Le avventure gastronomiche del nevrotico Basilio. Un pranzo cool - di Lucia Burello
Basilio, misero tapino impiegato al Catasto, è pronto per la riscossa. La sua sarà una crociata contro la società arrivista che schifa l’uomo comune, considerato alla stregua di una “bomba” di alano sganciata in mezzo al marciapiede. Per annientare il nemico, dunque, ha deciso di usare le sue stesse armi: diventando Influencer. Ecco che seduto al banchetto dell’ufficio Visure, con sguardo ebete e assorto trascorre le mattine in religioso raccoglimento, ripetendo il suo mantra sacro: blog, blog… Durante il giorno, invece, strani disegni prendono forma nella sua mente: per esempio diventare, addirittura, vaccino anti influencer, sovvertendo il sistema e gettando le basi per una rivoluzione culturale senza precedenti. Le notti, infine, mentre dorme il sonno dei giusti, sogni beati e ricorrenti lo cullano; tra questi, il più propiziatorio, è Chiara Ferragni arrestata per molestie sessuali nei suoi confronti. A questo punto, i più cinici fra i lettori affezionati potrebbero osservare che, nella classifica delle nevrosi che affliggono il povero Basilio, dove fino ad oggi svettavano incontrastate ipocondria e agorafobia, una new entry s’è infilata come folgore a ciel sereno, fiondandosi direttamente ai primi posti e surclassando nevrastenie da dilettanti: è la mitomania. Finalmente una patologia come si deve! In un giorno così bigio da far vacillare anche il più scafato esistenzialista, Basilio, seduto al bar del Catasto, osserva attento il mondo. Lui, eroe della mediocrità, prende appunti fitti per capire quale tendenza lanciare nel blog che Ferruccio, l’ignavo figlio della portinaia, internet-dipendente e pluri-ripetente, gli sta confezionando. Ma l’ispirazione langue. Poi, guardando fuori, vede Berto, un vicino di casa, attraversare la strada: gli sembra un relitto. Operaio da poco licenziato, la deriva lo ha sorpreso a tempi record. Naturalmente i passanti lo evitano e se schiattasse all’istante sulle zebre, è certo che lo scavalcherebbero disgustati. Basilio s’illumina, ha trovato la sua prima tendenza cool per inaugurare il Blog: “A tavola col derelitto”. Convincere Berto ad accettare l’inusitato invito non è facile: Basilio è costretto a firmare una carta dove dichiara di non vendere pentole, materassi o aspirapolveri “Folletto”. La seconda impresa è la scelta del ristorante: il locale, infatti, pur godendo di una certa fama, dovrà accogliere gli ospiti più insignificanti con l’identica deferenza riservata ai facoltosi. Ecco che, allettato da una gita fuori porta, fa cadere la sfida sull’Antica Osteria al Sabotino di Gorizia. L’ambiente è così minuscolo e confortevole, che appena dentro sembra abbracciarli. E questo calore è dovuto soprattutto all’arredo: antico e schietto come la consuetudine d’andar per taverne. Ai due avventori viene incontro il sorriso della signora Antonella, la titolare, così gentile e alla mano che li fa sentire nel tinello di casa. Dopo pochi istanti, dalla cucina fa capolino per un saluto il marito, Mauro Gubana, cognome promettente per uno chef goriziano. Comodamente seduti su Thonet del XIX secolo, l’impiegato e il derelitto prendono mano al menù. Basilio opta per le polpette al baccalà, un sodalizio perfetto tra un’impanatura croccante e una raffinata mantecatura del pesce. Canestrelli grigliati sono la scelta dell’incapiente che succhia i fragranti molluschi con una sonora e imbarazzante voracità. Ed è a fatica che Basilio, tentando una mossa fulminea, riesce a strappargli di bocca le conchiglie. Accompagnati da ottimo vino del Collio, seguono: spaghetti con bottarga di muggine, goulash di manzo e salsiccia tartufata di Camerino con polenta, e infine le trippe. La cottura della pasta è perfetta, sapientemente abbinata alle uova del pesce fornite con orgoglio isolano dal Circolo dei Sardi di Gorizia. La carne, poi, direttamente dal macellaio di paese, si scioglie in bocca con prodigiosa succulenza. I piatti tornano in cucina di un biancore accecante, ripuliti dall’implacabile scarpetta di Berto. Dulcis in fundo: bis con crostata di pastafrolla, marmellata di arance e pinoli, e caprese: dolce assemblato con cioccolato fondente, cioccolato bianco, mandorle, burro e uova. Al tavolo scende il silenzio, perché il cacao, dopo aver ammaliato la gola, ha iniziato a dialogare con i sensi. Serviti come veri notabili, i due sorseggiano il caffè scattando numerosi selfie “a tavola col derelitto”, per spaparazzarsi al mondo Vip come trendy estremo, al pari dei guanti per i piedi. Dopo aver pagato il conto, ragionevole rapporto qualità prezzo, ed essersi congedati dalla dolcissima famiglia Gubana, Basilio è decisamente soddisfatto. Per garantire una buona e indimenticabile ospitalità, infatti, non bastano gli ingredienti sul piatto. Ci vogliono rispetto per gli ospiti, gioia di cucinare e di servire. L’arte della ristorazione è un’armonia difficile da ottenere, e se manca l’ingrediente umano, perfino un piatto preparato e servito da James Ramsay in persona risulterebbe una sbobba. Al ritorno, guidando la sua Simca color ramarro, sotto a un cielo turchino-piccione Basilio guarda in tralice Berto l’insolvente, satollo e felice. L’impiegato catastale è colto da una leggera euforia, perché quel giorno, al Sabotino di Gorizia non solo è uscito “ristorato e restaurato” ma finalmente, ne è sicuro, con un amico.
ANTICA OSTERIA AL SABOTINO
Via Santa Chiara, 4 - 34170 Gorizia
Tel. +39 0481 538111
Chiuso domenica a cena