confini “insanguinati”. Dopo le devastazioni subite da ben due guerre mondiali che l’hanno profondamente segnata, Gorizia sembra dunque aver preferito una rassicurante e silenziosa tranquillità piuttosto che buttarsi a capofitto nella mischia di un’Europa i cui confini si stanno modificando per aprirsi sempre più ad Est. Tuttavia oggi, come ai tempi dell’Impero Asburgico, quando Gorizia era a buon diritto un prezioso gioiello, “la Nizza d’Austria”, luogo di villeggiatura e centro culturale, le genti e le merci hanno ricominciato a circolare liberamente e la Storia ha riunito ciò che non poteva rimanere separato. Nel 200 e poi il 21 dicembre 2007, a seguito dell’entrata della Slovenia in Europa e della sua adesione agli Accordi di Schengen, con un’indimenticabile e solenne cerimonia sono stati finalmente rimossi i segni visibili ed i controlli dovuti a questa separazione. Quella giornata, con le lacrime agli occhi, molti italiani e sloveni hanno probabilmente riflettuto, una volta di più, sull’inutilità crudele di tante guerre! Merita quindi rivivere quest’emozione profonda visitando la Piazza Transalpina (dove si può passeggiare con un piede in Italia ed uno in Slovenia), per poi magari recarsi anche a Nova Gorica, che negli ultimi anni si è rinnovata, aprendosi al turismo e sviluppando le attrattive legate a lussuosi Casinò, che intendono fare di questa città slovena una piccola Las Vegas dell’Est. Il centro di Gorizia, al primo impatto, colpisce per l’ordinata pulizia, l’assenza di traffico e di rumorosità. Poi, inoltrandosi nella città si è sorpresi dalla semplice bellezza di certi scorci, dall’eleganza di vie e corsi fiancheggiati da palazzi settecenteschi ed ottocenteschi, dalla cura dei lussureggianti parchi e dei giardini che circondano antiche ville padronali e villini liberty graziosissimi. Adornata dalla fontana del Nettuno (176), Piazza Vittoria è il centro cittadino su cui campeggia la facciata barocca della chiesa gesuita di Sant’Ignazio (16), con le torri campanarie gemelle dalla cuspide a “cipolla”, retaggio tipico dell’architettura asburgica. Inerpicandosi per viale D’Annunzio si raggiunge la città alta dove torreggia il maestoso maniero dei Conti di Gorizia. All’interno delle mura di cinta è racchiuso, come in un forziere, il pittoresco Borgo Castello formato da antiche dimore, come Casa Rassauer (XIV sec e ulteriori rimaneggiamenti), Casa Dornberg, Casa Tasso (XVI sec.), Casa Formentini (ora sedi dei Musei provinciali di Borgo castello), alle quali si aggiunge la graziosissima chiesetta tardogotica di Santo Spirito (XIV-XV sec). Il Castello medievale, che risale all’XI secolo, è senz’altro uno fra i più belli ed antichi della regione ed i suoi ambienti permettono di rivivere l’atmosfera della vita castellana al cui fascino si può unire anche il brivido della leggenda. Il maniero sarebbe infatti abitato dal fantasma dell’avida Contessa Caterina che, morta assassinata, nottetempo vi si aggira con i suoi feroci cani alani… Percorrendo ancora le vie della città bassa, ci si imbatte in molti altri importanti edifici: il Duomo, la chiesa di Maria Immacolata, Palazzo Attems, sede di Musei, Palazzo Coronini Cronberg, che racchiude, circondato da uno splendido parco, preziosi manoscritti e volumi oltre ad opere pittoriche di Tintoretto, Rubens, Monet. Si affacciano sulla bella Piazza Sant’Antonio, adorna del chiostro di un ex convento francescano, Palazzo Strassoldo, che ora ospita un lussuoso albergo e Palazzo Lantieri, il quale vanta una torre del XVI secolo, degli affreschi cinquecenteschi e dove si può pure pernottare, ospiti dei nobili proprietari che curano un raffinato bed & breakfast. L’antica nobiltà feudale e mitteleuropea da sempre hanno abitato e modellato Gorizia a cominciare dal Castello con il suo Borgo, che sovrastano la “città bassa”, indicando così, anche visivamente, una netta separazione tra aristocrazia e popolo. Questo fiero e nobile distacco ha poi in qualche modo permeato tutta l’atmosfera della città, che discreta e dignitosa rifugge la chiassosità contemporanea, l’esibizionismo del lusso da “nuovi ricchi”, i cambiamenti delle mode, i foresti invadenti. I goriziani, consapevoli della dignità del proprio passato e della solida cultura cittadina, sono spontaneamente gentili nei modi e rispettosi dei valori familiari, religiosi e della tradizione. Amano anche mantenere vivi gli antichi “rituali” sociali: il ricevere in casa nel salotto buono, il pranzo domenicale in famiglia, la partecipazione ai mercati e alle fiere cittadine, come l’antica fiera di Sant’Andrea che si svolge a fine novembre. Il legame con il “contado” qui è ancora molto forte ed imprescindibile, tant’è che i paesi più vicini rientrano direttamente nella sfera d’influenza della città. Una visita a Gorizia è perciò incompleta se non si ha tempo di andare a vedere anche le dolci colline del Collio, la cittadina di Cormons ed i suoi dintorni, il bel Castello di San Floriano ed i vigneti sconfinati (nel senso più letterale del termine), tenuti come giardini. Si può pure seguire il percorso dell’Isonzo smeraldino (fiume caro alla Patria), che porta ai monti, teatro di scontri sanguinosi durante la Grande Guerra, o al mare, passando per la turrita Gradisca, fino ad arrivare a Grado, pittoresca ed antica. I goriziani sono anche dei buongustai e sono molto legati alle loro tradizioni culinarie che non è raro vengano conservate e tramandate in antichi ricettari familiari. La cucina goriziana, per lo stretto legame della città con il contado, è molto genuina, semplice e corposa, con insoliti abbinamenti di dolce e salato cari alla gastronomia germanica. Trovandosi a metà strada tra Udine e Trieste e vicinissima alla Slovenia, è stata luogo di intrecci per eccellenza. Qui vogliamo segnalare i piatti più caratteristici, quelli che a Gorizia trovano maggiori legami e diffusione sebbene presenti anche nelle aree limitrofe: la minestra di “bobici” (fatta di chicchi di granturco cinquantino, patate e fagioli), gli gnocchi di susine (grandi gnocchi di patate ripieni di susine mature snocciolate e conditi con pangrattato, burro fuso, zucchero e cannella), gli “žlikrofi” (un tipo di pasta ripiena), i popolari dolci “gubana”, “kuguluf”, “presnitz” e “putizza”, gli ultimi due propri anche delle tavole triestine e carsiche. Possiamo aggiungere la minestra di verza, la “zilidina” (gelatina di carni di maiale), il “gulash” (spezzatino piccante) ed i “mulis” (sanguinacci). Tra i prodotti tipici si distinguono particolarmente il Radicchio Canarino, la Rosa di Gorizia (radicchio rosso pregiatissimo), il Radicchietto nano, gli Asparagi Bianchi di Sant’Andrea, i “Zartuffi” (topinambur), la Verza di Sant’Andrea, le pregiate ciliegie. Situata all’incrocio di ben tre diverse aree DOC, “Collio”, “Isonzo” e “Carso”, produttrici di eccellente qualità, Gorizia può essere considerata anche un “capoluogo” del buon vino e soprattutto degli eccellenti vini bianchi, che sono parte integrante della cultura locale, come aveva capito bene lo stesso Giacomo Casanova (maestro nell’arte dell’abbinamento di cibo e vino) che soggiornò a lungo in questa incantevole ed ospitale città della Mitteleuropa! Tra le diverse varietà coltivate, la Ribolla Gialla è il vitigno autoctono (documentato sin dal Trecento) che forse più rappresenta la viticultura nella provincia goriziana e con il quale si produce un vino fresco, di buona acidità, dai sentori di acacia e castagno. Gorizia ha un fascino sottile, un po’ retrò, ma che si insinua piano piano e ci riporta indietro nel tempo, quando la vita aveva il sapore delle cose semplici e buone di cui non ci si stanca mai!

Udine, cuore friulano!


Capoluogo di una provincia vastissima, Udine ne è il cuore pulsante, tutto friulano. Il suo territorio va dalle Alpi al Mar Adriatico, confinando con il Veneto, l’Austria e la Slovenia. L’identità friulana è dovunque sempre ben presente e radicata, eccezion fatta per certe isole etniche, prossime ai confini internazionali, dove comunque si sovrappone. Essa si esprime anche linguisticamente con un proprio idioma, il friulano, con le sue diverse varianti a seconda delle aree in cui è parlato e dal 1999 riconosciuto dallo Stato nella sua dignità di lingua minoritaria. Si può dunque dire che Udine è a buon titolo la capitale della Patria del Friuli, avendo rivestito questo ruolo pure storicamente. Fu infatti sede, dopo Cividale, di un vero Parlamento, istituito già nel 1077 dal Patriarcato di Aquileia, dei cui domini la città faceva parte. Nel 120 Udine passò alla Serenissima, la quale, infondendo alla città nuove energie ed un nuovo impulso, soprattutto sotto il profilo culturale, favorì un ulteriore sviluppo urbanistico. Sorsero così palazzi, monumenti e chiese, mentre artisti di fama furono chiamati a progettarli e decorarli. Anche le famiglie più in vista, come i Manin, diedero nel corso dei secoli il loro contributo all’abbellimento della città, ormai ben lontana dall’essere l’angusto abitato medievale di un tempo. Passeggiando per le vie e per le piazze del centro cittadino si nota subito quanto abbia influito la lunga dominazione di Venezia. Piazza della Libertà ad esempio è stata definita “la più bella piazza veneziana in terraferma”, dove la componente fluida e riflettente dell’acqua dei canali ha lasciato luogo ad una solida e stabile concretezza, tutta locale, che si trova anche negli altri edifici storici udinesi. Vi si affacciano il porticato di San Giovanni, con l’elegante Torre dell’Orologio realizzata da Giovani da Udine ed il bel Palazzo del Comune del XV secolo (ricostruito dopo l’incendio del 1876), detto anche Loggia del Lionello, in stile gotico veneziano che tanto ricorda Palazzo Ducale. Da questa piazza, attraverso l’Arco Bollani, disegnato dal Palladio, si accede con una salita porticata al Castello, situato su di un colle, fulcro del capoluogo friulano. Qui si gode una vista incantevole, che spazia su pianura, colline e montagne. Fanno parte del comprensorio la chiesa di Santa Maria di Castello e la Casa della Contadinanza, ora sede di un’enoteca di soli vini regionali. Le sale del Castello ospitano invece importanti musei e una biblioteca d’arte. A Udine è bello camminare sotto i portici di via Mercatovecchio, seguendo semplicemente il flusso dei passanti e scoprendo interessanti scorci e monumenti come l’imponete Duomo del XIII secolo dalla facciata romano-gotica, al cui interno sono conservate prestigiose opere d’arte, tra cui gli affreschi trecenteschi di Vitale da Bologna, Pellegrino da San Daniele e Giambattista Tiepolo. Un’altra bella piazza si apre a sorpresa all’incrocio tra via Mercerie e via delle Erbe: piazza Matteotti, “il salotto buono” di Udine. Vi si affaccia la deliziosa chiesa di San Giacomo con un caratteristico balconcino, un tempo pulpito dell’officiante. Un po’ dislocato rispetto al centro più frequentato è il Palazzo Arcivescovile in Piazza del Patriarcato, sede del Museo Diocesano di Arte Sacra, il cui stile architettonico sobrio ed equilibrato riserva un’inaspettata meraviglia: il ciclo di affreschi (episodi e personaggi dall’Antico Testamento) tra i più spettacolari di Giambattista Tiepolo, al culmine della sua carriera pittorica (1726). Un’esperienza davvero indimenticabile! Non è improbabile che proprio questa familiarità degli udinesi con i capolavori artistici abbia influito positivamente anche in tempi recenti sulla loro propensione verso l’arte, che ha vinto una certa innata resistenza ad investire nel “superfluo”. A Udine sono infatti presenti importanti collezioni private, alcune delle quali sono state donate al Comune diventando parte della raccolta della Galleria d’Arte Moderna, nata dalla fondazione artistica istituita da Antonio Marangoni. La città conta numerose manifestazioni, anche internazionali, come il Far East Film Festival, dedicata al cinema dell’estremo oriente o la popolare Friuli Doc, incentrata sull’enogastronomia regionale. In città non mancano caffè eleganti come lo storico Caffè Contarena di via Cavour, grandi magazzini alla moda, passeggi punteggiati da originali negozietti e boutique chic. Tuttavia l’aria che si respira è ancora quella di una piccola città a misura d’uomo, dove sembra che tutti si conoscano e la gente è cordiale e disponibile. Gli udinesi non amano perdere tempo, eppure nessuno strombazza appena il semaforo si fa verde o quando un automobilista è in difficoltà. Dove invece, a buon ragione, il tempo sembra fermarsi è nelle osterie, “isole umane” fuori dai ritmi frenetici, luoghi di incontro non per socializzare superficialmente, ma per una condivisione più profonda, fatta di quotidianità, cibo e vino genuini, lunghe amicizie che passano indenni attraverso i lustri, riflessioni e filosofia pratica sulla vita, sorseggiando un “tajut”, un piccolo calice di vino rosso o bianco. I friulani sono gente concreta, che sa fare bene i conti con la vita e che perciò, anche nell’abbondanza, non perde mai di vista le cose semplici, i legami familiari, le tradizioni, la propria identità culturale. Questo è tanto più vero per le comunità appartate della Carnia, “il popolo duro”. Abituato e temprato dalle difficoltà e dalle privazioni, ha saputo fare della propria cultura tradizionale un elemento di riscatto e di rinnovamento, da valorizzare mediante un’offerta turistica non banale. Ne è un bell’esempio “l’albergo diffuso” che ha trovato a Comeglians la sua prima realizzazione (ora in regione ce ne sono ben otto): qui l’ospitalità non si concentra in un unico edificio, ma è diluita in numerose unità (case e appartamenti) sparse nel paese che così ha ripreso vita, evitando il progressivo decadimento delle tipiche costruzioni rurali. L’ospite si sente parte della vita del villaggio nel quale è invitato ad integrarsi (www.clubalbergodiffuso.it). Dalla montagna si può scendere verso la pianura e poi verso il mare, incontrando sempre, lungo il percorso, interessanti cittadine e villaggi che conservano, tutti o quasi, almeno un piccolo tesoro artistico. Valgono davvero una sosta, dovendo soffermarsi solo nelle località più caratteristiche e importanti, Tarvisio, graziosa e antica cittadina sul confine austriaco, nota anche come stazione turistica invernale; Sauris, con il suo luccicante laghetto e le antichissime tradizioni popolari; Gemona e Venzone, dall’antico impianto medievale e perfettamente ricostruite dopo il disastroso terremoto del 1976; Tarcento, “la perla del Friuli”, luogo di villeggiatura della bella Epoque punteggiata di eleganti ville signorili e dimore patrizie; Cividale (l’antica “Forum Iulii” da cui il nome “Friuli”), piena di storia e soprattutto di splendide testimonianze artistiche appartenenti al periodo in cui era capitale del Ducato Longobardo; San Daniele, piccolo ma ricco centro d’arte e di cultura, sede tra l’altro dell’antichissima Biblioteca Guarneriana, è anche universalmente famosa per il suo prosciutto DOP; Passariano, accoglie la spettacolare e imponente Villa Manin appartenuta all’ultimo Doge di Venezia; Palmanova, la città stellata per via delle sue mura a forma di stella a nove punte, costruita dai veneziani nel 193 quale baluardo per la difesa dalle scorrerie turche; Aquileia, fondata dai romani, ebbe in età imperiale i suoi fasti maggiori e conserva il più grande e splendido pavimento musivo d’Europa d’epoca paleocristiana. Gastronomia e lingua friulana sono comuni a tutto il territorio della provincia, ma prendono inflessioni diverse a seconda delle zone. La Carnia è forse quella che più si distingue perché in questi ultimi anni la sua tradizione culinaria è stata particolarmente rivalutate e valorizzata dal grande lavoro di studio, recupero e divulgazione di Gianni Cossetti, chef di fama e maestro di un’intera generazione di cuochi, che si sono impegnati a far conoscere anche all’estero i sapori e i profumi di questa terra di montagna. I “cjarsòns” sono il piatto che più la rappresenta: una specie di ravioli la cui pasta è fatta con farina, acqua e sale, mentre il ripieno può essere salato o dolce, sempre comunque ricco di aromi e spezie, che in passato i “cramârs” (venditori ambulanti) portavano fin quassù dopo lunghi viaggi. Altri pietanze tipiche sono il “toc’ in braide” (un intingolo di formaggio fuso) e “il toc’ di vora” (fatto di crema di ricotta e polenta), la “meste cuincjade” (polenta e ricotta in strati), tutte portate semplici ma gustosissime, da lucidare i piatti, senza contare le varie preparazioni con selvaggina, trasformata anche in insaccati ed i dolci, come i biscotti ad esse di Raveo. Le valli del Natisone sono un’altra area di estremo interesse culinario per il particolare intrecciarsi di tradizioni friulane e slovene. Ecco dunque gli “zljčnjaki” (gnocchi fatti con farina e acqua), le zuppe come la “serkuova” (a base di mais), la “briza” (con latte acido e zucca bianca) o piatti come la “stokalca” (verdure,lardo in una purea di patate) e il “fancel” (una focaccia alle erbe) e, dulcis in fundo, la “gubana” e gli “strucchi”, dolci originari di queste parti molto apprezzati, anche dai turisti! Nel resto della provincia in cucina troviamo i piatti caratteristici della tradizione friulana: il salame cotto nell’aceto, la minestra di orzo e fagioli, il “muset con brovade” (insaccato di particolari carni suine aromatizzate servito con rape macerate nelle vinacce acide), gli gnocchi con sughi d’arrosto, la selvaggina o i funghi, l’immancabile “frico”, le frittate alle erbe dalle mille varianti, le pietanze a base di asparagi bianchi di Tavagnacco. Oltre ad una cucina semplice ma davvero gustosa, questa provincia ha la fortuna di abbracciare ben cinque DOC, con una proposta enologica eccezionale e tra le più quotate anche a livello internazionale: “Colli Orientali del Friuli”, “Annia”, “Aquileia”, “Latisana”, e parte delle “Grave del Friuli”. Nella provincia di Udine sono situate anche le due DOCG regionali: il “Ramandolo” e il “Picolit”. Tra tanti vini rinomati, ci limitiamo a segnalare soltanto quelli autoctoni perchè presenti e coltivati soltanto qui. Sono vini bianchi la Ribolla Gialla, il Friulano (già Tocai), il Verduzzo Friulano; sono vini rossi lo Schioppettino, il Tazzelenghe, il Pignolo, il Refosco; infine sono vini bianchi dolci, “da meditazione” il regale Picolit ed il raffinatissimo Ramandolo (unico in Friuli Venezia Giulia ad aver preso il nome del luogo da cui è originario e non quello del vitigno, il Verduzzo Friulano, con le cui uve si produce). Da evidenziare anche la produzione di ottime birre artigianali friulane, di rinomate grappe e dello “sliwovitz”, l’acquavite di prugne, tipica delle Valli del Natisone. Udine e le sue terre mantengono sempre ciò che promettono: restano per sempre nel cuore!

Trieste, sirena incantatrice!


Affascinante, mutevole, sfuggente, Trieste si lascia scoprire quasi con scontrosa ritrosia. Quando però se ne coglie la magia sottile si resta ammaliati, irretiti! Trieste si può rivelare al visitatore in ogni stagione: in una calda ed assolata giornata estiva, abbacinante di azzurro e di bianco, durante una plumbea mattinata d’Inverno, sferzata dalla Bora scura (il tipico e impetuoso vento di questa zona), oppure in un brumoso pomeriggio autunnale, attraverso l’effetto iridescente di una fine nebbiolina, o ancora in un sfavillante giorno di Primavera, dall’aria tersa e cristallina. Il fascino seduttore di questa città è tuttavia insito soprattutto nei suoi contrasti, nella sua miscela di genti e storie, nel suo ambiguo atteggiarsi, fra severa nobiltà e scanzonata ruvidezza, nel suo pigro distendersi tra l’altipiano carsico, dalle bianche rocce rivestite di un verde smagliante e l’azzurro infinito del mare … Il mare, il porto, le navi, i commerci sono state la vocazione primaria, che hanno attirato qui genti da tutta Europa e non solo. Fin dall’antichità, naturale punto di contatto tra le popolazioni latine, germaniche e slave (“Tergeste” era il nome dell’insediamento romano), Trieste si è però sviluppata soprattutto a partire dalla metà del XVIII, secolo sotto l’egida di un lungimirante dominio asburgico. Qui creatività latina, concretezza slava e rigore teutonico si sono intrecciati incredibilmente, generando un’anima multietnica “ante litteram”. Una realtà complessa, a volte contraddittoria, percorsa da un sottile vento di inquietudine. Non a caso proprio a Trieste, agli inizi del Novecento, le teorie psicanalitiche di Freud hanno trovato i primi estimatori e seguaci, mentre Italo Svevo scriveva il famoso romanzo “La Coscienza di Zeno”dal taglio così modernamente psicanalitico. Anche Franco Basaglia, a partire dagli anni ’70, ha potuto qui proseguire con successo i rivoluzionari metodi nell’ambito del trattamento psichiatrico (iniziati a Gorizia) e ora universalmente riconosciuti ed apprezzati. Apparentemente fuori dal tempo ed impermeabile ai cambiamenti, Trieste ci sorprende con un’inaspettata vocazione scientifica e con la presenza di importanti e famosi studiosi a livello internazionale: nel 196 è stato creato il Centro di Fisica Teorica, intitolato ad Abdus Salam, fondatore e premio nobel; nel 1978 è nata la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA), nel 1982 l’Area di Ricerca Science Park, nel 1993 è stato realizzato il Sincrotrone Elettra con la partecipazione del nobel Carlo Rubbia! L’astronoma Margherita Hack dirigeva l’Osservatorio di questa città dal 196! Trieste è anche una città di cultura, ricca di percorsi letterari. Ha dato i natali a poeti come Umberto Saba, a scrittori come Italo Svevo, a letterati come Claudio Magris ed ha ospitato a lungo personaggi del calibro di James Joyce. I triestini coltivano con passione l’arte, la letteratura, la musica ed il teatro (lirico e di prosa). Numerosi sono gli eventi culturali (famoso, in Estate, il Festival dell’Operetta), ma sono altrettanto seguiti quelli sportivi, il più spettacolare dei quali è la Barcolana, affollatissima regata che si svolge nel golfo triestino la seconda domenica di ottobre. Trieste meriterebbe di essere vista avendo tempo a disposizione, lasciandosi andare ai ritmi locali, a misura d’uomo. Ciò non di meno la si può visitare rapidamente, con la promessa di tornare ancora. Prima tappa il romantico Castello di Miramar, custode della tragica storia dell’Arciduca Massimiliano d’Asburgo (fratello del ben più noto imperatore d’Austria Franz Joseph) e della bella Principessa Carlotta del Belgio. Storia d’amore e d’ambizione finita con la morte per fucilazione a Queretaro di Massimiliano, aspirante imperatore del Messico, e la pazzia di Carlotta, che inutilmente aveva supplicato i regnanti d’Europa di intervenire per scongiurare l’imminente sciagura. Il Castello sorge, nel suo candido involucro di pietra d’Istria, su di uno sperone roccioso, che si protende a picco sul mare, avvolto da un incantevole Parco, che Massimiliano stesso aveva progettato con amorevole cura per la sua sposa. Dopo la visita al Castello, il cui stile fu subito imitato in molte ricche residenze locali, proseguendo verso il centro e costeggiando il golfo, si giunge sulle Rive di Trieste dove si apre la scenografica Piazza Unità d’Italia. Di impianto regolare, si affaccia direttamente sulla distesa di un mare mai uguale a se stesso e parte integrante della prospettiva spaziale della piazza. Anzi, in certe giornate terse, per un particolare effetto ottico, la visuale si estende fino alla corona dei monti che abbracciano il Friuli Venezia Giulia, mentre le montagne dalle cime innevate sembrano tuffarsi direttamente nell’Adriatico. Chi ha la fortuna di assistere a questo spettacolo naturale è certo di aver goduto di un fantastico ed irripetibile miraggio, che subito svanisce non appena l’aria si fa più densa…Alle spalle della Piazza, passando sotto il volto del Municipio, si trova, verso sinistra, il bel teatro romano, dalla cavea ben conservata. Affrontando a piedi l’erta salita che lo costeggia, la Via Donota, si raggiunge la cima del colle di San Giusto, dove era situato l’insediamento primitivo della città e l’antico foro romano, di cui rimangono le vestigia. Accanto ad esso il possente Castello di San Giusto che domina la città e la bella Cattedrale romanica, anch’essa intitolata al Santo martire e patrono di Trieste, nota per il campanile, il magnifico rosone gotico e gli splendenti mosaici absidali. A fianco si trova la graziosa chiesetta trecentesca di San Michele al Carnale. Scendendo nuovamente in direzione di Piazza Unità, ci si può soffermare ad ammirare il cosiddetto arco di Riccardo (molto probabilmente una delle porte della città romana) e, poco distante, la chiesa barocca di Santa Maria Maggiore, affiancata dall’antico sacello romanico di San Silvestro, ora dedicato al culto valdese. Si discende quindi una scalinata che riporta proprio alle spalle della Piazza, alla cui sinistra si sviluppa il pittoresco “borgo vecchio”, conosciuto come “Cavana”. Nei pressi si trovano Piazza Hortis e Piazza Venezia, dove si affaccia il Palazzo Revoltella che ospita l’interessante Museo d’Arte Moderna e gli antichi arredi dell’abitazione del barone Revoltella, che donò palazzo e collezione alla città. Attorno alla Piazza dell’Unità si trovano anche una serie di begli edifici, sorti soprattutto nell’800, di stili architettonici diversi (neoclassico, eclettico, floreale) i quali si amalgamano perfettamente in un tessuto urbanistico, che ricorda molto le città austriache più monumentali. Sempre sulle splendide Rive si fa largo il Canal Grande, che porta uno specchio d’acqua fin dentro la città, dove si riflettono i bei palazzi prospicienti, il tempio serbo ortodosso dedicato a San Spiridione e la chiesa neoclassica di Sant’Antonio Nuovo, che fa da perfetto fondale scenografico. Sparsi per la città ci sono caffè e pasticcerie storici: il neoclassico Caffè Tommaseo (proprio sulle Rive) ed il Caffè San Marco, che conserva intatta l’atmosfera “decò” di primi Novecento, sono tra i più rappresentativi e ben conservati. La Pasticceria “La bomboniera”, nei pressi di Sant’Antonio Nuovo e la Pasticceria “Pirona”, in Largo Barriera Vecchia, custodiscono arredi antichi ed i profumatissimi dolci tipici locali. La provincia di Trieste è davvero piccola ma ricca di sorprese. Si estende soprattutto sull’Altipiano Carsico, che si può raggiungere dalla città usando il Tram di “Opcina”, una vecchissima funicolare terrestre ancora attiva e viva! Il Carso, traforato da mille e una grotta (la Grotta Gigante di Sgonico è tra le più grandi in ampiezza al mondo), è costellato da caratteristici paesini costruiti con la pietra locale. Gli abitanti sono prevalentemente di lingua slovena e conservano le proprie tradizioni gelosamente. Sul mare, dove inizia la penisola istriana, si affaccia la graziosa cittadina di Muggia che, diversamente da Trieste, rimase a lungo sotto il dominio di Venezia. Da vedere il bel Duomo (XIII sec.) dalla facciata trilobata e l’antica Basilica di Muggia Vecchia (XI sec.). A questo estremo lembo orientale d’Italia la natura ha generosamente elargito abbondanza di colori, suoni e profumi che la gente del posto conosce e ama profondamente. A Trieste tutto sembra dirci che la vita passa come un soffio e che non val la pena cercare lontano se non si è capaci di scoprire dentro di se e nelle cose che ci circondano il piacere della quotidianità del vivere, che qui si nutre ogni giorno di tante bellezze naturali, di cibo genuino, di semplici rituali …: a mezza mattina un calice di vino accompagnato da un caldo “rodoleto” (rotoletto) di profumato prosciutto cotto (il tradizionale “rebechin”) e appena se ne presenti l’occasione un buon caffè, fresco di torrefazione (il capoluogo giuliano è infatti il primo emporio del caffè crudo del Mediterraneo e fra i più importanti al mondo!). Trieste è un’esperienza che sa parlare sia alla nostra dimensione interiore che a quella sensoriale. A tavola i triestini non si smentiscono nella loro innata capacità di godere delle semplici e buone cose della vita. I piatti della tradizione locale nella loro semplice genuinità sono pieni di profumi, gustosi e adatti al clima particolare della città. Pesce fresco nella stagione calda, come i sardoni (le alici locali), il piatto principe della stagione estiva preparati fritti, impanati, “in savor” e in tanti altri modi. Ottime invece le minestre e le carni saporite e sostanziose per i giorni freddi, magari sferzati da una Bora che può soffiare fino a 170 km/h. La “jota” è una minestra particolarissima, si ama o si odia, fatta con crauti, patate, fagioli, maiale. Buonissimi il prosciutto cotto Praga (leggermente affumicato e cotto in caldaia), la porcina calda con una grattatina di cren (la piccantissima radice di rafano), il gulash (spezzatino di manzo piccante), la “lubianska” (di tradizione slava è una fettina di carne, ripiena di prosciutto e formaggio ed impanata), lo stinco di maiale o vitello al forno, i “čevapčiči” (polpettine allungate di carne trita) ed i rasniči (spiedini) di origine balcanica fatti alla griglia. Anche i dolci sono semplici ma ugualmente ricchi e sostanziosi: la pinza, il presnitz, la putizza, la titola, le fave triestine, le creme carsoline, le palacinche (specie di omelette ripiena di marmellata). Naturalmente a Trieste più che mai si mescolano le tradizioni culinarie veneta, austriaca e slava con apporti ebraici, greci, serbi, turchi. La stessa mescolanza di elementi è ben evidente anche nel simpatico e spesso ironico dialetto locale, fatto di parole di tutte le provenienze, dove “mule” e “muli” sono le ragazze ed i ragazzi, mentre “mate” e “mati” (le consonanti doppie non si usano), le donne e gli uomini, forse con sottile allusione! Tra i prodotti tipici una menzione speciale merita l’olio extravergine d’oliva “Tergeste Dop”, ottenuto con le olive della varietà Bianchera, originaria di questa zona. I vini tipici dell’area triestina appartengono alla DOC “Carso”, terra arida, dura, climaticamente difficile. I suoi vini autoctoni sono molto particolari, ma di carattere: rosso è l’asprigno “terrano”, bianchi sono la profumata e aromatica Malvasia Istriana, la Vitovska, dall’aroma delicatamente fruttato e dal gusto sapido e la Glera prodotta da un vitigno simile a quello del Prosecco Tondo e il cui nome trova la sua origine proprio nell’omonimo paesino carsico! Trieste, distesa languidamente lungo la costa e sulle alture che la circondano, sembra una bella e candida sirena che, con il suo dolce canto e le sue lusinghiere promesse, attira i naviganti che le passano accanto. Quelli che, curiosi, rispondono al richiamo ne restano irrimediabilmente affascinati… e vi lasciano l’anima!

Pordenone, lasciatevi conquistare dalle emozioni!


È con questo slogan che il territorio pordenonese si offre al popolo di internet. Una P, iniziale della provincia di Pordenone, che diventa un cuore rosso e che invita il pubblico a lasciarsi attirare in una zona molto conosciuta per le sue potenzialità economiche ma molto meno per l’offerta turistica ed enogastronomica. Una terra affascinate, di città, paesi e borghi ricchi di storia e cultura, che riflette le cime delle sue montagne nei rapidi corsi d’acqua, improvvisamente inghiottiti e poi magicamente di nuovo alla luce per effetto di un misterioso suolo arido e ciotoloso, fortuna e risorsa di una natura spesso fonte di ispirazione dei poeti. È questa la provincia di Pordenone, compresa tra il Livenza ed il Tagliamento, i due fiumi che delimitano i confini naturali di un’area conosciuta anche come Friuli Occidentale, tenuti sotto controllo dagli occhi imperiosi delle Dolomiti Friulane e le Prealpi Carniche. Montagne splendide, recentemente riconosciute Patrimonio dell’Unesco per la bellezza naturalistica che le contraddistingue. Ma è l’acqua la forza economica di questa parte del Friuli Venezia Giulia. Ne sono esempi emblematici la città capoluogo con il suo fiume Noncello navigabile fino al mare, o Malnisio dove grazie al fiume Cellina venne costruita la prima centrale elettrica la cui energia veniva fornita alla città di Venezia. Sempre l’acqua fu utilizzata come “carbone bianco” per il funzionamento dei macchinari di cartiere, cotonifici, industria della ceramica o nel maniaghese per i battiferro precursori di quelle coltellerie ora note a livello internazionale. Ha ancora origine dall’acqua ma dai sassi del Tagliamento quella che oggi è un’arte unica al mondo: il lavoro di terrazzieri e mosaicisti formatisi alla scuola di Spilimbergo, abbelliscono tutto il continente. E l’acqua regala anche luoghi magici come i Magredi, profonde gole come la forra del Cellina o laghi nei quali sembra che acqua e montagna siano un tutt’uno come quello di Barcis o quello di Redona. E ancora sorgenti dai colori turchesi come quella del Gorgazzo o della Santissima. I palazzi antichi, le calli, le chiese, i monumenti ed i lunghi portici così come paesini e i borghi inframmezzati da una rigogliosa campagna, antica madre dell’economia pordenonese, sorprendono il turista più attento regalando eleganti architetture, impreziosite anche di opere d’arte, dipinti e affreschi. Insediamenti medievali come Valvasone e Cordovado, antiche abbazie come quella di Sesto al Reghena, Sacile ribattezzato il “Giardino della serenissima” o angoli nascosti come Poffabro dichiarato tra i borghi più belli d’Italia o ancora Piancavallo meta sportiva degli appassionati degli sport invernali. Sono solo alcuni degli esempi che Pordenone può offrire. A tavola l’enogastronomia fonde i propri sapori e profumi in una cucina rustica, di territorio e tuttavia aperta alle contaminazioni di una terra di confine, regalando piatti ricchi di tradizione, cibi rivisitati e attualizzati che sanno conquistare per la loro semplicità e genuinità. Il dialogo tra le genti, gli scambi economici e le conseguenti contaminazioni culturali hanno fatto sì che questa terra caratterizzi la propria quotidianità nella convivenza, nello stare insieme, nel confronto continuo. Ecco perchè la cucina pordenonese non ha una sua vera e propria identità ma piuttosto è un mix di popoli e tradizioni. Quasi come fosse la tavolozza di un pittore dove i colori si mescolano regalando sfumature sorprendenti. Così la dominazione veneziana e quella austriaca si fondono con le tradizioni contadine. I passaggi dei nobili portano su questa terra semplice spezie e profumi lontani. E con l’obiettivo di legare la cultura enogastronomica alle radici dei sapori è nato nella Destra Tagliamento il progetto Ristorante Tipico. Proposto dalla Camera di Commercio di Pordenone con la collaborazione di enti ed associazioni locali, ha un duplice obiettivo: la valorizzazione delle produzioni tipiche agroalimentari nonché il rafforzamento e la nascita di una ristorazione tipica certificata del territorio. Grazie ad un preciso disciplinare i ristoranti selezionati offrono un menù che valorizza le produzioni tipiche locali consentendo così un’ottima sinergia tra il mondo dell’agricoltura e delle produzioni alimentari con il mondo della ristorazione. Ma Pordenone è andato oltre. Cercando di andare alle origini della cucina pordenonese il 29 aprile 2009 è nato il “Menù tipico Pordenone”. L’esigenza era quella di identificare in modo univoco alcuni piatti tipici del pordenonese. La soluzione, l’ha trovata l’Ascom-Confcommercio che ha pensato di andare a scovare negli archivi di associazioni locali, nelle pro loco e nelle scuole le ricette della nostra storia. E per consentire a chiunque di dare il proprio contributo, l’iniziativa è stata divulgata attraverso il Messaggero Veneto raccogliendo le segnalazioni dei lettori. Al fianco dei due promotori principali (Ascom-Confcommercio e Messaggero Veneto) si sono subito affiancati con entusiasmo la Provincia e il Comune di Pordenone, la Camera di Commercio, la BCC Pordenonese, Tele Pordenone, il Centro turistico alberghiero dello Ial di Aviano, il Gruppo ristoratori, l’agenzia Interattiva e la Biblioteca dell’Immagine. Mille e cento le ricette scovate e raccolte ad evidenziare che le pietanze che caratterizzano il territorio pordenonese non sono assolutamente poche. La commissione - composta da Bepi Pucciarelli (giornalista enogastronomo), Giuseppe Faggiotto (pasticcere), Andrea Canton, Manlio Signora, Walter Masut e Marco Talamini (chef), Angelo Baldi (ristoratore), Germano Vicenzutto (macellaio) Stefano Zanolin e Giorgio Viel dell’Accademia italiana della Cucina, coordinati da Sergio Lucchetta, Vice Presidente Ascom-Confcommercio -, hanno effettuato una prima scelta selezionando quaranta piatti semifinalisti. Solo in un secondo tempo le pietanze si sono ridotte a dodici, decretando di fatto i tre antipasti, tre primi, tre secondi e tre dolci che caratterizzeranno il “Menù Tipico Pordenone”. Ed ecco quali sono i magnifici dodici. Per gli antipasti “Pitina in brodo di polenta”, “Fegato alla moda dei Franceschina” e “Zuf di zucca”. Tra i primi “Brout brusat”, “Minestra di riso e verze” e “Gnocchi di polenta con formaggio salato. Per i secondi “Anguilla”, “Verza con la costa di maiale” e “Muset e brovada”. Per finire i dolci: “Biscotti di mais con uvetta e pinoli”, “Pane e zucchero” e “Pistum”. Nella terra del grande Pier Paolo Pasolini o delle Giornate del Cinema Muto, del “gigante buono” Primo Carnera o delle barbatelle, delle Sagre più antiche come quella dei “Osei” che fonda le sue origini nel 1673 o della Festa del Libro “pordenonelegge”, della rappresentazione della Via Crucis o delle gare internazionali dei più importanti sport, si può restare sorpresi da alcune specialità esclusivamente pordenonesi. Tra tutte la pitina (o peta o pitina o petucia a seconda delle zone di produzione, ma che mantiene alla base la caratteristica forma tonda a polpetta). E’ un unicum (recentemente ripreso e valorizzato grazie anche al presidio Slow Food) formato da un composto di carne tritata di capra e di pecora, con l’aggiunta di capriolo o camoscio, manzo e maiale, aromatizzato con sale, pepe, aglio, finocchio ed erbe selvatiche, raccolto in formelle ricoperte da un lieve strato di farina di mais. Tipicamente pordenonese anche il Sauc (bondiola del pordenonese), il cui impasto è simile a quello del cotechino ma al quale vengono aggiunte altre parti dell’animale (muscoli o lingua) messi in fusione in vino rosso (Cabernet o Refosco). Squisiti anche i formaggi. Quello caratteristico della zona è il Montasio, proposto nelle diverse fasi della stagionatura. Ottimi tutti i formaggi di malga, il salat (salato) o l’àsin (formaggio a pasta morbida e cremosa), quello tal cit (formaggio a pezzettini, coperto da latte, panna ed aromi e quindi mescolato fino a formare una crema densa, che veniva posta nel cit, caratteristico vaso di pietra). Per finire il pasto da provare il Biscotto Pordenone (riconosciuto dal Ministero prodotto agroalimentare tradizionale). Seguite il nostro invito: lasciatevi conquistare dalle emozioni! Venite a visitare la provincia di Pordenone.

GRADO VERANSTALTUNGEN UND DIENSTLEISTUNGEN


Auf dieser gemeinsamen Reise entdecke ich mit Ihnen Grado, die Insel der Sonne: eine Handvoll Sand zwischen Venedig und Triest. Eine kleine Insel, die kostbar in der Lagune liegt, aufregende Naturlandschaften und venezianische Ausblicke bietet, die bei Sonnenuntergang wie von Zauberhand zum Leben erwachen. Zunächst tauchen wir in seine tausendjährige Geschichte ein, angefangen von den römischen Ursprüngen über die Blütezeit der Habsburger bis in die heutige Zeit. Mit den aktiveren werden wir Spaß haben und alle Sportarten und neuen Aktivitäten ausprobieren, die der Strand zu bieten hat, vielleicht mit SUP beginnen, oder eine Kanufahrt machen und warum nicht, mit der unvermeidlichen Partie Beachvolleyball bei Sonnenuntergang mit alten Freunden den Tag beenden. Wer ein bisschen Entspannung mit der Familie sucht, verbringt einen ruhigen Nachmittag am Strand, genießt ein Eis und ein gutes Buch unter dem Sonnenschirm, während er die Kinder beobachtet, die nur wenige Meter entfernt am Strand spielen und sich gegenseitig jagen. Danach kann man einen guten Aperitif mit Blick auf das Meer in einer unserer Bars am Strand genießen, in der ersten Reihe für das am meisten erwartete Spektakel aller Sonnenuntergangsliebhaber, die Sonne, die uns am Horizont langsam verlässt. Eine belebende Dusche, ein schneller Kleiderwechsel und schon sind wir bereit, uns in den engen Gassen und Palästen des faszinierenden Castrum Gradense, der Altstadt, zu verlieren, wo man noch die Atmosphäre vergangener Zeiten einatmen kann. Die Gerüche, die aus den Restaurants kommen, ziehen uns an und wir haben die Qual der Wahl. Wir setzen uns in eines der vielen typischen Restaurants, die die Calli und Campielli bevölkern. Hier werden wir uns an typischen Gerichten mit Fisch aus der Lagune erfreuen und "boreto", das Grado-Gericht schlechthin, kosten. Die kulinarische Tradition dieser Insel ist einzigartig und war schon immer ein Ziel für Feinschmecker. Um den Tag optimal abzurunden, besuchen wir nach dem Abendessen eines der verschiedenen Tournee-Konzerte nationaler und internationaler Künstler, die den ganzen Sommer über organisiert werden. Die musikalischen Noten klingen immer noch angenehm in unseren Köpfen nach. Nach dem Konzert fahren wir müde, aber glücklich zurück in unser Hotel, um uns auszuruhen, bereit für einen weiteren unvergesslichen Tag in der Sonne. Wir wünschen Ihnen einen schönen Sommer... und denken Sie daran, Ihren Urlaub zu genießen! GESCHICHTE Heute nehme ich Sie mit in die Vergangenheit, wir machen eine Reise durch die Geschichte dieser faszinierenden Insel. Wir werden dem Schatten zwischen den Kalli folgen, jenem Schatten, den die Sonne immer gleich zeichnet, jeden Tag zur gleichen Zeit. Gemeinsam gehen wir an den antiken Mauern entlang, folgen den Umrissen der römischen Überreste, der wiederentdeckten Mosaike, der dem Meer und den Schiffswracks entrissenen Amphoren und versuchen uns, über den Damm gelehnt, vorzustellen, an welchem genauen Punkt der Lagune sich die antiken Wracks befinden, die römischen, aber auch die jüngeren, die das Meer von Grado birgt und die die Geschichte eines Grenzlandes erzählen. Ich werde Sie an die Hand nehmen und Ihnen das älteste Haus in Grado zeigen, das Haus der Musik. Wir müssen nicht weit laufen, aber der Anblick wird uns in eine ferne Epoche versetzen: Sie wurde im 16. Jahrhundert erbaut und steht auch heute noch jeden Tag da, um uns daran zu erinnern, wie tief die Wurzeln dieser Stadt sind. Schon der Name der Insel erinnert an ihre antiken Ursprünge: Grado leitet sich vom niederlateinischen "gradus" ab, was Hafen bedeutet. Dieser stand im Dienst von Aquileia und befand sich an der Küste, da sich zu dieser Zeit unsere Lagune noch nicht gebildet hatte. Die Sonneninsel war wahrscheinlich ursprünglich eine große Sanddüne, auf der schon in der Römerzeit etwas los war. Später wurde an dieser Stelle das Castrum gebaut. Im 2. Jh. n. Chr. wurde eine Mauer um die Stadt gebaut, um den ersten Invasionen der Barbaren entgegenzuwirken, die zu dieser Zeit auf der Suche nach Eroberungen in den Südosten Italiens eindrangen. Infolgedessen beschlossen die Bewohner Aquileias, auf die Inseln der Lagune auszuwandern und verwandelten Grado in eine Art Venedig, das der Legende nach selbst zum Schutz der Bevölkerung vor den Barbaren gegründet wurde. Mit dem Einfall der Hunnen im Jahr 452 flüchtete der größte Teil der Bevölkerung von Aquileia und dem Umland, der es schaffte zu entkommen, nach Grado. Mit der Ankunft der Langobarden nahm die Bevölkerung, die in der Lagune Zuflucht suchte, wieder zu. Nachdem wir den ältesten Teil der Insel hinter uns gelassen haben, setzen wir unsere Reise auf der Suche nach ihrer Geschichte fort. Sie werden mit mir entdecken, dass diese kleine Stadt mit achttausend Einwohnern zwei Basiliken auf ihrem Platz hat, eine nur wenige Meter von der anderen entfernt, getrennt durch ein Baptisterium. Sie wurden von Patriarch Elias restauriert, während der Zeit, in der der Sitz des Patriarchen vorübergehend von Aquileia nach Grado verlegt wurde. Wir werden gemeinsam hineingehen, die Kühle einatmen, die seit mehr als anderthalb Jahrtausenden in diesen Mauern herrscht, und uns von den Mosaiken überraschen lassen, indem wir nach denen suchen, in denen Fische vorkommen und die uns an das Wesen dieser Länder erinnern, in denen das Meer immer der Protagonist ist. Kirchen werden im Laufe der Zeit übereinander gebaut, und auch Sie können die ältesten Überreste erkennen. Aber die Kirchen sind versteckt, in Grado sogar unter den Straßen, und genau deshalb werden wir zur Piazza Biagio Marin zurückkehren, wo man den Asphalt entfernt hat, um zu entdecken, was sich darunter befand: andere Mosaike, noch älter, die Zeichen einer anderen Kirche, die Gräber und die Form des Baptisteriums. Anschließend erkunden wir gemeinsam die Lagune, wo wir die Geschichte der Tradition, des Fischfangs und der Landwirtschaft auf den kleinen, dem Brackwasser abgerungenen Inseln kennenlernen. Mit der Verlegung des Patriarchensitzes wurde die Wirtschaft des alten Castrums noch ärmer. Die beiden Mikrokosmen der Lagune und der Altstadt wurden immer unterschiedlicher und entfernter, bis hin zu unterschiedlichen Dialekten und religiösen Traditionen. In der Lagune lebten die Menschen im "casòn", das als Unterschlupf begann und dann im Laufe der Zeit in eine Behausung umgewandelt wurde, die die Anpassung des Menschen an die Umwelt darstellt und das letzte verbliebene Erbe der neolithischen Hütten ist. Wir werden in ihr hölzernes Gestell gehen, das mit Schilf bedeckt ist, das "de fiumera" gewesen sein muss, von Hand geschnitten, getrocknet und verknotet, um von innen zu sehen, wie sie gebaut wurden. Es hatte keine Öffnungen nach Norden, um sich gegen die Kälte zu schützen, stattdessen gab es ein kleines Fenster und eine Tür nach Süden. Wenn die Insel groß genug war, konnten zwei oder drei davon gebaut werden, und sie konnten auch zur Lagerung von Netzen verwendet werden. Der Fischfang folgte hier den Rhythmen der Jahreszeiten und der Gezeiten. Das Wasser bewegt sich viermal am Tag, Ebbe und Flut wechseln sich ab und sind an die Mondphasen gebunden. Machen wir nun einen Zeitsprung nach vorne und kommen wir zum Vertrag von Campoformido von 1797, durch den Grado, wie das gesamte Friaul, in die Hände der Österreicher überging, abgesehen von den Zeiten der französischen Herrschaft im italienischen Königreich. Von diesem Moment an brachten die Österreicher mit der Eröffnung des Marinehospizes und einer Badeanstalt neues Leben auf unsere Insel. Genau 1892, vor 129 Jahren, nachdem Kaiser Franz Joseph Grado als offiziellen Kurort der österreichisch-ungarischen Monarchie anerkannt hatte, wurde der Insel der Titel "Kurort" verliehen. Die Einwohner von Grado, die größtenteils Fischer waren, begannen damit eine neue Aktivität: den Tourismus am Meer. Es war die Entdeckung eines unterirdischen Aquifers im Jahr 1900, die das grundsätzliche Problem des Wassermangels löste, das auf unserer Insel schon immer bestanden hatte, und neuen Aufschwung gab und sie in Richtung dessen lenkte, was ein starkes Touristenziel werden sollte. Grado etablierte sich mehr und mehr als international anerkannter Kurort, auch dank seines Psammototherapiezentrums, das Meersand für Heilbehandlungen nutzte, einzigartig in Italien, und wurde zu einem touristischen Ziel für die Wiener und zu einem Referenzzentrum für ganz Mitteleuropa. Um nun noch mehr in die Jugendstilatmosphäre dieser Zeit einzutauchen und sich mit der habsburgischen Aristokratie zu identifizieren, die wegen der Bäder und des wertvollen Meeresbades von Grado aus dem frühen neunzehnten Jahrhundert hierher kam und in den fünf eleganten Bianchi-Villen hinter dem Strand wohnte, lassen wir uns von den Worten eines Touristen par excellence, Biagio Marin, Dichter und Sänger der Insel, mitreißen, der seine Ankunft in Grado beschreibt “…” Grado ist ein einzigartiger Ort, zu Lande und zu Wasser, der in Ihr Herz eindringt und Sie nie wieder verlässt. Es gibt das Neue und das Moderne, das Komfortable und das Luxuriöse, und dann biegt man um die Ecke und die Essenz der Vergangenheit wartet, einfach und echt. Direkt an der Hafeneinfahrt kann man noch die Überreste eines auf Grund gelaufenen Schiffes im Sand sehen, die das Meer langsam auswäscht. Unter Wasser verbergen sich im Sand die Überreste von römischen Schiffen, Flugzeugen und in Kriegen versenkten Schiffen aus der näheren Vergangenheit. In der Lagune können Sie sich von den Landschaften verzaubern lassen, die so eindrucksvoll sind, dass sie für immer in Ihren Augen und in Ihrem Gedächtnis eingeprägt bleiben werden. Der Banco d'Orio, den die Sandströme im Laufe der Jahre verkleinern, und Porto Buso: Ich nehme Sie mit auf eine Reise durch die gemischte Natur von Land und Meer, aber auch durch die Geschichte derer, die diese sanften Gewässer und dieses Land aus Sand als ihr Zuhause wählten. Heute haben wir unsere Reise in die Geschichte dieser magischen Insel abgeschlossen. Um zu erfahren, was ich Ihnen in unserer nächsten Folge erzählen werde, müssen Sie nur in die nächste Folge reinhören. Wir wünschen Ihnen einen schönen Sommer... und vergessen Sie nicht, Ihren Urlaub zu genießen!!! STRAND DIENSTLEISTUNGEN Der fast drei Kilometer lange Hauptstrand von Grado, der vollständig nach süden ausgerichtet ist und den ganzen Tag über in der Sonne liegt, bietet verschiedene, unterschiedlich ausgestattete Bereiche, um alle Gäste zufrieden zu stellen. Vom exklusiven Bereich bis zum Sportbereich, vom Bereich für Mütter und Kinder bis zum freien Bereich, jede Zone bietet dem Kunden spezielle und besondere Leistungen. Der Strand wird von einer grünen, einladenden, erfrischenden Küste umarmt; ein sauberes Meer, das seit 1989 mit der Blauen Flagge der Fee ausgezeichnet ist, was die Reinheit des Wassers und die hohe Qualität der Dienstleistungen garantiert. Ein sanft abfallender Meeresboden sorgt für Entspannung und Sicherheit für die ganze Familie. Ein Stab von Rettungsschwimmern auf dem Meer und am Strand, der die Aufmerksamkeit garantiert und die Sicherheit bescheinigt. Hütten und Sonnenschirme befinden sich praktisch überall am Strand. Die Tagessätze und Abonnements werden auf dieser Seite veröffentlicht. Kinderspielplätze, große Bereiche für Unterhaltung, kulturelle Treffen, Spiele, ein Lesepunkt für nationale und internationale Zeitungen, eine Bar und kalte Tische befinden sich in den strategischsten Bereichen, um alle Geschmäcker zu befriedigen. Raumtemperatur- und Solar-Warmwasserduschen, Toiletten und verschiedene Spielbereiche sind überall vorhanden. Vierbeiner sind willkommen: Der Strand von Git hat einen speziellen Bereich für Hunde namens Lido di Fido. VII Himmel (VIP) Ihr Strand zum Wohlfühlen wie ein VIP - "Settimo cielo" für ein besonders raffiniertes und anspruchsvolles Klientel. Der Strand von Grado verfügt über einen eindrucksvollen Bereich, der an die frühen 1900er Jahre erinnert, mit speziellen Einrichtungen und großen, weißen Flächen. In dem Sie direkt unter Ihrem eigenen Sonnenschirm lokale gastronomische Spezialitäten auf Fischbasis genießen und die feinen Weine des Collio DOC probieren können. Liegestühle, passende Handtücher, Duschbereich. KAISERLICHER STRAND Ihr Strand Eleganter Ton-in-Ton Maxi-Schirm in Cremeweiß mit dem ASBURGIAN IMPERIAL-Wappen, Sonnenliege mit personalisiertem Kissen, dahinter die Bianchi-Villen und das historische Kaisertor Eingang 1, 2 BEACH CLASSIC Das klassische Stranderlebnis Mitteleuropas; die Abwechslung von farbigen Sonnenschirmen, Liegen und Liegestühlen die große Ordnung, die Qualität und Sicherheit der gesamten Badeanlage Zugängliche Eingänge 2, 3 und 4 Unterhaltungsservice, hinterer Strand Tennisplätze, Velarium Kulturpunkt, ausgestattete Grünanlage, Pavillon und Kinderspiele BABY- & FAMILIENSTRAND Baby & Family Beach, der den Kleinsten gewidmet ist, mit Sonnenschirmen, die breiter sind als die traditionellen. Es gibt einen eigenen Unterhaltungsbereich mit Spielen, einen Pavillon zum Wickeln der Kinder und die engagierte Betreuung durch eine Super-Baby-Beteuerung. In der Nähe Sports Point Kite und Pad Zugänglicher Eingang 3, 4, 5, 7. Sehr zentral hinter dem Hallenbad und der Barchessa der Therme (ausreichend Parkplätze hinter Eingang 4, einem der beliebtesten Eingänge wegen der zentralen Lage) STRANDKLASSIKER (OST) Replizieren Sie den Classic 1 (Levante) mit kleinen Variationen (im Preis) das Must-Have Strand GIT GRADO die Abwechslung von Sonnenschirmen, Liegen und bunten Liegestühlen die große Ordnung, Qualität und Sicherheit der gesamten Strandanlage. Der Eintrittspreis für einen Sonnenschirm + 2 Ausrüstungsgegenstände beinhaltet den Zugang zum Strand, den Grünflächen, den Spielplätzen, den Umkleidekabinen und zahlreichen anderen Dienstleistungen und Aktivitäten. SMART DAS SMART PROPOSAL: Es ist keine Frage des Preises, Die Antwort - vorgeschlagen für diejenigen, die einen Tag - oder ein paar Stunden am Meer - in sportlicher, einfacher Form genießen wollen... auch wenn sie mit dem Auto anreisen LIDO VON FIDO Lieber Gast, wenn Sie einen vierbeinigen Freund haben, haben wir an ihn gedacht... LIDO di FIDO Spezieller Strandbereich, ausgestattet, um Tiere willkommen zu heißen. Zu Ihrer Verfügung steht ein bequemer Strandschirm mit Liegestuhl und Sonnenliege, ausgestattet mit Hundebett, Napf, Hundetoilette und Dusche oder in der eingezäunten Boxversion. Unsere Rettungsschwimmer beraten Sie gerne. Im hinteren Teil des Strandes gibt es einen schattigen Parkplatz und einen großen, von Bäumen gesäumten Spielbereich. Hunde haben leichten Zugang zum Meer. Am Hauptstrand, der von Git verwaltet wird, finden auch Vierbeiner die größte Gastfreundschaft. Der neue Strand namens "Lido di Fido" wurde mit Blick auf die perfekte Harmonie zwischen Tier und treuem Besitzer entworfen und gebaut. In dem großen, komfortablen Bereich zwischen dem kostenpflichtigen Strand und dem freien Abschnitt können Tiere gehalten werden, schwimmen, spielen und sich ausruhen. Es gibt etwa fünfzig Sonnenschirme, etwa hundert Hundebetten und eine Schüssel, einen baumbestandenen Bereich für den Zugang zum Meer, Hundetoiletten, Duschen und einen großen Parkplatz. Es gibt auch 6 sandige Ranches (60 m² Boxen), wo Ihr treuer Freund frei, aber unter Aufsicht, herumlaufen kann. Der Bereich wurde von GIT auf der Grundlage der Erfahrungen von Fachleuten aus der Branche geschaffen, mit dem Ziel, einen umfassenden und zeitnahen Service zu bieten, damit Ihre vierbeinigen Freunde und ihre Besitzer einen echten Urlaub erleben. Auf der Rückseite des Strandes befindet sich ein Spielplatz,im Schatten. Der Lido di Fido befindet sich am Eingang Nummer 8 (Viale del Sole) am Hauptstrand. Es rühmt sich exzellenter Kritiken des Publikums, einschließlich des internationalen Publikums, das die Dienstleistungen und den Empfang schätzt, der für seine vierbeinigen Freunde reserviert ist. Der "Fido Lido" ist ein immer beliebter werdender Strandabschnitt für den Urlaub am Meer mit dem treuen Freund. Git hat auch eine gemeinsame Synergie mit UNCIS (Canine Rescue Unit Nautico Onlus) mit einem Programm (vor allem an den Wochenenden) interessanter Aktivitäten: Let's play mit Agility, Morgenspaziergang mit Hunden, Riechaktivität am Strand, Aquatics und sanfter Umgang mit dem Wasser, Vorträge über Gesundheitsprobleme und Erste Hilfe am Strand, erste Ansätze und Wasserrettungsdemonstration für Kinder am Strand. An Veranstaltungen zu den Themen "der Erzieher antwortet" zusammen mit dem Tierarzt mangelt es nicht. Befindet sich im Osten am Eingang Nr. 8 (angrenzend an den öffentlichen Strand). Leicht erreichbar mit Auto und Fahrrad. Eingänge 8, 7 DER WASSERPARK ...wir haben Spaß wie Kinder Der Wasserpark befindet sich direkt am Hauptstrand, umgeben von viel Grün, und ist eine echte Quelle des Wohlbefindens, eine ideale Oase für einen Tag voller Spaß und unbeschwerter Entspannung. Ein großer Meerwasser-Swimmingpool mit Whirlpools und Wasserfalldüsen zur Straffung des Körpers, Sprungbretter, eine Wasserrutsche, Kinderspiele und eine Bar mit "Unterwasser"-Sitzen zum Nippen an Ihrem Lieblingsgetränk, während Sie im Wasser sind. Außerdem gibt es Wasseraerobic, sanfte Gymnastik und Aerobic sowie einen großen Bereich für Heliotherapie. Der Wasserpark ist jedes Jahr von Juni bis September wieder geöffnet. Der Park hat spezielle Bereiche für Kinder, die sich in Ruhe vergnügen können. Eine wahre Spaßbucht mit bunten Rutschen, von denen man in den Pool hinabsteigt Sonderpreise für Kinder. Der Wasserpark ist ein familienfreundlicher Park: Spiele und Rutschen für Kinder, Whirlpools für Mütter, Schwimmbereich und Trampoline für die Sportlicheren. G.I.T. BEAUTY CENTER und THERMAL POOL Nach einem langen Tag voller Sonne, Meer und Spaß haben wir das Bedürfnis, uns zu regenerieren und zu verwöhnen. Um einen Tag des Glücks zu erleben, werden wir einen einfachen und natürlichen Weg entdecken, um unsere Schönheit zu betonen. Sich um sich selbst zu kümmern, verbessert unsere Stimmung, und wenn wir uns selbst gut behandeln und uns als fit sehen, sind wir noch glücklicher. Wir beschließen, einen Tag im G.I.T.-Wellness-Center zu verbringen, wo das hochspezialisierte Personal darauf wartet, uns persönliche Schönheitsbehandlungen und maßgeschneiderte Schönheitsprogramme anzubieten. Wir könnten zum Beispiel Programme zur Vorbeugung von Hautalterung, Hautunreinheiten und Adipositas verfolgen. Wir können Ihre Bräune auch mit differenzierten Solarium-Sitzungen "planen". Beauty Cener ist ein Segment des Grado Spa, das denjenigen gewidmet ist, die nicht nur die beste körperliche Form, sondern auch die beste ästhetische Form wiedererlangen wollen. Oder man entscheidet sich für ein Bad im Thermalhallenbad, das mit der Terme Marine verbunden ist. Dort gibt es zwei beheizte Meerwasserbecken, eines zum freien Schwimmen mit 31 °C warmem Wasser, das andere mit 32 °C warmem Wasser, das mit einem koordinierten Hydromassagesystem ausgestattet ist und sich hervorragend für Kinesitherapie-Behandlungen und für diejenigen eignet, die noch nicht schwimmen gelernt haben. Die Verwendung von Meerwasser macht das Grado Thermalbad gesünder und besonders geeignet für Menschen mit einer Unverträglichkeit gegenüber Chlor – das nur in kleinen Mengen verwendet. Zu den verschiedenen Behandlungen, die das Grado Marine Spa anbietet, gehören manuelle und mechanische Physiotherapien, die zur Vorbeugung, Diagnose, Behandlung und Rehabilitation von Erkrankungen des Bewegungsapparates angezeigt sind. Die Erfahrung und die Aktualisierung des qualifizierten Personals machen das Angebot der Physiotherapie in Grado äußerst vollständig und in der Lage, die heute anerkanntesten Techniken und Methoden anzubieten. Die natürliche Umgebung, in die die Einrichtung eingebettet ist, die Verfügbarkeit des Personals und die Kultur der Gastfreundschaft sind einige der Aspekte, die die Physiotherapiekurse von Grado auszeichnen. Physiotherapie und Rehabilitationssitzungen basieren hauptsächlich auf der Verwendung von Meerwasser, aber es gibt auch die Möglichkeit der physischen Rehabilitation im Trockenen. Individuelle Rehabilitationsleistungen werden durch hochspezialisiertes medizinisches Personal erbracht. Es kommen eine Vielzahl von therapeutischen Maßnahmen zum Einsatz, wie z. B. Physiotherapie, manuelle/manipulative Therapie, Massagetherapie, Haltungstherapie, aber auch Kinesiotherapie oder Ergotherapie. Die populärsten Methoden sind: individuelle und Gruppen-Hydrokinesiotherapie; individuelle Physiokinesiotherapie; Massokinesiotherapie; neuromotorische Rehabilitation; Pumptechniken, etc. Die physikalische Rehabilitation reicht von der TransElectricalNerveStimulation (T.E.N.S.)-Praxis über Ultraschall in Gel oder Wasser bis hin zur Lasertherapie, Tecar-Therapie usw. Für die Neurorehabilitation in Kombination mit oder ohne Wasserrehabilitationstechniken steht auch ein Fitnessraum zur Verfügung. Wir haben die Qual der Wahl! Das ist das Schöne an einem Aufenthalt in Grado... Grado ist bereit, Ihnen genau das zu geben, wonach Sie suchen! BARS UND RESTAURANTS GIT GRADO BEACH ein einzigartiger, überraschend reicher, intensiver Ort... man muss nicht weit gehen. Der Sommer in Grado versammelt auf kostbare Weise alle Schattierungen von Blau. Sonne, Meer und Entspannung sind die Zutaten, an denen es am Strand nie mangelt, um Ihre Tage angenehmer zu gestalten. Gehen wir in den Extra-Modus - ein typisches Tagesmenü unter dem Sonnenschirm. Wie Entdecker, ausgerüstet mit Flip-Flops, Kopfbedeckung und Sonnenbrile, 50er Schutzcreme, machen wir uns auf den Weg, um die Bars, oder besser gesagt die typischen Strandspots des GIT zu entdecken. Scheinbar ähnliche Bars und Restaurants am Strand, aber jede mit ihrer eigenen Identität, Charakteristik, Angebot und Stil. An der Schwelle von 130 Jahren touristischer Berufung ist der aufgeräumte, segmentierte Strand der Ausdruck, die richtige Mischung, wo Tradition und Innovation perfekt verschmelzen. Ein Tag am Meer: Nach einem Strandspaziergang und einer Fitness-Stunde am Ufer geht es an den Strand. Der VIII GIT-Strandeingang ist auch ein Paradies für unseren Hund, der bei LIDO für FIDO seine eigene Box mit Schirm, Napf und Hundbett findet, und an der TOP Bar beginnt der Tag erst so richtig mit einem Klassiker: dem Frühstück mit Cappuccino und frisch gebackenen Croissants und frisch gepresstem Saft. Der süße Duft und das arabische Aroma werden durch die Salzigkeit der Morgenbrise verstärkt; ich begegne dem Lächeln der Kellnerin, die mir die Variante Oro Caffè Freeze empfiehlt: kaltgepresster Kaffeeextrakt in einem eleganten Halbliter-Glas. Ich lasse mich von einer neuen Erfahrung überzeugen und statt dem zweiten Brioche habe ich Heißhunger auf Baghel Salvadego - ein Top-Snack an der TOP BAR. Wir machen uns auf den Weg zum Marine Spa und dem Beauty Center. Auf dem Weg nach draußen stoßen wir auf das AQUAMARINA Restaurant und Bar. Das Restaurant im AQUAMARINA bietet eine Auswahl typischer lokaler Gerichte an, die persönlich ausgewählt werden. Durch die Bevorzugung von Zutaten und Rezepten, die Teil der Tradition sind und von fachkundigen Händen zubereitet werden, erhält der Urlaub einen besonderen Geschmack. Der kreative Geist der Küchenbrigade folgt dem Markt, achtet auf den Fang des Tages, auf lokale Produkte, direkt am Strand. Lassen Sie sich von der kleinen Meeresfrüchteküche überraschen, sie wird Sie begeistern: Gerichte, frisch und farbenfroh, die Exzellenz entdecken lassen: ausgezeichnete Fischrezepte, die die besten traditionellen Gerichte bewahren und verbessern. Die Verkostung fällt auf goldene Sardinen, ein einfaches Gericht, für diejenigen, die wissen, wie man es macht...lecker, wenn in der Gesellschaft von Amandum friulano. Ein Wunsch bleibt: Pasta Aquamarina, die Pasta der guten Rückkehr. Zu einer Zeit von ANTICHE TERME Ristorantino sulla Spiaggia, die uns mit dem zweiten Gerichten verwöhnen: Bavette mit Venusmuscheln und Limette sowie Filet von der Seebrasse mit Thymian und Limette. Was die Weine betrifft, so war die Gewinnerkombination der Sekt von D. Coos und der Friulano von L. Felluga. Die Aussicht ist überwältigend: das blaue Meer, die Küstenlinie von Triest ist zu sehen, während elegante, junge, gebräunte Damen in Badeanzügen vorbeischlendern. Nach den Genüssen folgt eine Pause, ausgestreckt auf der Sonnenliege, gut beschattet durch den Sonnenschirm in der ersten Reihe. Tiefenentspannt von den Wellen, träume ich von einem Zitronen-Eis. Als ich aufwache, streichelt die Sonne die Sonnenschirme am Strand und es ist fast Zeit für den Sonnenuntergang. Der gesunde Spaziergang entlang der Strandpromenade führt uns zur Bar NumeroUNO. Die schattige Promenade liegt hinter dem Sandstrand ganz im Süden, neben der Porta Imperiale das Schwarz-Weiß-Bild, das an die Schönheit des Settimo Cielo erinnert, ein edles Strandgebiet, dem das NumeroUNO einen ebenso fürstlichen Imbiss widmet: Ich tauche ein zwischen Meer und Land: Sardellen und Burrata, Taggiasche-Oliven und ein Ribolla Gialla oder Collavini Sekt. Die Liste der Getränke und Cocktails deutet auf den kommenden GIT Sunset hin. Bleibt noch, die NumeroUNO-Sehnsucht zu befriedigen: Wie wäre es mit dem klassischen Salat? Perfektes Gericht für den Strand oder einen Obstsalat. Bar NumeroUNO Es ist fast Sonnenuntergang: Ich habe die Qual der Wahl für einen Aperitif: Bar TOP, Aquamarina, Antiche Terme oder NumeroUNO. GIT GRADO: Qualität und Gelassenheit am Strand gehen Hand in Hand, Essen und Wein werden dank Lieferservice direkt unter dem Sonnenschirm serviert. Aus dem Spaziergang abseits der Speisekarte wurde ein komplettes Urlaubserlebnis, eingetaucht in Essen und Wein, entlang einer Route der Sinne, die in idealer Weise die Küste mit dem Berggebiet verbindet und durch die Weinberge und Hügel des regionalen Hinterlandes führt. Alle im GIT-Viertel, gebräunt zwischen Sonnenschirmen und Liegen und mit dem Hund schwanzwedelnd auf dem Rückweg von Fido's Lido. GIT GRADO BEACH ein einzigartiger, überraschend reicher, intensiver Ort... man muss nicht weit gehen.

Friaul-Julisch-Venetien


Friaul-Julisch-Venetien ist eine ganz besondere Region, und das nicht nur wegen ihres Statuts. Es weiß, diejenigen, die es besuchen, immer wieder aufs Neue zu überraschen Seine Hauptbesonderheit ist, dass es eine Konzentration von Freizeit- und Vergnügungsmöglichkeiten für alle Geschmäcker, für alle fünf Sinne und... für alle Budgets bereithält. Meer, Berge, Seen, Flüsse, Hügel, Ebenen, Hochebenen, Höhlen, volkstümliche Traditionen, Denkmäler, künstlerische Meisterwerke, Shows, Gastronomie, Weinberge und Weine machen diesen Teil Italiens "zu einem kleinen Kompendium des Universums", wie der italienische Romancier Ippolito Nievo im 19. Jahrhundert schrieb - noch anregender durch die besondere geografische Lage, an der Grenze zu Österreich, Slowenien und der Adria. Friaul-Julisch Venetien liegt nämlich an einer Kreuzung, an der sich seit jeher drei wichtige Gebiete und Bevölkerungen Europas treffen: die mediterrane, die germanische und die slawische. Obwohl sie in verschiedenen Teilen des Territoriums vorkommen, führen sie zu einer außergewöhnlichen Verflechtung von Sprachen, Kulturen, Folklore und natürlich auch von Essen und gastronomischen Traditionen. Seit der Antike ein Land des Transits, hat Friaul-Julisch Venetien nach der römischen Herrschaft eine Abfolge von verschiedenen Herrschaften erlebt (bezeugt durch Festungen und zahlreiche prächtige Schlösser). Die barbarischen Invasionen (berühmt ist der Einfall Attilas, der die Bewohner Aquileias dazu trieb, in die gegenüberliegende Lagune zu fliehen und Grado zu gründen), das Patriarchat von Aquileia, das Langobardenherzogtum, die Republik Venedig, die türkischen Raubzüge, das österreichisch-ungarische Reich und die napoleonischen Eroberungen haben wichtige Spuren hinterlassen. Im Laufe der Jahrhunderte haben die Menschen an diesen Orten gelernt, Hungersnöte zu bekämpfen (indem sie sparsam mit allen Ressourcen umgehen), nach den Verwüstungen eines Krieges wieder aufzustehen (indem sie beharrlich wieder von vorne anfangen, Stein für Stein) und immer mit Mut zu reagieren! Das Studium der kulinarischen Traditionen ist ein wunderbares Werkzeug, um diese vielschichtige Realität in der Tiefe zu verstehen. Es liefert interessante Informationen über die Isolation bestimmter Gebiete (wie z.B. bestimmte unzugängliche karnische Dörfer), über die ethnische Herkunft der Bewohner (die Sprachinseln Sauris und Timau sind erwähnenswert) und über die Einflüsse benachbarter Völker, die durchzogen oder sich mit den bereits bestehenden Bevölkerungen integrierten (Triest, ein aktives Handelsimperium, stellt einen außergewöhnlichen Schmelztiegel verschiedener Völker dar). Natürlich ist die Gastronomie auch sehr stark mit den Ressourcen des Gebietes und seinen typischen landwirtschaftlichen Produkten verbunden, die in dieser besonderen Region zu gemeinsamen Elementen in einer vielfältigen Welt von lokalen "sprachlichen" und "dialektalen" Variationen werden. Tauchen wir also ein in diese fantastische Polyphonie der Aromen, beginnend mit der vielseitigen Polenta. Gelb oder weiß, seit Jahrhunderten die Haupt-, wenn nicht sogar die einzige Mahlzeit der Bauern, wird sie je nach Region zu Fleisch- oder Fischgerichten, Soßen und Käse serviert. Sie wird mit Salzwasser (aber auch mit Milch) in verschiedenen Konsistenzen zubereitet, flüssig, weich bis kompakt, zum Schneiden und dann Grillen oder Braten, auch mit Butter und Zucker als Snack für Kinder. „Buiadnik“ zum Beispiel ist ein Kuchen aus einem weichen Teig aus Maismehl, Eiern, Sahne, Zucker, Hefe, Äpfeln, getrockneten Früchten, Zimt und wilden Fenchelsamen, der dann auf ein Blech gestrichen und gebacken wird. Das für die Polenta verwendete Mehl ist in der Regel Maismehl, von dem es auch einheimische Sorten von sehr hoher Qualität gibt, wie z.B. den Resia-Mais, "zitu", mit der bunten Farbe seiner Körner, der im gleichnamigen Tal bis zu 1000 Meter über dem Meeresspiegel angebaut wird. „Blave di Mortean" hingegen ist ein Mehl aus Mais, der in der Gemeinde Mortegliano in der Provinz Udine angebaut wird. Es gibt auch Polenta aus Buchweizenmehl oder anderen kleineren Getreidesorten, die leider immer weniger bekannt sind. Friaul-Julisch Venetien wird Sie mit seinen Käsesorten verzaubern, deren Herstellung sehr differenziert ist, je nach Gebiet, Art der Milch (Kuh, Schaf oder Ziege), dem System der Aufzucht und Fütterung der Tiere (Weidehaltung oder Stallhaltung), sowie den Methoden der Konservierung und Verwendung. Natürlich haben die Berggebiete eine herausragende Rolle gespielt, während es in der regionalen Käsetradition drei Qualitäten gibt, die heute im gesamten Gebiet verbreitet sind: Formaggio di Malga (Bergkäse, von sehr altem Ursprung - mit intensivem Geschmack und einer subtilen bitteren Note); Latteria (immer begleitet von der Angabe des Produktionsgebiets und von unterschiedlichen Reifezeiten, bis zu 2 Monaten - im Allgemeinen mit einem frischen und delikaten Geschmack); Montasio-Käse (der friulanische Käse schlechthin, dessen Ursprünge auf das 13. Jahrhundert zurückgehen und der durch die g.U. mit einer genauen Produktionsspezifikation geschützt ist, die eine Reifung von mindestens zwei Monaten vorschreibt - der Geschmack ändert sich je nach Reifezeit und reicht von frisch bis zu kräftiger und aromatischer, mit Spitzen von Schärfe). Nicht zu vergessen ist eine ganze Reihe von Molkereiprodukten, die auch die anspruchsvollsten Liebhaber und Feinschmecker sprachlos machen werden. Aus dem Gebiet nördlich von Pordenone kommen die „Formai dal Cit“, ein traditionelles cremiges Produkt, das durch die Verarbeitung von wiederaufbereiteten Käsesorten gewonnen wird, und „Asìno-Käse“, der seinen Namen dem Monte d'Asio verdankt (es gibt ihn in zwei Sorten, die beide in Salzlake eingelegt werden müssen, die niemals wiederaufbereitet wird: der klassische, dickere und pikantere Käse und der weiche, cremige und zarte. „Ricotta Affumicata di Malga“ (geräucherter Ricotta von der Alm) und „Formadi Frant“ (heute selten geworden, wird aus verschiedenen Milchkäsesorten unterschiedlichen Alters hergestellt, zerbröckelt und mit Salz, Pfeffer, Milch und Sahne vermischt. - Er entstand aus dem bäuerlichen Bedürfnis, die Käsereste zu "recyceln", mit einem äußerst fesselnden Endergebnis am Gaumen); „Formadi Salât“ (gesalzener Käse, der Herstellungsprozess beinhaltet das Eintauchen in Salzlake in Lärchenfässern für Tage - sehr schmackhaft und delikat); „Sot la Trape“ (gewonnen durch Eintauchen der Milchformen in unvergorenen Most aus weißen oder roten Trauben, vielleicht ursprünglich geschaffen, um den Käse zu verstecken und vor dem Einsacken zu bewahren - der Geschmack ist eine perfekte Balance aus süß, aromatisch und leicht würzig). „Cuincir“ hingegen stammt aus dem Val Canale und Val del Ferro (er wird aus Ricotta-Käse hergestellt, der mit Salz, Pfeffer und wilden Fenchelsamen vermischt wird und dann bis zu 60 Tage lang reift - er wird in den Wintermonaten verwendet und hat einen scharfen Geruch und einen charakteristischen Geschmack). Ein Produkt, das ein Symbol für die gastronomische Identität des Friaul ist, das „Frico“; ein Gericht aus geriebenem Käse (reifer Malga, Latteria oder Montasio), der allein oder mit anderen Zutaten wie Zwiebeln, Kartoffeln und aromatischen Kräutern in einer Pfanne gekocht wird. Es wird in der knusprigen oder weichen Version zubereitet, mit zahlreichen "Interpretationen". Aus dem Karstplateau kommen Milchprodukte, die Kuhmilch verwenden, manchmal gemischt mit Schafs- und Ziegenmilch, und es mangelt nicht an neuen Interpretationen der Tradition, wie z.B. die Reifung in Höhlen: „Monte Re“ (hergestellt aus einer Mischung von Kuh-, Schafs- und Ziegenmilch, er geht auf die österreichisch-ungarische Tradition zurück und war für den Familienkonsum bestimmt - der Geschmack ist delikat und leicht würzig), „Tabor“ (hergestellt aus Kuhmilch, sehr duftend dank des lokalen Futters und mindestens einen Monat gereift). Friaul-Julisch Venetien will Sie auch mit seinen feinen Wurstwaren überraschen, deren Verarbeitungs- und Konservierungssysteme sicherlich auf die Römer und die keltischen Völker zurückgehen. Ein wahrer Reichtum für die bäuerliche Familie, das Schwein garantierte mit seinem Fleisch das Überleben für ein ganzes Jahr. Das Salzen, Würzen und Räuchern wurde im Laufe der Jahrhunderte verfeinert und wurde Teil der verschiedenen gastronomischen Traditionen, die für diese Gebiete typisch sind. Einer der besten ist „Prosciutto DOP di San Daniele“. Zart und süß, ist er das Ergebnis einer geschickten Verarbeitung und Reifung, die von einem Mikroklima profitieren, das absolut perfekt für diese Art der Produktion ist. Bekannt, geschätzt und exportiert in die ganze Welt, ist es einer der regionalen gastronomischen Stolz. Nicht zu übertreffen sind der geräucherte Schinken aus Sauris, Speck und der süße und geräucherte Carnia-Schinken, der Cormons-Schinken und der Praga-Kochschinken, traditionell aus Trieste. Wenn wir uns dann den Würsten und Salamis zuwenden, stehen wir vor einem Bergwerk von Düften, Geschmäckern und Handwerkskunst. Einige Produkte sind weit verbreitet, nicht nur auf regionalen Tischen, während andere wirklich seltene und wertvolle Delikatessen sind. Die repräsentativsten sind der „Muset“ (eine Mischung aus speziell gewürztem und gefülltem Schweinefleisch), der traditionell mit „Brovade“ (in saurem Trester eingeweichte Rüben, ein Rezept, das auf die Römerzeit zurückgeht) serviert wird; die friulanische Salami, sehr duftend; „lujanie“ (Wurst), die nach streng gehüteten Familienrezepten gewürzt und oft geräuchert wird; gerollter und geräucherter Bauchspeck, mit seinem berauschenden Aroma und seiner exquisiten "zartschmelzenden" Textur. Suchen wir dann nach den weniger bekannten und vielleicht gerade deshalb umso köstlicheren, haben wir die Qual der Wahl: „Sassaka“ und „Waracke“, duftende Schmalzmischungen, gewürzt, geräuchert und mit Zwiebeln gehackt, in verschiedenen Mengen; „Marcundela“, zubereitet durch das Zerkleinern und Mischen von Leber, Milz, Nieren, Lunge, weichen Fetten und blutigem Fleisch. Auch an Produkten aus Wild oder anderen Nutztieren mangelt es nicht, wie zum Beispiel der köstlichen „Pitina“ in den Varianten „Peta“ und „Petuccia“. Sie hat die Form einer großen, flachen Frikadelle und wird in den Tälern des Pordenone-Gebiets aus der Verarbeitung von Wildfleisch, aber auch Schaf-, Hammel- und Rindfleisch hergestellt, gehackt und mit Salz, Pfeffer, wildem Fenchel und Kräutern vermischt und dann gefüllt und geräuchert. Auch die Gans ist ein Tier, das im Friaul traditionell gezüchtet wird. Seit der Römerzeit in der Landschaft um Aquileia präsent, findet er heute sein Zentrum in Morsano al Tagliamento, welches ihr auch ein Fest widmet. Im Mittelalter und auch in späteren Epochen geschätzt, wird ihr köstliches Fleisch für die Zubereitung von Delikatessen wie Gänsesalami verwendet, die in der Vergangenheit besonders von den jüdischen Gemeinden sowohl vor Ort als auch in der Serenissima nachgefragt wurde; roher Gänseschinken, der bereits im 15. Jahrhundert in San Daniele hergestellt wurde; einige gekochte und geräucherte Produkte wie „Cotto d'oca“, „Porcaloca“ (mit gesalzenem Schweinefilet gefüllte Gans) und Speck sowie geräucherte Gänsebrust. Auch die Schafzucht sollte nicht vergessen werden, insbesondere das istrische Lamm, das sich im Karstgebiet dank des Engagements junger Züchter, die mit Leidenschaft und Verbundenheit zu den alten lokalen Traditionen arbeiten, wieder entwickelt. Nicht genug leckere Käsesorten und schmackhafte Wurstwaren? Dann bietet Friaul-Julisch-Venetien Fisch, Krustentiere und Meeresfrüchte, die auf tausend verschiedene Arten zubereitet werden. Beginnen wir mit Forellen, die in Flussgewässern gezüchtet werden und frischen Aufwuchs haben. Das gekonnte Räuchern, das Ergebnis langer Erfahrung, wertet das hervorragende Fleisch auf, so dass die geräucherte Forelle von San Daniele in ihren vielen Zubereitungsarten eine wahre Raffinesse darstellt. Aus der Adria kommen, neben den verschiedenen Fischqualitäten, die beliebten und prickelnden "Sardoni" (Sardellen) aus dem Golf von Triest und eine ganze Reihe köstlicher Meeresfrüchte, darunter die berühmten "Pedoci" (Miesmuscheln), die an der klaren Küste von Triest gezüchtet werden und in Italien und im Ausland gefragt sind, sowie Venus-, Jakobs- und Kammmuscheln, um nur einige zu nennen. Sind Sie Vegetarier oder schätzen Sie die leichte und gesunde Küche? Friaul-Julisch Venetien wird Sie auch diesmal nicht enttäuschen und bietet Ihnen überraschende pflanzliche Produkte auch aus streng biologischem Anbau (tatsächlich gibt es hier Bio-Betriebe, die Vorreiter im Agrar- und sogar im Weinsektor sind!) Hier sind also die Äpfel „Mela Julia“, der weiße Spargel Tavagnacco, die Bohnen Carnia, die Kartoffeln Ribis und Godia, der Knoblauch Resia, der kanarische Radicchio Gorizia und die Rose, der "Radic di mont" und der "Sclopit", „Capuzi garbi", die duftenden und köstlichen Wildpilze, und das native Olivenöl extra "Tergeste DOP", das wegen seiner außergewöhnlichen organoleptischen und ernährungsphysiologischen Eigenschaften zu den besten Italiens zählt. Eine Art von gealtertem Essig, „Asperum“, der in Manzano hergestellt wird, verdient besondere Erwähnung. Erwähnenswert ist auch die vielfältige und ausgeprägte Produktion von Einzelblütenhonigen, von Carnia bis Carso. Lieben Sie Süßigkeiten? Hier finden Sie "Brot" für Ihre Zähne: Gubane, Strucchi, Kuguluf, Pinze, Putizze, Presnitz, Strudel, Palacinche, Faveo, Titole, Biscotti (aus Raveo und Pordenone), um nur einige zu nennen, und dann Marmeladen und Konfitüren. Ein unendliches Reservoir aus tausend lokalen oder sogar familiären Variationen, ein süßes "Meer", in dem man Gedanken und Sorgen ertränken kann. Natürlich lässt Friaul-Julisch Venetien Sie nicht mit leeren Händen zurück: Sie finden hier reines Quellwasser, Apfelwein, Bier und vor allem große Weine und außergewöhnliche Grappas! Der Apfelwein, der aus Äpfeln und anderen Früchten hergestellt wird, ist typisch für das Gebiet von Carnia, während die Bierproduktion im gesamten Gebiet weit verbreitet ist und renommierte Marken umfasst, die national und darüber hinaus bekannt sind! Darüber hinaus gibt es zahlreiche handwerkliche Produktionen, die dank der Qualität der Produkte und des raffinierten und unverwechselbaren Geschmacks immer erfolgreicher werden, so sehr, dass einige Gastronomen eine Liste von Bieren erstellt haben, die ungewöhnliche, aber sehr angenehme gastronomische Kombinationen vorschlagen. Friaul-Julisch Venetien ist darüber hinaus ein riesiges Weinbaugebiet, das sich von den Alpenausläufern bis zur Küste erstreckt. Sie beherbergt sowohl "internationale" als auch einheimische Sorten, die zunehmend die Aufmerksamkeit von Kennern und Liebhabern auf sich ziehen. An hervorragenden Süßweinen, wie dem überzeugenden „Ramandolo“ und dem aristokratischen „Picolit“, mangelt es nicht. Nach lokaler Tradition sollte eine reichhaltige Mahlzeit mit einem ausgezeichneten Grappa abgeschlossen werden, der auch der Begleiter der langen, kalten Winterabende ist, getrunken in Gesellschaft von Freunden vor dem "fogolar" zu Hause oder in den typischen Tavernen oder "osmizze" des Karstes! Neben den großen, hochwertigen Produktionen, vertreten durch eine Reihe international renommierter Unternehmen, gibt es auch viele feine handwerkliche Produkte, wie z.B. mit Früchten, Kräutern und Waldbeeren aromatisierte Grappas, die auch traditionell zu Hause zubereitet werden. „Sliwovitz“ zum Beispiel - ein Pflaumenschnaps. Wir sind sicher, dass allein die Beschreibung dieser kostbaren kulinarischen und weinbaulichen Schätze Sie berauschen wird, aber wir überlassen es Ihnen, sich vorzustellen, wie ein direktes Erlebnis "vor Ort" aussehen könnte, kombiniert mit dem Besuch bezaubernder Orte und einem äußerst vielfältigen und stets leidenschaftlich gepflegten Angebot an touristischen Unterkünften.

GORIZIA


Fast in der Zeit schwebend, scheint Gorizia nicht an den zeitgenössischen Ereignissen teilzunehmen, die um es herum stattfinden. Doch gerade in diesem "Heraushalten" aus dem Getöse, das sie dennoch beschäftigt haben, liegt ihr Charme als eine Stadt, die ein Eigenleben führt, mit einer ruhigen und beruhigenden Schönheit und einer illustren und multikulturellen Vergangenheit! Aus sprachlicher Sicht lebt Gorizia, eine Grenzstadt, eine mehrsprachige Realität. Italienisch und Slowenisch werden dort gesprochen, während Deutsch leider, zusammen mit den älteren Einwohnern, unaufhaltsam verschwindet. Das Friulische, das als eigenständige Sprache anerkannt ist, der Dialekt von Gorizia mit seinen venezianischen Ursprüngen und zahlreichen slowenischen, friulischen und "bisiache"-Einflüssen, d.h. der Dialekt der "bisiacheria", einem kleinen Gebiet zwischen den beiden Gewässern des Isonzo und des Timavo, sind ebenfalls einheimische Sprachen. Kulturell will Görz nicht als Provinzstadt gelten und ist ständig bemüht, die Verbindungen zur Vergangenheit zu vertiefen und die künstlerischen und kulturellen Einrichtungen lebendig zu halten (zahlreiche Ausstellungen, Konzerte und interessante Initiativen), sich mehr und mehr für die Anwesenheit von qualifizierten Universitätsinstituten zu öffnen (z.B. die Fakultät für Diplomatische Wissenschaften), internationale Veranstaltungen und Shows zu organisieren (wie z.B. das Alpe Adria Puppet Festival, das World Folklore Festival, der "Sergio Amidei" Preis für das beste Filmdrehbuch, der Mittelmoda Fashion Award, Gusti di Frontiera und Vinum loci). Die ältesten Dokumente, die Gorizia erwähnen, stammen aus dem Jahr 1001, als Kaiser Otto III. die Hälfte der Villa von Gorizia dem Patriarchen von Aquileia und die andere Hälfte dem Grafen von Friaul schenkte. Seit dem Mittelalter erlebte die Stadt, bzw. das befestigte Dorf und sein Gebiet, territoriale Teilungen und Wiedervereinigungen. Seit dem 11. Jahrhundert gehörte sie den Grafen von Görz, als der letzte Nachkomme im Jahr 1100 starb und die Stadt an die Habsburger überging, kämpften diese lange Zeit mit Venedig um den Besitz, den sie (abgesehen von einem kurzen napoleonischen Zwischenspiel) bis 1918 behielten, als Görz zusammen mit Triest Teil Italiens wurde. Nach dem Zweiten Weltkrieg erlitt auch Görz, wenn auch weniger bekannt, wie Berlin einen Riss in der Gesellschaft und im Stadtgefüge. Die Friedensverträge legten fest, dass die Grenze zwischen Italien und Jugoslawien durch die Stadt verlaufen sollte, entfremdeten Familien, trennten angestammten Besitz, verwundeten das Stadtgebiet mit Mauern und Stacheldraht und entstellten eine territoriale und soziale Realität, die seit Jahrhunderten ungeteilt war. So entstanden das italienische Gorizia und das jugoslawische Nova Gorica, dann das slowenische Nova Gorica, die lange Zeit von der Absurdität "blutiger" Mauern und Grenzen zeugten. Nach den Verwüstungen durch zwei Weltkriege, die tiefe Spuren in der Stadt hinterlassen haben, scheint Görz lieber ein beruhigendes, ruhiges Leben zu führen, als sich kopfüber in die Wirren eines Europas zu stürzen, dessen Grenzen sich immer mehr nach Osten öffnen. Doch heute, wie zu Zeiten des Habsburgerreiches, als Görz zu Recht ein kostbares Juwel, "das Nizza Österreichs", ein Urlaubsort und Kulturzentrum war, zirkulieren Menschen und Waren wieder frei und die Geschichte hat wieder zusammengeführt, was nicht getrennt bleiben konnte. Im Jahr 2000 und dann am 21. Dezember 2007, nach dem Beitritt Sloweniens zu Europa und dem Beitritt zum Schengener Abkommen, wurden in einer unvergesslichen und feierlichen Zeremonie die sichtbaren Zeichen und Kontrollen, die durch diese Trennung verursacht wurden, endgültig entfernt. An diesem Tag haben viele Italiener und Slowenen wahrscheinlich mit Tränen in den Augen noch einmal über die grausame Sinnlosigkeit so vieler Kriege nachgedacht! Es lohnt sich also, dieses tiefe Gefühl noch einmal zu erleben, indem man die Piazza Transalpina besucht (wo man mit einem Fuß in Italien und mit dem anderen in Slowenien gehen kann) und dann vielleicht nach Nova Gorica fährt, welches in den letzten Jahren erneuert wurde, indem es sich dem Tourismus öffnete und die Attraktionen entwickelte, die mit den luxuriösen Casinos verbunden sind, die aus dieser slowenischen Stadt ein kleines Las Vegas des Ostens machen sollen. Auf den ersten Blick fällt das Zentrum von Gorizia durch seine geordnete Sauberkeit und die Abwesenheit von Verkehr und Lärm auf. Wenn Sie dann die Stadt betreten, werden Sie überrascht sein von der schlichten Schönheit mancher Ansichten, von der Eleganz der Straßen und Alleen, die von Palästen aus dem 18. und 19. Jahrhundert flankiert werden, von der Pflege der üppigen Parks und Gärten, die alte Herrenhäuser und reizvolle Jugendstilvillen umgeben. Die vom Neptunbrunnen geschmückte Piazza Vittoria ist das Zentrum der Stadt und wird von der Barockfassade der Jesuitenkirche Sant'Ignazio dominiert, deren Zwillingsglockentürme mit ihrer "Zwiebel"- Spitze ein typisches Erbe der habsburgischen Architektur sind. Folgen Sie der Viale D'Annunzio, um die Oberstadt zu erreichen, die vom majestätischen Herrenhaus der Grafen von Gorizia dominiert wird. Das malerische Borgo Castello ist innerhalb der Stadtmauern wie in einem Sarg eingeschlossen und besteht aus antiken Wohnhäusern wie der Casa Rassauer (14. Jh. und weitere Renovierungen), der Casa Dornberg, der Casa Tasso (16. Jh.), der Casa Formentini (heute Sitz der Provinzmuseen von Borgo Castello), sowie der sehr hübschen spätgotischen Kirche Santo Spirito (14.-15. Jh.). Die mittelalterliche Burg aus dem 11. Jahrhundert ist zweifellos eine der ältesten und schönsten in der Region, und in ihren Räumen können Sie die Atmosphäre des Burglebens nachempfinden, dessen Charme sich auch mit dem Nervenkitzel der Legende verbinden lässt. Das Schloss soll nämlich vom Geist der gierigen Gräfin Catherine heimgesucht werden, die nach ihrer Ermordung nachts mit ihren wilden Doggen dort umherstreift... Weiter in den Straßen der Unterstadt stößt man auf viele weitere wichtige Gebäude: die Kathedrale, die Kirche Maria Immacolata, den Palazzo Attems, der Museen beherbergt, den Palazzo Coronini Cronberg, der, umgeben von einem herrlichen Park, wertvolle Manuskripte und Bücher sowie Gemälde von Tintoretto, Rubens und Monet beherbergt. Mit Blick auf die schöne Piazza Sant'Antonio, die mit dem Kreuzgang eines ehemaligen Franziskanerklosters geschmückt ist, befinden sich der Palazzo Strassoldo, der heute ein Luxushotel beherbergt, und der Palazzo Lantieri, der sich mit einem Turm aus dem 16. Jahrhundert und Fresken aus dem 16. Jahrhundert rühmt und in dem Sie auch als Gäste der adligen Besitzer, die ein raffiniertes Bed & Breakfast betreiben, übernachten können. Der alte feudale und mitteleuropäische Adel hat Görz seit jeher bewohnt und geprägt, ausgehend von der Burg und ihrem Borgo, die die "Unterstadt" überblicken und so optisch eine klare Trennung zwischen Adel und Volk anzeigen. Diese stolze und edle Trennung hat in gewisser Weise die gesamte Atmosphäre der Stadt durchdrungen, die sich diskret und würdevoll vor zeitgenössischer Grobheit, dem Exhibitionismus des Luxus der "Neureichen", wechselnden Moden und aufdringlichen Fremden scheut. Die Gorizianer, die sich der Würde ihrer Vergangenheit und der soliden Kultur der Stadt bewusst sind, sind spontan, höflich in ihren Umgangsformen und respektieren die familiären, religiösen und traditionellen Werte ihrer Gäste. Sie halten auch gerne die alten sozialen "Rituale" am Leben: der Empfang zu Hause im "salotto buono", das sonntägliche Mittagessen mit der Familie, die Teilnahme an den Märkten und Messen der Stadt, wie z.B. die alte Messe von Sant'Andrea, die Ende November stattfindet. Die Verbindung mit dem "contado" (Land) ist hier noch sehr stark und unausweichlich, so sehr, dass die nächstgelegenen Dörfer direkt in den Einflussbereich der Stadt fallen. Ein Besuch in Gorizia ist daher unvollständig, wenn Sie keine Zeit haben, die sanften Hügel des Collio, die Stadt Cormons und ihre Umgebung, das schöne Schloss von San Floriano und die grenzenlosen Weinberge (im wahrsten Sinne des Wortes) zu besuchen, die wie Gärten gepflegt werden. Sie können auch der Route des smaragdgrünen Isonzo (ein heimatverbundener Fluss) folgen, der in die Berge führt, dem Schauplatz blutiger Schlachten während des Großen Krieges (1. Weltkrieg), oder zum Meer, vorbei an der turmreichen Gradisca, um nach Grado zu gelangen, einer malerischen und antiken Stadt. Die Gorizianer sind auch Feinschmecker und hängen sehr an ihren kulinarischen Traditionen, die oft in alten Familienrezeptbüchern bewahrt und überliefert werden. Die Küche von Gorizia ist aufgrund der engen Verbindung der Stadt mit dem Land sehr ursprünglich, einfach und gehaltvoll, mit ungewöhnlichen Kombinationen von süßen und herzhaften Speisen, die eher typisch für die germanische Gastronomie sind. Auf halber Strecke zwischen Udine und Triest und ganz in der Nähe von Slowenien gelegen, war es ein Ort der Verflechtung par excellence. Hier möchten wir auf die charakteristischsten Gerichte hinweisen, die in Gorizia die stärkste Bindung und Verbreitung haben, obwohl sie auch in den benachbarten Gebieten vorkommen: die Suppe "bobici" (aus 50 Jahre alten Maiskörnern, Kartoffeln und Bohnen), die "gnocchi di susine" (große Kartoffelklöße, die mit reifen, entsteinten Pflaumen gefüllt und mit Semmelbröseln, geschmolzener Butter, Zucker und Zimt gewürzt sind), die "žlikrofi" (eine Art gefüllte Nudeln), die beliebten Süßigkeiten "gubana", "kuguluf" (eine Art Gebäck) "presnitz" und "putizza", wobei die letzten beiden auch auf den Tischen in Triest und im Karst zu finden sind. Wir können auch Kohlsuppe, "zilidina" (Schweinefleisch-Gelee), "gulash" (würziger Eintopf) und "mulis" (Blutwurst) hinzufügen. Unter den typischen Produkten stechen besonders der Radicchio Canarino, der Rosa di Gorizia (hochgeschätzter roter Radicchio), der Radicchietto nano, der Weiße Spargel von Sant'Andrea, die "Zartuffi" (Topinambur), der Verza di Sant'Andrea (Wirsingkohl) und die geschätzten Kirschen hervor. An der Kreuzung von drei verschiedenen DOC-Gebieten gelegen, 'Collio', 'Isonzo' und 'Carso', die ausgezeichnete Qualitätsweine produzieren, kann Görz auch als 'Hauptstadt' des guten Weins und vor allem der ausgezeichneten Weißweine betrachtet werden, die ein integraler Bestandteil der lokalen Kultur sind, wie Giacomo Casanova selbst (ein Meister in der Kunst der Kombination von Essen und Wein) gut verstand, als er lange Zeit in dieser bezaubernden und gastfreundlichen mitteleuropäischen Stadt weilte! Unter den verschiedenen angebauten Sorten ist der Ribolla Gialla die autochthone Rebsorte (dokumentiert seit dem 14. Jahrhundert), die den Weinbau in der Provinz Gorizia vielleicht am besten repräsentiert und aus der ein frischer Wein mit guter Säure und Noten von Akazie und Kastanie gewonnen wird. Gorizia hat einen subtilen, leicht retromäßigen Charme, der sich langsam einschleicht und uns in eine Zeit zurückversetzt, in der das Leben noch nach den einfachen, guten Dingen schmeckte, von denen man nie genug hat!

UDINE


In Udine, dem Herzen einer riesigen Provinz, die sich von den Alpen bis zur Adria erstreckt und dabei an Venetien, Österreich und Slowenien grenzt, pulsiert die friulanische Identität, welche überall präsent und tief verwurzelt ist. Mit Ausnahme einiger ethnischer Inseln in der Nähe der internationalen Grenzen, wo sie sich vermischen. Sie drückt sich auch verbal mit ihrer eigenen Sprache aus, dem Friulanischen, mit seinen verschiedenen Varianten je nach den Gebieten, in denen es gesprochen wird, und seit 1999 vom Staat als Minderheitensprache anerkannt. Man kann also sagen, dass Udine die Hauptstadt des Heimatlandes Friaul ist, da es diese Rolle auch historisch gespielt hat. Tatsächlich war sie nach Cividale der Sitz eines echten Parlaments, das bereits 1077 vom Patriarchat von Aquileia, zu dessen Herrschaftsbereich die Stadt gehörte, eingerichtet wurde. Im Jahr 120 ging Udine an die Serenissima Republik Venedig über, die der Stadt neue Energie und neuen Schwung verlieh, vor allem in kultureller Hinsicht, was die weitere städtische Entwicklung begünstigte. Paläste, Denkmäler und Kirchen wurden gebaut und berühmte Künstler beauftragt, sie zu entwerfen und zu schmücken. Auch die prominentesten Familien, wie z.B. die Familie Manin, trugen im Laufe der Jahrhunderte zur Verschönerung der Stadt bei, die heute weit davon entfernt ist, die beengte mittelalterliche Stadt zu sein, die sie einmal war. Schlendert man durch die Straßen und Plätze des Stadtzentrums, merkt man sofort den Einfluss der langen venezianischen Herrschaft. Die Piazza della Libertà zum Beispiel wurde als "der schönste venezianische Platz auf dem Festland" beschrieben, wo die flüssige, reflektierende Komponente des Wassers in den Kanälen einer festen, stabilen, ganz lokalen Konkretheit gewichen ist, die sich auch in den anderen historischen Gebäuden von Udine wiederfindet. Er wird überragt vom Portikus von San Giovanni mit seinem eleganten Uhrenturm, der von Giovani da Udine erbaut wurde, und dem schönen Palazzo del Comune aus dem 15. Jahrhundert (nach dem Brand von 1876 wieder aufgebaut), auch bekannt als Loggia del Lionello, im venezianischen gotischen Stil, der an den Dogenpalast erinnert, umgeben. Von diesem Platz aus führt durch den von Palladio entworfenen Bollani-Bogen ein Säulengang zum Schloss, das auf einem Hügel liegt, dem Dreh- und Angelpunkt der friulanischen Hauptstadt. Hier können Sie einen bezaubernden Blick über die Ebenen, Hügel und Berge genießen. Die Kirche Santa Maria di Castello und die Casa della Conta dinanza, in der heute ein Weingeschäft untergebracht ist, in dem ausschließlich regionale Weine verkauft werden, gehören ebenfalls zu diesem Viertel. Die Räume des Schlosses beherbergen wichtige Museen und eine Kunstbibliothek. In Udine ist es angenehm, unter den Arkaden der Via Mercato vecchio zu spazieren, einfach dem Strom der Passanten zu folgen und interessante Sehenswürdigkeiten und Monumente zu entdecken, wie den imposanten Dom aus dem 13. Jahrhundert mit seiner romanisch-gotischen Fassade, in dessen Inneren wertvolle Kunstwerke erhalten sind, darunter Fresken von Vitale da Bologna, Pellegrino da San Daniele und Giambattista Tiepolo aus dem 14. An der Kreuzung von Via Mercerie und Via delle Erbe tut sich überraschend ein weiterer schöner Platz auf: Piazza Matteotti, die "gute Stube" von Udine. Es wird von der reizvollen Kirche San Giacomo mit ihrem charakteristischen Balkon überragt, der einst die Kanzel des Amtsinhabers war. Etwas abseits liegt der erzbischöfliche Palast an der Piazza del Patriarcato, der das Diözesanmuseum für sakrale Kunst beherbergt, dessen nüchterner und ausgewogener architektonischer Stil ein unerwartetes Wunder enthält: den spektakulärsten Freskenzyklus (Episoden und Figuren aus dem Alten Testament) von Giambattista Tiepolo, auf dem Höhepunkt seiner Malerkarriere (1726). Ein wahrlich unvergessliches Erlebnis! Es ist nicht unwahrscheinlich, dass gerade diese Vertrautheit der Udineser mit künstlerischen Meisterwerken auch in jüngster Zeit einen positiven Einfluss auf ihre Neigung zur Kunst hatte, indem sie einen gewissen angeborenen Widerstand gegen Investitionen in das "Überflüssige" überwand. Udine beherbergt bedeutende Privatsammlungen, von denen einige der Gemeinde geschenkt wurden und Teil der Sammlung der Galerie für Moderne Kunst werden, die aus der von Antonio Marangoni gegründeten Kunststiftung hervorgegangen ist. In der Stadt finden zahlreiche Veranstaltungen statt, darunter auch internationale, wie das Far East Film Festival, das dem Kino aus dem Fernen Osten gewidmet ist, oder das beliebte Friuli Doc, das sich auf die regionale Küche und den Wein konzentriert. Die Stadt hat keinen Mangel an eleganten Cafés wie dem historischen Caffè Contarena in der Via Cavour, modischen Kaufhäusern und Promenaden mit originellen Geschäften und schicken Boutiquen. Die Luft, die Sie atmen, ist jedoch immer noch die einer Kleinstadt auf menschlicher Ebene, wo es scheint, dass jeder jeden kennt und die Menschen freundlich und hilfsbereit sind. Die Menschen in Udine verschwenden nicht gerne Zeit, dennoch hupt niemand, sobald die Ampel auf Grün schaltet oder ein Autofahrer in Schwierigkeiten ist. Wo jedoch die Zeit aus gutem Grund stillzustehen scheint, ist in den Osterias, "menschlichen Inseln" außerhalb des hektischen Rhythmus, Treffpunkte nicht für oberflächliche Geselligkeit, sondern für tieferen Austausch, bestehend aus Alltagsleben, echtem Essen und Wein, langen Freundschaften, die unbeschadet durch die Zeiten gehen, Reflexionen und praktischer Lebensphilosophie, beim Nippen an einem "tajut", einem kleinen Glas Rot- oder Weißwein. Die Friulaner sind praktische Menschen, die das Leben zu meistern wissen und deshalb auch inmitten des Überflusses nie die einfachen Dinge, die Familienbande, die Traditionen und die eigene kulturelle Identität aus den Augen verlieren. Dies gilt umso mehr für die isolierten Gemeinden von Carnia, "dem harten Volk". An Schwierigkeiten und Entbehrungen gewöhnt und von ihnen abgehärtet, haben sie es geschafft, ihre traditionelle Kultur in ein Element der Erlösung und Erneuerung zu verwandeln, welches durch ein besonderes touristisches Angebot aufgewertet werden soll. Ein gutes Beispiel dafür ist das "albergo diffuso", der in Comeglians (es gibt inzwischen acht in der Region) seine erste Verwirklichung gefunden hat: Hier konzentriert sich die Gastfreundschaft nicht in einem einzigen Gebäude, sondern verteilt sich auf zahlreiche Einheiten (Häuser und Wohnungen), die über das ganze Dorf verstreut sind, das auf diese Weise wieder zum Leben erwacht ist und den fortschreitenden Verfall typischer ländlicher Gebäude vermeidet. Der Gast fühlt sich als Teil des Dorflebens, in das er eingeladen wird, sich zu integrieren (www.clubalbergodiffuso.it) . Von den Bergen kann man in die Ebene und dann zum Meer hinabsteigen, wobei man unterwegs immer wieder auf interessante Städte und Dörfer trifft, die alle oder fast alle zumindest einen kleinen Kunstschatz bewahren. Die charakteristischsten und wichtigsten Städte sind einen Halt wert: Tarvisio, ein hübsches altes Städtchen an der österreichischen Grenze, das als Wintersportort bekannt ist; Sauris, mit seinem glitzernden See und alten Volkstraditionen; Gemona und Venzone, mit ihrer alten mittelalterlichen Anlage und perfekt wieder aufgebaut nach dem verheerenden Erdbeben von 1976; Tarcento, "die Perle des Friauls", ein Ferienort der Belle Epoque mit eleganten Villen und Patriziersitzen; Cividale (das antike "Forum Iulii", von dem sich der Name "Friaul" ableitet), reich an Geschichte und vor allem an herrlichen künstlerischen Zeugnissen aus der Zeit, in der es die Hauptstadt des langobardischen Herzogtums war; San Daniele, ein kleines, aber reiches Kunst- und Kulturzentrum, das unter anderem die antike Bibliothek Guarneriana beherbergt und auch für seinen DOP-Schinken weltberühmt ist; Passariano, Heimat der spektakulären und imposanten Villa Manin, die dem letzten Dogen von Venedig gehörte; Palmanova, die Sternenstadt wegen ihrer neunzackigen, sternförmigen Mauern, die von den Venezianern im Jahr 193 als Bollwerk zur Verteidigung gegen türkische Überfälle errichtet wurden; Aquileia, von den Römern gegründet, hatte seine größte Pracht in der Kaiserzeit und bewahrt den größten und prächtigsten Mosaikboden Europas aus der frühchristlichen Zeit. Die Gastronomie und die friulanische Sprache sind der ganzen Provinz gemeinsam, nehmen aber je nach Gebiet unterschiedliche Ausprägungen an. Carnia ist vielleicht diejenige, die am meisten hervorsticht, weil ihre kulinarische Tradition in den letzten Jahren durch die große Arbeit des Studiums, der Wiederherstellung und der Verbreitung von Gianni Cossetti, einem berühmten Koch und Meister einer ganzen Generation von Köchen, die sich dafür einsetzen, die Aromen und Düfte dieses bergigen Landes auch im Ausland bekannt zu machen, besonders aufgewertet und aufgewertet wurde. Die "cjarsòns" sind das Gericht, das es am besten repräsentiert: eine Art Ravioli, deren Teig aus Mehl, Wasser und Salz hergestellt wird, während die Füllung salzig oder süß sein kann, aber immer reich an Aromen und Gewürzen, die in der Vergangenheit die "cramârs" (fahrende Händler) nach langen Reisen hierherbrachten. Andere typische Gerichte sind "toc' in braide" (eine Soße aus geschmolzenem Käse) und "toc' di vora" (aus Ricotta-Creme und Polenta), "meste cuincjade" (Polenta und Ricotta-Käse in Schichten), alles einfache, aber sehr schmackhafte Gerichte. Nicht zu vergessen die verschiedenen Zubereitungen mit Wild, die auch zu Wurst verarbeitetwerdne. Und die Desserts, wie die Kekse "Esse" aus Raveo. Die Natisone-Täler sind ein weiteres Gebiet von extremem kulinarischem Interesse aufgrund der besonderen Verflechtung von friulanischen und slowenischen Traditionen. Hier sind also die "zljčnjaki" (Gnocchi aus Mehl und Wasser), Suppen wie "serkuova" (aus Mais), "briza" (mit Sauermilch und weißem Kürbis) oder Gerichte wie "stokalca" (Gemüse, Schmalz in einem Kartoffelpüree) und "fancel" (eine Kräuter-Focaccia) und nicht zuletzt "gubana" und "strucchi", Süßigkeiten aus diesen Gegenden, Gerichte die auch von Touristen sehr geschätzt werden! Im Rest der Provinz finden wir die charakteristischen Gerichte der friulanischen Tradition: in Essig gekochte Salami, Gersten- und Bohnensuppe, "muset con brovade" (eine Wurst aus speziell gewürztem Schweinefleisch, die mit in saurem Trester eingeweichten Rüben serviert wird), Gnocchi mit Bratensaucen, Wild oder Pilzen, der allgegenwärtige "frico", Kräuteromeletts mit tausend Variationen, Gerichte auf der Basis des weißen Spargels von Tavagnacco. Neben einer einfachen, aber schmackhaften Küche hat diese Provinz das Glück, nicht weniger als fünf DOC-Weine (kontrollierte Herkunftsbezeichnung) zu umfassen, mit einem außergewöhnlichen Weinangebot und unter den meist zitierten auch auf internationaler Ebene: "Colli Orientali del Friuli", "Annia", "Aquileia", "Latisana", und ein Teil des "Grave del Friuli". Die Provinz Udine ist auch die Heimat der beiden regionalen DOCGs: "Ramandolo" und "Picolit". Unter den vielen renommierten Weinen beschränken wir uns darauf, nur die autochthonen zu erwähnen, weil sie nur hier vorkommen und angebaut werden. Die Weißweine sind Ribolla Gialla, Friulano (früher Tocai) und Verduzzo Friulano; die Rotweine sind Schioppettino, Tazzelenghe, Pignolo und Refosco; und die süßen, "meditativen" Weißweine sind der königliche Picolit und der sehr raffinierte Ramandolo (der Einzige in Friaul-Julisch Venetien, der den Namen des Ortes trägt, aus dem er stammt, und nicht den der Rebe, Verduzzo Friulano, aus deren Trauben er hergestellt wird). Erwähnenswert ist auch die Produktion von exzellenten friulanischen Craft-Bieren, berühmten Grappas und "Sliwovitz", dem für die Natisone-Täler typischen Pflaumenschnaps. Udine und seine Ländereien halten immer, was sie versprechen: Sie bleiben für immer im Herzen!

TRIESTE


Faszinierend, wandelbar, schwer fassbar - Triest. Wenn Sie subtile Magie begreifen, werden Sie verzaubert, hingerissen sein! Triest kann sich dem Besucher zu jeder Jahreszeit offenbaren: an einem heißen und sonnigen Sommertag, der in Blau und Weiß schillert, an einem bleiernen Wintermorgen, der von der düsteren Bora (dem typischen ungestümen Wind dieser Gegend) gepeitscht wird, oder an einem nebligen Herbstnachmittag, durch den schillernden Effekt eines feinen Nebels, oder sogar an einem strahlenden Frühlingstag, mit seiner kristallklaren Luft. Der verführerische Charme dieser Stadt liegt aber vor allem in ihren Kontrasten, in ihrer Mischung aus Völkern und Geschichten, in ihrer zwiespältigen Haltung zwischen strenger Noblesse und lässiger Rauheit, in ihrer trägen Weite zwischen dem Karstplateau mit seinen weißen, von glitzerndem Grün überzogenen Felsen und dem unendlichen Blau des Meeres ... Das Meer, der Hafen, die Schiffe und der Handel waren die primäre Berufung und zogen Menschen aus ganz Europa und darüber hinaus an. Seit der Antike ein natürlicher Berührungspunkt zwischen den lateinischen, germanischen und slawischen Völkern ("Tergeste" war der Name der römischen Siedlung), entwickelte sich Triest jedoch vor allem ab Mitte des 18. Jahrhunderts unter einer weitsichtigen habsburgischen Herrschaft. Hier waren lateinische Kreativität, slawische Konkretheit und teutonische Strenge auf unglaubliche Weise miteinander verwoben und erzeugten eine multiethnische Seele "ante litteram". Eine komplexe, manchmal widersprüchliche Realität, durchdrungen von einem subtilen Wind der Unruhe. Es ist kein Zufall, dass in Triest zu Beginn des 20. Jahrhunderts die psychoanalytischen Theorien Freuds ihre ersten Bewunderer und Anhänger fanden, während Italo Svevo den berühmten Roman "La Coscienza di Zeno" mit seinem modernen psychoanalytischen Einschlag schrieb. Seit den 1970er Jahren konnte Franco Basaglia auch seine revolutionären Methoden der psychiatrischen Behandlung (die in Gorizia ihren Anfang nahmen) erfolgreich weiterführen die bis heute weltweit anerkannt und geschätzt sind. Scheinbar aus der Zeit gefallen und unempfindlich gegenüber Veränderungen, überrascht Triest mit einer unerwarteten wissenschaftlichen Berufung und mit der Anwesenheit wichtiger und berühmter internationaler Gelehrter: 196 wurde das Zentrum für Theoretische Physik gegründet, benannt nach Abdus Salam, dem Gründer und Nobelpreisträger; 1978 wurde die International School for Advanced Studies (SISSA) gegründet, 1982 der Science Park Research Area, 1993 wurde das Sincrotrone Elettra unter Beteiligung des Nobelpreisträgers Carlo Rubbia errichtet! Die Astronomin Margherita Hack leitet die Sternwarte in dieser Stadt ab 1963. Triest ist auch eine Stadt der Kultur, reich an literarischen Wegen. Es ist der Geburtsort von Dichtern wie Umberto Saba, Schriftstellern wie Italo Svevo, Literaten wie Claudio Magris und war lange Zeit die Heimat von James Joyce. Die Menschen in Triest sind leidenschaftlich für Kunst, Literatur, Musik und Theater (Oper und Prosa). Es gibt zahlreiche kulturelle Veranstaltungen (berühmt ist das Operettenfestival im Sommer), aber auch Sportveranstaltungen sind beliebt, von denen die spektakulärste die Barcolana ist, eine massige Regatta, die am zweiten Sonntag im Oktober im Golf von Triest stattfindet. Triest verdient es, dass man sich Zeit nimmt und sich auf die lokalen Rhythmen einlässt, auf menschlicher Ebene. Trotzdem können Sie auch auf einen Sprung vorbeischauen, mit dem Versprechen, wiederzukommen. Erster Halt ist das romantische Schloss Miramar, Hüter der tragischen Geschichte von Erzherzog Maximilian von Habsburg (Bruder des viel bekannteren österreichischen Kaisers Franz Joseph) und der schönen Prinzessin Charlotte von Belgien. Diese Geschichte von Liebe und Ehrgeiz endete mit dem Tod Maximilians, des aufstrebenden Kaisers von Mexiko, durch ein Erschießungskommando in Queretaro und dem Wahnsinn Charlottes, die die Herrscher Europas vergeblich um ein Eingreifen zur Abwendung der drohenden Katastrophe angefleht hatte. Das Schloss steht in seiner weißen istrischen Steinhülle auf einem Felssporn, der ins Meer hinausragt, umgeben von einem wunderschönen Park, den Maximilian selbst liebevoll für seine Braut angelegt hatte. Nach der Besichtigung des Schlosses, dessen Stil sofort in vielen reichen lokalen Residenzen nachgeahmt wurde, geht es weiter in Richtung Zentrum und entlang des Golfs bis zur Rive di Trieste, wo sich die spektakuläre Piazza Unità d'Italia öffnet. Regelmäßig angelegt, überblickt er die Weite eines Meeres, das nie gleich ist und ein integraler Bestandteil der räumlichen Perspektive des Platzes ist. An bestimmten klaren Tagen reicht der Blick sogar bis zum Gebirgskranz, der Friaul-Julisch-Venetien umarmt, während die schneebedeckten Berge direkt in die Adria zu stürzen scheinen, was einen besonderen optischen Effekt darstellt. Wer das Glück hat, Zeuge dieses Naturschauspiels zu werden, hat mit Sicherheit eine fantastische und unwiederholbare Fata Morgana genossen, die sich sofort auflöst, sobald sich die Luft verdichtet... Hinter der Piazza, unter der Fassade des Rathauses hindurch, liegt links das schöne römische Theater mit seiner gut erhaltenen Cavea. Wenn man den steilen Hang, der entlang der Via Donota verläuft, hinaufgeht, erreicht man die Spitze des Hügels San Giusto, wo sich die ursprüngliche Siedlung der Stadt und das antike römische Forum befanden, dessen Überreste noch sichtbar sind. Daneben dominiert die mächtige Burg San Giusto die Stadt und die schöne romanische Kathedrale, die ebenfalls nach dem Märtyrerheiligen und Schutzpatron von Triest benannt ist und für ihren Glockenturm, die prächtige gotische Rosette und die prächtigen Apsidenmosaike bekannt ist. Nebenan befindet sich die hübsche kleine Kirche San Michele al Carnale aus dem 14. Jahrhundert. Wenn man wieder in Richtung Piazza Unità hinabsteigt, kann man anhalten, um den so genannten Riccardo-Bogen zu bewundern (wahrscheinlich eines der Tore der römischen Stadt) und, nicht weit entfernt, die Barockkirche Santa Maria Maggiore, flankiert von dem antiken romanischen Sacellum von San Silvestro, das heute dem Waldenserkult gewidmet ist. Eine Treppe führt wieder hinunter zur Piazza, links davon befindet sich der malerische "borgo vecchio", bekannt als "Cavana". In der Nähe befinden sich die Piazza Hortis und die Piazza Venezia, die vom Palazzo Revoltella überragt werden, der das interessante Museum für moderne Kunst und die antiken Möbel aus dem Haus des Barons Revoltella beherbergt, der der Stadt seinen Palast und seine Sammlung schenkte. Rund um die Piazza dell'Unità gibt es auch eine Reihe von schönen Gebäuden, meist aus dem 19. Jahrhundert, in verschiedenen architektonischen Stilen (neoklassisch, eklektisch, floral), die sich perfekt in ein Stadtgefüge einfügen, das an die monumentaleren österreichischen Städte erinnert. Der Canal Grande verläuft entlang der prächtigen Rive und führt einen Bogen Wasser direkt in die Stadt, in dem sich die schönen Paläste, der serbisch-orthodoxe Tempel, der dem heiligen Spiridione gewidmet ist, und die neoklassizistische Kirche Sant'Antonio Nuovo spiegeln und die perfekte Kulisse bilden. Historische Cafés und Konditoreien sind über die ganze Stadt verstreut: Das neoklassische Caffè Tommaseo (direkt an der Rive) und das Caffè San Marco, das seine "Deco"-Atmosphäre aus dem frühen 20. Jahrhundert bewahrt hat, gehören zu den repräsentativsten und am besten erhaltenen. Die Pasticceria "La bomboniera", in der Nähe von Sant'Antonio Nuovo, und die Pasticceria "Pirona", in Largo Barriera Vecchia, bewahren antike Einrichtungsgegenstände und duftende lokale Süßigkeiten. Die Provinz Triest ist klein, aber voller Überraschungen. Sie erstreckt sich hauptsächlich über das Karstplateau, das man von der Stadt aus mit der "Opcina"-Straßenbahn erreichen kann, einer sehr alten Landseilbahn, die noch aktiv und in Betrieb ist! Der Karst, durchlöchert von tausendundeiner Höhle (die Riesenhöhle bei Sgonico ist eine der größten der Welt), ist übersät mit charakteristischen Dörfern, die aus lokalem Stein gebaut wurden. Die Einwohner sind überwiegend slowenisch sprachig und bewahren beharrlich ihre Traditionen. Über dem Meer, wo die Halbinsel Istrien beginnt, liegt das hübsche Städtchen Muggia, das im Gegensatz zu Triest lange Zeit unter venezianischer Herrschaft blieb. Sehenswert sind der schöne Dom (13. Jh.) mit seiner dreischaligen Fassade und die alte Basilika Muggia Vecchia (11. Jh.). In dieser östlichsten Ecke Italiens hat die Natur großzügig eine Fülle von Farben, Klängen und Düften geschenkt, die die Einheimischen so gut kennen und lieben. In Triest scheint uns alles zu sagen, dass das Leben wie ein Atemzug vergeht und dass es sich nicht lohnt, in die Ferne zu schweifen, wenn man nicht in der Lage ist, in sich selbst und in den Dingen, die einen umgeben, die Freude am alltäglichen Leben zu entdecken, die hier jeden Tag von so vielen Naturschönheiten, unverfälschten Speisen, einfachen Ritualen ... genährt wird: am Vormittag ein Glas Wein, begleitet von einem warmen "rodoleto" (Brötchen) mit duftendem gekochten Schinken (dem traditionellen "rebechin") und, sobald sich die Gelegenheit ergibt, ein guter Kaffee, frisch aus der Rösterei (die julianische Hauptstadt ist in der Tat das erste Rohkaffee-Imperium im Mittelmeerraum und eines der wichtigsten der Welt!). Triest ist ein Erlebnis, das sowohl unsere innere als auch unsere sensorische Dimension anspricht. Bei Tisch bleiben die Triester ihrer angeborenen Fähigkeit treu, die einfachen und guten Dinge des Lebens zu genießen. Traditionelle lokale Gerichte, in ihrer einfachen Authentizität, sind voller Duft, schmackhaft und an das besondere Klima der Stadt angepasst. Frischer Fisch in der warmen Jahreszeit, wie z.B. Sardoni (einheimische Sardellen), das Hauptgericht der Sommersaison, das gebraten, paniert, 'in savor' und auf viele andere Arten zubereitet wird. Die Suppen und das herzhafte, schmackhafte Fleisch eignen sich hervorragend für kalte Tage, an denen der Bora-Wind mit bis zu 170 km/h wehen kann. „Jota" ist eine ganz besondere Suppe, die man liebt oder hasst, hergestellt mit Sauerkraut, Kartoffeln, Bohnen und Schweinefleisch. Prager Schinken (leicht geräuchert und im Kessel gekocht), heißes Schweinefleisch mit einem Schuss Meerrettichwurzel, Gulasch (würziger Rindereintopf), Lubianska (eine traditionelle slawische Fleischscheibe, die mit Schinken und Käse gefüllt und paniert ist), Eisbein oder Kalbfleisch und gebackene Schweine- oder Kalbshaxe, čevapčiči (längliche Hackfleischbällchen) und gegrillte rasniči (Spieße) balkanischer Herkunft. Auch die Desserts sind einfach, aber ebenso reichhaltig und gehaltvoll: Pinza, Presnitz, Putizza, Titola, Fave Triestine, Crème Carsoline, Palacinche (eine Art Omelett mit Marmelade gefüllt). Natürlich mischen sich in Triest mehr denn je die kulinarischen Traditionen des Veneto, Österreichs und Slawiens mit jüdischen, griechischen, serbischen und türkischen Einflüssen. Die gleiche Mischung von Elementen zeigt sich auch in dem freundlichen und oft ironischen lokalen Dialekt, der sich aus Wörtern aller Herkunft zusammensetzt, wobei "mule" und "muli" die Mädchen und die Jungen sind, während "mate" und "mati" (doppelte Konsonanten werden nicht verwendet), die Frauen und die Männer sind, vielleicht mit einer subtilen Anspielung! Unter den typischen Produkten ist besonders das native Olivenöl extra "Tergeste Dop" zu erwähnen, das aus Oliven der Sorte Bianchera hergestellt wird, die in diesem Gebiet heimisch sind. Die typischen Weine der Gegend von Triest gehören zum DOC "Carso", einem trockenen, rauen, klimatisch schwierigen Land. Seine autochthonen Weine sind sehr speziell, aber mit Charakter: rot ist der saure "Terrano", weiß sind die duftenden und aromatischen Malvasia Istriana, Vitovska, mit seinem zart-fruchtigen Aroma und pikanten Geschmack, und Glera, hergestellt aus einer Rebe, die der des Prosecco Tondo ähnlich ist und deren Name seinen Ursprung im gleichnamigen Karstdorf hat! Triest, das träge an der Küste und auf den umliegenden Hügeln liegt, wirkt wie eine schöne weiße Meerjungfrau, deren süßer Gesang und schmeichelhafte Versprechungen die vorbeifahrenden Seeleute anlocken. Diejenigen, die ihrem Ruf mit Neugierde folgen, sind hoffnungslos gefangen... und lassen ihre Seelen zurück!

PORDENONE


Mit diesem Slogan bietet sich das Gebiet von Pordenone den Menschen im Internet an. Ein P, der Anfangsbuchstabe der Provinz Pordenone, der zu einem roten Herz wird und dazu einlädt, sich in ein Gebiet zu begeben, das zwar für sein wirtschaftliches Potenzial bekannt ist, aber weniger für sein touristisches und gastronomisches Angebot. Ein faszinierendes Land mit Städten und Dörfern, reich an Geschichte und Kultur, in dem sich die Gipfel seiner Berge in den schnellen Wasserläufen spiegeln, die plötzlich verschluckt und dann auf magische Weise wieder ans Licht gebracht werden, mit einem geheimnisvollen trockenen und steinigen Boden, dem Glück und der Ressource einer Natur, die oft eine Quelle der Inspiration für Dichter ist. Das ist die Provinz Pordenone, die zwischen dem Livenza und dem Tagliamento liegt, den beiden Flüssen, die die natürlichen Grenzen eines Gebiets markieren, das auch als Westfriaul bekannt ist und vor den herrischen Augen der friulanischen Dolomiten und der karnischen Voralpen in Schach gehalten wird. Wunderschöne Berge, die vor kurzem wegen ihrer natürlichen Schönheit als UNESCO-Weltkulturerbe anerkannt wurden. Aber es ist das Wasser, das die wirtschaftliche Stärke dieses Teils von Friaul-Julisch-Venetien ausmacht. Emblematische Beispiele dafür sind die Hauptstadt mit ihrem bis zum Meer schiffbaren Fluss Noncello oder Malnisio, wo am Fluss Cellina das erste Kraftwerk zur Energieversorgung der Stadt Venedig gebaut wurde. Wasser wurde auch als "weiße Kohle" verwendet, um die Maschinen von Papierfabriken, Baumwollspinnereien, der Keramikindustrie oder, in der Gegend von Maniago, für die Eisenklopfer, die die Vorläufer der heute international bekannten Besteckfabriken waren, zu betreiben. Noch immer entsteht aus dem Wasser, aber auch aus den Steinen des Tagliamento das, was heute eine einzigartige Kunst in der Welt ist: die Arbeit von Terrazzo-Arbeitern und Mosaikisten, die in der Schule von Spilimbergo ausgebildet wurden und den ganzen Kontinent verschönern. Wasser bildet auch magische Orte wie die Magredi, tiefe Schluchten wie die Cellina-Schlucht oder Seen, in denen Wasser und Berge eins zu sein scheinen, wie der in Barcis oder der in Redona. Und dann sind da noch die türkisfarbenen Quellen wie Gorgazzo oder Santissima. Antike Paläste, Straßen, Kirchen, Denkmäler und lange Säulengänge, sowie kleine Dörfer und Weiler inmitten einer üppigen Landschaft, überraschen den aufmerksamen Touristen mit eleganter Architektur, die mit Kunstwerken, Gemälden und Fresken verziert ist. Mittelalterliche Siedlungen wie Valvasone und Cordovado, alte Abteien wie die von Sesto al Reghena, Sacile, das den Beinamen "Garten der Serenissima" trägt, oder versteckte Winkel wie Poffabro, das zu einem der schönsten Dörfer Italiens erklärt wurde, oder Piancavallo, ein Ziel für Wintersportler. Dies sind nur einige der Beispiele, die Pordenone anbieten kann. Am Tisch verschmelzen die Speisen und Weine ihre Geschmäcker und Aromen in einer rustikalen, lokalen Küche, die dennoch offen für die Verwaschenheit des Grenzlandes ist und traditionsreiche, neu aufgegriffene und aktualisierte Gerichte bietet, die durch ihre Einfachheit und Authentizität bestechen. Der Dialog zwischen den Völkern, der wirtschaftliche Austausch und die daraus resultierende kulturelle Vermischung haben dazu geführt, dass das tägliche Leben in diesem Land von Koexistenz, Zusammengehörigkeit und ständigem Vergleich geprägt ist. Deshalb hat die Küche von Pordenone keine wirklich eigene Identität, sondern ist eher eine Mischung aus Völkern und Traditionen. Fast wie bei einer Malerpalette, bei der sich die Farben zu überraschenden Schattierungen mischen. So vermischten sich unter venezianischer und österreichischer Herrschaft die Küchen mit den lokalen Traditionen. Die Speisen des Adels brachten Gewürze und ferne Düfte in dieses einfache Land mit dem Ziel, die Wein- und Esskultur mit den Wurzeln des Geschmacks zu verbinden. Auf der Destra Tagliamento wurde das Projekt Typical Restaurant geboren. Vorgeschlagen von der Handelskammer von Pordenone in Zusammenarbeit mit lokalen Körperschaften und Verbänden, hat es ein zweifaches Ziel: die Aufwertung typischer landwirtschaftlicher und Lebensmittelprodukte sowie die Stärkung und Schaffung eines zertifizierten typischen Restaurants in der Gegend. Dank präziser Vorgaben bieten die ausgewählten Restaurants ein Menü an, das typische lokale Produkte hervorhebt und so eine hervorragende Synergie zwischen der Welt der Landwirtschaft und Lebensmittelproduktion und der Welt der Gastronomie ermöglicht. Aber Pordenone ist noch weiter gegangen. In einem Versuch, zu den Ursprüngen der Pordenone-Küche zurückzukehren, wurde am 29. April 2009 das "Typische Pordenone-Menü" geschaffen. Das Bedürfnis war, einige typische Gerichte aus Pordenone eindeutig zu identifizieren. Die Lösung wurde von Ascom-Confcommercio gefunden, die sich entschlossen, die Archive der örtlichen Vereine, der pro loco und der Schulen nach Rezepten aus unserer Geschichte zu durchsuchen. Um jedem die Möglichkeit zu geben, einen eigenen Beitrag zu leisten, wurde die Initiative über Messaggero Veneto bekannt gemacht, indem die Vorschläge der Leser gesammelt wurden. Neben den beiden Hauptförderern (Ascom-Confcommercio und Messaggero Veneto) schlossen sich die Provinz und die Gemeinde Pordenone, die Handelskammer, der BCC Pordenonese, Tele Pordenone, das Ial Hotel- und Tourismuszentrum von Aviano, die Restaurateurs Group, die Interactive Agency und die Image Library sofort mit Begeisterung an. Tausendeinhundert Rezepte wurden gesammelt, um zu zeigen, dass es viele typische Gerichte aus dem Gebiet von Pordenone gibt. Die Kommission - bestehend aus Bepi Pucciarelli (Wein- und Lebensmitteljournalist), Giuseppe Faggiotto (Konditor), Andrea Canton, Manlio Signora, Walter Masut und Marco Talamini (Köche), Angelo Baldi (Gastronom), Germano Vicenzutto (Metzger) Stefano Zanolin und Giorgio Viel von der Italienischen Akademie der Kochkunst, koordiniert von Sergio Lucchetta, Vizepräsident von Ascom-Confcommercio - traf eine erste Auswahl und wählte vierzig Gerichte für das Halbfinale aus. Erst später wurden die Gerichte auf zwölf reduziert und so die drei Vorspeisen, drei erste Gänge, drei Hauptgerichte und drei Desserts festgelegt, die das "Menù Tipico Pordenone" charakterisieren werden. Und hier sind die großartigen Zwölf. Als Vorspeisen "Pitina in Polenta-Brühe", "Leber nach franz. Art" und "Kürbis zuf". Zu den ersten Gängen gehören "Brout brusat", "Reis-Wirsing-Suppe" und "Polenta-Gnocchi mit gesalzenem Käse". Bei den Hauptgerichten "Aal", "Wirsing mit Schweinerippchen" und "Muset e brovada". Zum Abschluss die Desserts: "Maisplätzchen mit Sultaninen und Pinienkernen", "Brot und Zucker" und "Pistum". Im Land des großen Pier Paolo Pasolini oder der Tage des Stummfilms, des "sanften Riesen" Primo Carnera oder der Weinproben, der ältesten Feste wie das "Osei"-Festival, das auf das Jahr 1673 zurückgeht, oder des "pordenonelegge"-Buchfestivals, der Darstellung der Via Crucis oder der internationalen Wettkämpfe der wichtigsten Sportarten, werden Sie vielleicht von einigen exklusiv pordenonesischen Spezialitäten überrascht sein. Unter allen die Pitina (oder Peta oder Pitina oder Petucia, je nach Anbaugebiet, die aber an der Basis die charakteristische runde Frikadellenform beibehält). Es handelt sich um ein einzigartiges Produkt (das vor kurzem dank des Slow-Food-Präsidiums wiederbelebt und verbessert wurde), das aus einer Mischung aus Ziegen- und Schafshackfleisch mit Zusatz von Reh- oder Gamsfleisch, Rind- und Schweinefleisch hergestellt wird, gewürzt mit Salz, Pfeffer, Knoblauch, Fenchel und Wildkräutern, gesammelt in Formen, die mit einer leichten Schicht aus Maismehl bedeckt sind. Ebenfalls typisch für Pordenone ist die Sauc (bondiola del pordenonese), deren Mischung der des Cotechino ähnelt, der aber andere Teile des Tieres (Muskeln oder Zunge) zugefügt werden, die dann in Rotwein (Cabernet oder Refosco) eingelegt werden. Auch die Käsesorten sind exquisit. Der charakteristische Käse des Gebiets ist der Montasio, der in den verschiedenen Reifestadien angeboten wird. Alle Käsesorten der Malga sind ausgezeichnet, wie z.B. Salat (gesalzen) oder àsin (weicher, cremiger Käse), tal cit (in kleine Stücke geschnittener Käse, der mit Milch, Sahne und Aromastoffen bedeckt und dann zu einer dicken Creme vermischt wurde, die in den cit, einen charakteristischen Steintopf, gegeben wurde). Probieren Sie zum Abschluss den Biscotto Pordenone (vom Ministerium als traditionelles Lebensmittel anerkannt). Folgen Sie unserer Einladung: Lassen Sie sich von Emotionen erobern! Kommen Sie und besuchen Sie die Provinz Pordenone.

Von den sanften Hügeln des Collio bis zur Lagune


Diana Candusso und Martina Lucca Der Collio - im äußersten Osten der Provinz Gorizia gelegen, nur wenige Kilometer von Slowenien entfernt - ist eines der wertvollsten Gebiete für die Weinproduktion, das 1968 als eines der ersten die Denominazione di Origine Controllata (DOC – geschützte Herkunftsbezeichnung) erhielt. Vor uns liegt ein Schauspiel von sanften, mit Weinreben bedeckten Hügeln, in einer Umgebung, die im Osten durch den Fluss Isonzo, im Westen durch den Fluss Judrio und im Norden durch die Krone der Julischen Alpen begrenzt wird, wo wir auch noch kleine Steindörfer finden können. Die Qualität der produzierten Weine ist das Ergebnis eines perfekten Mikroklimas für hochqualitativem Weinbau; unter den wichtigsten Weinen können wir den Collio Bianco (eine DOC-Mischung, die neuerdings einfach Collio genannt wird) erwähnen, aber auch Friulano, Sauvignon, Ribolla Gialla... neben den Weinen gibt es auch zahlreiche Produkte, die zur Schaffung eines echten gastronomischen Erbes beitragen, vor allem dank des Zusammentreffens der kulinarischen Traditionen der österreichischen, friulanischen und slowenischen Küche. Beginnen wir mit Cormòns, einer Stadt im Habsburger Stil am Fuße des Berges Quarin, wo sich auch der Sitz des Consorzio Tutela Vini DOC Collio (Konsortium zum Schutz der DOC-Weine des Collio) befindet. Sie ist geprägt von ihren mittelalterlichen Mauern, um die sich das historische Zentrum entwickelt hat. Direkt in Cormòns kann man den süßen Schinken der gleichnamigen Stadt finden, der über Kirsch- oder Lorbeerholzfeuer geräuchert wird, und wenn man dann nach Gorizia hinunterfährt, das zur Zeit der Habsburger das Nizza der Adria genannt wurde, kann man ein kleines Juwel probieren, das der rote Radicchio "rosa di Gorizia" ist. Görz bewahrt noch immer Spuren der vergangenen Kulturen, die es durchzogen (lateinisch, germanisch, slawisch), sichtbar in seiner Architektur im mitteleuropäischen Stil; die Kathedrale, das jüdische Viertel mit der Synagoge, die Villa Coronini mit ihrem Park mit alten und seltenen Pflanzen sind alle einen Besuch wert. Ein kurzer Aufenthalt auf der Burg ermöglicht es Ihnen, das gesamte Collio-Gebiet von oben zu betrachten sowie die zahlreichen Ausstellungen, Theater- und Filmvorführungen zu besuchen, die im Inneren organisiert werden. Weiter in Richtung Süden gelangen wir in das Gebiet des Isontino, das von den Wassern des Isonzo durchflossen wird und im Nordwesten von den Hügeln des Collio, im Osten von der Hochebene des Carsico und im Westen vom Fluss Judrio begrenzt wird: eine Schwemmlandebene, die dank des vorhandenen Mikroklimas, begünstigt durch die Nähe des Meeres, ein für den Anbau von Reben, insbesondere für die Herstellung von Weißweinen, geeignetes Terrain schafft. Von der slawischsprachigen Gemeinde Savogna d'Isonzo erreichen wir dann Gradisca d'Isonzo, eine Festungsstadt, die von den Venezianern Ende des 15. Jahrhunderts erbaut wurde, um die Bedrohung durch türkische Invasoren abzuwehren. Eine faszinierende Stadt, die man am besten zu Fuß durchquert, um die Aussicht zu genießen, die Dörfer, in denen man kleine Antiquitätenläden und alte Trattorias und Weinlokale findet, darunter die Enoteca Regionale La Serenissima. Die Provinz Gorizia reicht bis zur Lagune von Grado: die Goldene Insel, eine Art Venedig in Miniatur: ein herrliches historisches Zentrum mit Fußgängerzone, in dem Sie kleine Geschäfte und Boutiquen finden, die Schatzkammern der Geschichte und Kunst sind, flankiert von Restaurants und Trattorien, in denen Sie die typischen Gerichte der Grado-Küche probieren können, die hauptsächlich auf Fisch basieren, wie z.B. Boreto alla graisana, ein zweiter Gang, der normalerweise mit einem Steinbutt oder einer Mischung aus verschiedenen Fischen zubereitet wird. Nur wenige Kilometer von Grado entfernt können Sie Aquileia besuchen, welches wegen seiner wertvollen römischen und frühchristlichen Spuren zum Weltkulturerbe gehört. Für Vogelbeobachter oder einfach nur Naturliebhaber ist ein Halt in der Lagune von Marano ein Muss, wo sich die Naturreservate des Tals des Canal Novo und der Mündung des Flusses Stella befinden; diese Reservate sind nur über das Meer zu erreichen und auf dem Weg dorthin findet man die Dörfer der Casoni aus Schilfrohr und Holz, die als Unterstände für die Fischer geschaffen wurden. Zu den Spezialitäten der Gegend gehören Bisato in spèo, das ist am Spieß gebratener Aal, und Brodetto, ein Gericht, bei dem der Fisch von seinen Gräten befreit und durch ein Sieb gestrichen wird. Eine etwas andere Art, einen unvergesslichen Urlaub zu verbringen.

Der Punkt Aquileia


Um der Vergangenheit zu folgen, die heute Teil unserer Identität ist, haben wir Aquileia als Ziel gewählt. Ein Besuch, der durch ein warmes Klima begünstigt wird, das dazu einlädt, die alten römischen Straßen wiederzuentdecken. Die Basilika mit ihrem imposanten Glockenturm zeugt noch heute von einer Stadt, die einst bevölkerungsreich und vermögend war, berühmt für ihren Hafen und als eine der wichtigsten Italiens geltend, ein Zentrum der Kultur, des Handels und ein Militärstützpunkt. Das römische und patriarchalische Aquileia gilt als das wertvollste Juwel der italienischen Archäologie. Die architektonische Geschichte der Basilika, die der Jungfrau Maria und den Heiligen Hermacoras und Fortunatus gewidmet ist, geht auf die Jahre unmittelbar nach 313 n. Chr. zurück, als die christliche Gemeinschaft dank des Edikts von Mailand, das die religiöse Verfolgung beendete, ihr erstes Gotteshaus frei bauen konnte. In den folgenden Jahrhunderten, nach der Zerstörung dieser ersten Kirche, dem Bischofssitz, bauten die Einwohner von Aquileia sie viermal wieder auf, wobei sie die neuen Gebäude auf die Überreste der vorherigen aufsetzten. Der bedeutende Glockenturm von Popone, der zum Symbol des Friauls geworden ist, wacht majestätisch über die ständigen religiösen Pilgerfahrten und bezugt diese Überreste der antiken Zivilisation. Wenn man die Basilika betritt, kann man nicht umhin, das wunderbare Fußbodenmosaik zu bewundern, das größte der westlichen Welt - fast 760 Quadratmeter -, das als Meisterwerk gilt und auf das wir uns konzentrieren werden. Erst 1909 ans Tageslicht gebracht, lag der Fußboden unter einer Lehm- und Sedimentschicht, was zum einen auf die Höhenlage und zum anderen auf die Aufgabe der Basilika zurückzuführen ist, so dass er siebzehn Jahrhunderte lang verschüttet war, bevor er fast unversehrt in seiner ganzen Pracht wieder zum Vorschein kam. In diesem Mosaik, das als einzigartig bezeichnet werden kann, wird der biblische Zyklus von Jona, dem guten Hirten, das Motiv des Hahns und der Schildkröte, die für Gut und Böse stehen, und das Motiv des Meeres voller Fische, das Christus symbolisiert, um nur einige zu nennen, durch die Mosaiksteine erzählt. Zahlreiche Allegorien aus dem Osten wurden von den Christen genutzt, um in der Mosaikkunst authentische Glaubensbotschaften zu verbreiten. Unter diesen sind die häufigsten das Sonnenkreuz, der Salomonische Knoten und das Strangkreuz. Das Sonnenkreuz repräsentiert die vier Kräfte der Schöpfung: Zeit, Raum, Feuer, Wasser, die die große Energie entwickeln, die im Universum vorhanden ist. Der Salomonische Knoten weist auf die Vereinigung des Vaters, des Sohnes und des Heiligen Geistes im Mysterium der Dreifaltigkeit Gottes hin. Es wird auch heute noch gezeichnet, um die Kräfte des Bösen abzuwehren und als Symbol der Unauflöslichkeit. Dann gibt es noch den Kiebitz und den Pfau, für die Alten ein Symbol der Unsterblichkeit und für die Christen eine Gemeinschaft mit dem Leben Christi. Die Vögel auf den Zweigen repräsentieren die Seelen der Gläubigen im Frieden des Paradieses, während das Skein-Kreuz die Zyklen des Lebens in ihrer Unsterblichkeit markiert. Diese wunderbare Erzählung der Mosaike war die Inspiration für die "Scuola Ricami & Legami", in der Antonietta Monzo Menossi diese symbolischen Meisterwerke durch Stickerei mit dem von ihr entworfenen, kreierten und produzierten Aquileia-Stich vorstellte. Der Aquileia-Stich, der im Jahr Zweitausend anlässlich des Jubiläums entstanden ist, ist eine neue Webart, die mit bewundernswerter Technik und kreativer Thementreue die figürlichen Abdrücke des Mosaiks aufgreift und die Textur und Nuancen sowie Farbschattierungen wiedergibt. Die "Scuola Ricami & Legami" hat die polychromen Mosaikfliesen auf Leinwand reproduziert und diesen Figuren, Motiven und Symbolen neues Leben eingehaucht. So entstanden religiöse Elemente auf sakralen und ornamentalen Gewändern, Tischdecken, Tischzentren und mehr. Der Pfau Er galt als eine sehr prestigeträchtige Speise bei Tisch, und bei feierlichen Banketten in der Patriarchenzeit war er ein eindrucksvolles Ziergericht mit symbolischer Bedeutung. Im Moment des Anschneiden musste der auserwählte Gast ein Gelübde ablegen: das "Pfauengelübde", das ihn zu einem ehrenvollen Unterfangen verpflichtete. Er gilt als der farbenprächtigste aller Vögel. Ursprünglich stammt er aus Ostindien und wurde von Alexander dem Makedonier bei der Eroberung Kleinasiens nach Griechenland und von dort nach Rom gebracht. Der Pfau war ein triumphales Gericht, das mit all seinen Federn serviert wurde, nachdem er gekocht und mit Blattgold bedeckt worden war. In der Neuzeit wurde er allmählich durch den Truthahn ersetzt und hatte nicht mehr "Das Gelübde", wodurch das Spektakel verloren gegangen war und so den Gaumen gegenüber dem Auge bevorzugte. Mit einer Eintrittskarte von 3 € für Einzelpersonen oder Familien können Sie die heutige Basilika mit ihren Mosaiken aus dem 4. Jahrhundert und der wunderschönen, mit Fresken bemalten Krypta aus dem 9. Jahrhundert besichtigen.

Osteria, Begegnungsstätte


"Wein sollte mit einem hohen Sinn für Poesie, fast mit Religion, getrunken werden. Und weil er wirklich der Geist unseres Landes ist, sollte er im Kontext des Landes getrunken werden, mit dem Geist und dem Herzen voller Erinnerungen, Ereignisse und alter und sanfter Bräuche. Das schreibt Arturo Marescalchi unter anderem im Vorwort zu “Vino all'ombra” von Chino Ermacora. Ermacora selbst gibt auf den ersten Seiten des Buches zu, dass er "...die Friulaner - normalerweise verschlossen und mürrisch - verstand, nachdem er die Tavernen der Dörfer kennengelernt hatte, Kantor unter Kantoren, Spieler unter Spielern" zu sein. Wie kann man nicht zustimmen, dass Wein einen anderen Geschmack hat, wenn er in der Gesellschaft von Freunden, in der Taverne getrunken wird? Alles schmeckt besser, wenn es mit Gelassenheit, Freundschaft und Freude an der Gesellschaft gewürzt ist. Alles Zutaten, die in der Osteria nicht schwer zu finden sind. Aber macht es heute noch Sinn, über die Taverne zu sprechen? Berühmte Zitate Apropos Sprüche und Zitate, wir erinnern uns gerne an einige Passagen der großen Persönlichkeit, Gianni Brera, ein Freund des Friauls und seiner Tavernen. "Die Taverne ist mein Tempel"; "die Taverne dient der glücklichen Erhaltung des Unkrauts, das das Genie abbildet"; "die Taverne ist das "Rifugium", zu dem wir gehen, um im Tonfall eines plötzlich frei gewordenen Vogels zu singen"; "die Jugend lebt schmerzlich in der Reue der Taverne, die mit der Ameise und dem Neonlicht geht". Sicher und unwiderlegbar ist, dass sich die Gepflogenheiten unserer Gesellschaft längst geändert haben, ebenso wie unser Geschmack in Sachen Essen und Wein, so dass das Bild der klassischen Osteria heute eher als archäologischer Fund denn als angenehme Realität der Gegenwart erscheinen kann. Vor einiger Zeit hatten wir die Gelegenheit, Mario Toros, den emeritierten Präsidenten von Friaul, zu fragen, wie unsere Emigranten das Verschwinden der Tavernen ihrer Kindheit, der Tavernen ihrer Väter und Großväter, sehen. Seine Erinnerung war ein ständiges Erzählen, ohne auch nur zu versuchen, die Emotionen, die starken Gefühle, die spontane, unkalkulierte Emphase zu verbergen. Die Taverne war auch für Toros ein Treffpunkt für Zivilisation und Menschlichkeit, eine Schule des Lebens. In der Taverne konnte man die Zeitung lesen, Radio hören, Leute treffen, die wichtig waren, und einfache Leute. Literaten, Journalisten, Politiker, Richter, Abgeordnete, Pfarrer... ohne jeden sozialen Unterschied wurde das Ritual des 'taglietto' zelebriert und Treffen organisiert; man fühlte den Puls des Volkes und schätzte Ratschläge und Anregungen von jedem Gönner. Komitee zur Verteidigung der Tavernen Fast vor einem Vierteljahrhundert wurde in Friaul das Komitee zur Verteidigung der Osteria gegründet, um die alte Tradition der Osteria am Leben zu erhalten. Es wurde von zwanzig Freunden, den Gründungsmitgliedern, ins Leben gerufen, denen sich nach und nach Hunderte und Aberhunderte von Osteria-Liebhabern anschlossen. In Artikel 2 der Satzung heißt es: "Die erklärten Ziele des Komitees sind die Sicherung des kulturellen und sozialen Wertes der Osteria als Ort des zivilen Zusammenlebens. Der Geschmack des traditionellen Essens, die Auswahl an Weinen und Getränken sind ein Erbe und eine Tradition, die nicht verloren gehen dürfen, da sonst die grundlegenden Werte, auf die sich die friaulische Gesellschaft stützt, verloren gehen würden. Das Komitee hat nicht nur das Ziel, die Kultur des Essens und Trinkens zu propagieren, sondern auch und mit gleicher Kraft den physischen und ökologischen Wert der Orte zu schützen, an denen diese Kultur zum Ausdruck kommt, in der Überzeugung, dass das soziale Gefüge der Gemeinschaft sein Lebenselixier aus dem bezieht, was die Osteria seit Jahrhunderten repräsentiert". Im Einklang mit den inspirierenden Prinzipien, die zu seiner Gründung geführt haben, hat das Komitee unter den vielen Initiativen, die es gefördert hat, zur Verabschiedung eines regionalen Gesetzes beigetragen, das bereits in Kraft ist und das darauf abzielt, das Erbe der historischen Einrichtungen (einschließlich der Gasthäuser) zu schützen und zu erhalten, indem es ihnen den Titel "historischer Betrieb von Friaul" verleiht und es ermöglicht, geeignete Finanzmittel für Restaurierungsarbeiten an den Räumlichkeiten und ihrer Einrichtung zu erhalten. Zu den zahlreichen Mitgliedern des Gremiums gehören auch verschiedene Persönlichkeiten aus der Wirtschaft, Kunst und Kultur. Karst Der Karst: ein faszinierender und komplexer Mikrokosmos, eine Hochebene am Rande von Triest und Görz, schön zu bewandern, aber schwierig zu bewirtschaften. Wo es jahrhundertelang auch beschwerlich war, zu leben. Während der Herrschaft der österreichisch-ungarischen Monarchie profitierten seine Bewohner von einem Gesetzesdekret, das von Kaiserin Maria Theresia (13. Mai 1717 - 29. November 1780) erlassen wurde. "Alle diejenigen, die beabsichtigen, Wein im Einzelhandel zu verkaufen ... oder diejenigen, die das Produkt ihres eigenen Besitzes in diesem Gebiet veräußern wollen, müssen die übliche Frasca an ihrem Haus aufhängen, unter Androhung der Konfiskation". Das Ziel dieses Dekrets war es, die Karstbevölkerung zu ermutigen, in ihrem Gebiet zu bleiben und durch den Direktverkauf bestimmter landwirtschaftlicher und tierischer Produkte eine größere wirtschaftliche Entwicklung zu gewährleisten, eine Entwicklung, die wir heute als "nachhaltig" bezeichnen könnten. Die Osmose und die Frasche Die ersten "Osmize-osmice" (ausgesprochen "Osmize") wurden im Karstgebiet von Triest und Görz und in der ganzen Provinz Triest, schon "unter" dem großen Habsburgerreich, dank einiger Weinproduzenten eröffnet, und so begann eine schöne und "schmackhafte" Tradition, die nun mehrere hundert Jahre alt ist. Osmiza leitet sich von osem ab, was auf Slowenisch acht bedeutet: Tatsächlich waren anfangs acht Tage für die Eröffnung dieses Weinladens vorgesehen (heute ist es durchschnittlich ein Monat). Hier konnte man neben Wein auch einige der eigenen Produkte verkosten. In anderen Gegenden wurde diese Art des Weinverkaufs "privat" genannt, ein Begriff, der sich von "Zeit der Entbehrungen" abzuleiten scheint. Das heißt, in der Zeit der Habsburger und wiederum zum Schutz des heimischen Weinbaus war es für eine gewisse Zeit verboten, fremden Wein zwischen Land und Meer zu trinken, sondern nur den eigenen... Privatwein. In anderen Gegenden nannte man sie "Frasche", und zwar deshalb, weil sie bei ihrer Eröffnung gewöhnlich durch ein Bündel frischer grüner Zweige, hauptsächlich Efeu, gekennzeichnet wurden, die zusammengebunden und an einer Stange an den Ecken der Straßen und Hauptkreuzungen aufgehängt wurden. Einst war eine kleine und einfache Warnung, um die beste Osmica zu wählen, jene zu vermeiden, die durch zu trockene Äste gekennzeichnet sind. Das bedeutete, dass die Osmica schon lange geöffnet war; die trockenen Äste bedeuteten, dass der Verkauf des Weins sich verlangsamt hatte und der Wein daher nicht von hoher Qualität war.

Pinocchio, ein Märchen


Es war einmal ein Tischler namens Geppetto. Er hatte eine Marionette aus Holz gebaut und nannte sie Pinocchio. "Wie schön es wäre, wenn sie ein echtes Kind wäre!" seufzte er, als er sie fertig lackierte. In dieser Nacht erfüllte eine gute Fee seinen Wunsch. "Erwache, lebloses Holz, ich habe dir Leben gegeben!" rief sie aus und berührte Pinocchio mit ihrem Zauberstab. "Pinocchio, sei gut, sei tapfer, sei selbstlos", sagte sie, die Fee, „und eines Tages wirst du ein Kind sein! Wohl wahr!" Dann wandte sie sich an Jiminy Cricket: "Ich ernenne dich zu Pinocchios Freund und Berater", fügte sie hinzu, bevor sie in tausend Lichtblitzen verschwand. Stellt euch Geppettos Freude vor, als er erfuhr, dass sein kleiner Mann aus Holz sich bewegen und sprechen konnte! Am nächsten Morgen schon schickte er Pinocchio in der Schule. "Auf Wiedersehen, mein Sohn, komm bald wieder!" Pinocchio, ungehorsam wie er war, ging er stattdessen zu einem Feuerschlucker und Puppenspieler, der ihm versprach, ihn berühmt zu machen. Er hatte eine Menge Spaß beim Singen und Tanzen mit den anderen Marionetten. Aber als die Aufführung vorbei war, sperrte ihn der Feuerschlucker ihn in einen Käfig. Plötzlich erschien die gute Fee: "Warum bist du nicht in der Schule. Pinocchio?", fragte sie und Pinocchio antwortete mit einer Lüge. Sofort begann seine Nase zu wachsen... Nur als er die Wahrheit sagte, ließ die Fee ihn frei und die Nase wurde wieder normal. Auf seinem Heimweg sah Pinocchio eine Postkutsche voll mit jubelnden Jungen. Der Postler erzählte ihm, sie sein auf dem Weg ins Spielzeugland, wo die Kinder machen konnten, was sie nur wollten. "Pinocchio! Komm zurück!", jagte die Grille ihnen hinterher. Aber die Marionette hörte nicht auf ihn. Im Spielzeuglang schloss Pinocchio Freundschaft mit Lucignolo: Die beiden aßen so viele Süßigkeiten, wie sie konnten, und hatte eine tolle Zeit. Aber bald schon entdeckten sie, dass die faulen und schlecht erzogenen Kinder, die in diesem Land landeten, zu Eseln wurden. Auch ihnen wuchsen zwei lange Ohren und einen Schwanz. Pinocchio rannte verzweifelt davon, gefolgt von seinem treuen Freund Jiminy Cricket. Gemeinsam kehrten sie zu Geppettos Werkstatt zurück, aber dort konnten sie niemanden finden. "Wer weiß, was mit ihm passiert sein wird?!" schrie Pinocchio. In diesem Moment kam eine Taube und brachte ihnen eine Nachricht: Während Geppetto nach Pinocchio suchte, war er verschluckt worden von einem Wal und war nun dessen Gefangener. "Ich will ihn retten!", rief die Marionette. Als er das Meer erreichte, tauchte er hinein und fand seinen Vater auf dem Grund im Bauch eines Wals. Nur wie kommen sie da wieder raus? Sie zündeten ein großes Feuer an und der Rauch, der auch Leute zum Niesen brachte, brachte den Wal dazu sein Maul weit zu öffnen. So konnten Pinocchio und Geppetto auf einem Floß entkommen. Die kleine Marionette half seinem Papa, zwischen den Wellen zu schwimmen und als sie das Ufer erreichten, war der Kleine vor lauter Anstrengung ohnmächtig geworden. Geppetto bangte sehr um seinen Sohn und brachte ihn nach Hause. Dort angekommen erschien noch einmal die gute Fee und erweckte Pinocchio, wie versprochen, für seinen Mut und seine Güte, und verwandelte ihn in einen echtes Kind!