Trieste, sirena incantatrice!
Affascinante, mutevole, sfuggente, Trieste si lascia scoprire quasi con scontrosa ritrosia. Quando però se ne coglie la magia sottile si resta ammaliati, irretiti!
Trieste si può rivelare al visitatore in ogni stagione: in una calda ed assolata giornata estiva, abbacinante di azzurro e di bianco, durante una plumbea mattinata d’Inverno, sferzata dalla Bora scura (il tipico e impetuoso vento di questa zona), oppure in un brumoso pomeriggio autunnale, attraverso l’effetto iridescente di una fine nebbiolina, o ancora in un sfavillante giorno di Primavera, dall’aria tersa e cristallina. Il fascino seduttore di questa città è tuttavia insito soprattutto nei suoi contrasti, nella sua miscela di genti e storie, nel suo ambiguo atteggiarsi, fra severa nobiltà e scanzonata ruvidezza, nel suo pigro distendersi tra l’altipiano carsico, dalle bianche rocce rivestite di un verde smagliante e l’azzurro infinito del mare …
Il mare, il porto, le navi, i commerci sono state la vocazione primaria, che hanno attirato qui genti da tutta Europa e non solo. Fin dall’antichità, naturale punto di contatto tra le popolazioni latine, germaniche e slave (“Tergeste” era il nome dell’insediamento romano), Trieste si è però sviluppata soprattutto a partire dalla metà del XVIII, secolo sotto l’egida di un lungimirante dominio asburgico. Qui creatività latina, concretezza slava e rigore teutonico si sono intrecciati incredibilmente, generando un’anima multietnica “ante litteram”. Una realtà complessa, a volte contraddittoria, percorsa da un sottile vento di inquietudine.
Non a caso proprio a Trieste, agli inizi del Novecento, le teorie psicanalitiche di Freud hanno trovato i primi estimatori e seguaci, mentre Italo Svevo scriveva il famoso romanzo “La Coscienza di Zeno”dal taglio così modernamente psicanalitico. Anche Franco Basaglia, a partire dagli anni ’70, ha potuto qui proseguire con successo i rivoluzionari metodi nell’ambito del trattamento psichiatrico (iniziati a Gorizia) e ora universalmente riconosciuti ed apprezzati. Apparentemente fuori dal tempo ed impermeabile ai cambiamenti, Trieste ci sorprende con un’inaspettata vocazione scientifica e con la presenza di importanti e famosi studiosi a livello internazionale: nel 196 è stato creato il Centro di Fisica Teorica, intitolato ad Abdus Salam, fondatore e premio nobel; nel 1978 è nata la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA), nel 1982 l’Area di Ricerca Science Park, nel 1993 è stato realizzato il Sincrotrone Elettra con la partecipazione del nobel Carlo Rubbia! L’astronoma Margherita Hack dirigeva l’Osservatorio di questa città dal 196! Trieste è anche una città di cultura, ricca di percorsi letterari.
Ha dato i natali a poeti come Umberto Saba, a scrittori come Italo Svevo, a letterati come Claudio Magris ed ha ospitato a lungo personaggi del calibro di James Joyce. I triestini coltivano con passione l’arte, la letteratura, la musica ed il teatro (lirico e di prosa). Numerosi sono gli eventi culturali (famoso, in Estate, il Festival dell’Operetta), ma sono altrettanto seguiti quelli sportivi, il più spettacolare dei quali è la Barcolana, affollatissima regata che si svolge nel golfo triestino la seconda domenica di ottobre.
Trieste meriterebbe di essere vista avendo tempo a disposizione, lasciandosi andare ai ritmi locali, a misura d’uomo. Ciò non di meno la si può visitare rapidamente, con la promessa di tornare ancora.
Prima tappa il romantico Castello di Miramar, custode della tragica storia dell’Arciduca Massimiliano d’Asburgo (fratello del ben più noto imperatore d’Austria Franz Joseph) e della bella Principessa Carlotta del Belgio. Storia d’amore e d’ambizione finita con la morte per fucilazione a Queretaro di Massimiliano, aspirante imperatore del Messico, e la pazzia di Carlotta, che inutilmente aveva supplicato i regnanti d’Europa di intervenire per scongiurare l’imminente sciagura. Il Castello sorge, nel suo candido involucro di pietra d’Istria, su di uno sperone roccioso, che si protende a picco sul mare, avvolto da un incantevole Parco, che Massimiliano stesso aveva progettato con amorevole cura per la sua sposa. Dopo la visita al Castello, il cui stile fu subito imitato in molte ricche residenze locali, proseguendo verso il centro e costeggiando il golfo, si giunge sulle Rive di Trieste dove si apre la scenografica Piazza Unità d’Italia. Di impianto regolare, si affaccia direttamente sulla distesa di un mare mai uguale a se stesso e parte integrante della prospettiva spaziale della piazza. Anzi, in certe giornate terse, per un particolare effetto ottico, la visuale si estende fino alla corona dei monti che abbracciano il Friuli Venezia Giulia, mentre le montagne dalle cime innevate sembrano tuffarsi direttamente nell’Adriatico. Chi ha la fortuna di assistere a questo spettacolo naturale è certo di aver goduto di un fantastico ed irripetibile miraggio, che subito svanisce non appena l’aria si fa più densa…Alle spalle della Piazza, passando sotto il volto del Municipio, si trova, verso sinistra, il bel teatro romano, dalla cavea ben conservata.
Affrontando a piedi l’erta salita che lo costeggia, la Via Donota, si raggiunge la cima del colle di San Giusto, dove era situato l’insediamento primitivo della città e l’antico foro romano, di cui rimangono le vestigia. Accanto ad esso il possente Castello di San Giusto che domina la città e la bella Cattedrale romanica, anch’essa intitolata al Santo martire e patrono di Trieste, nota per il campanile, il magnifico rosone gotico e gli splendenti mosaici absidali. A fianco si trova la graziosa chiesetta trecentesca di San Michele al Carnale. Scendendo nuovamente in direzione di Piazza Unità, ci si può soffermare ad ammirare il cosiddetto arco di Riccardo (molto probabilmente una delle porte della città romana) e, poco distante, la chiesa barocca di Santa Maria Maggiore, affiancata dall’antico sacello romanico di San Silvestro, ora dedicato al culto valdese. Si discende quindi una scalinata che riporta proprio alle spalle della Piazza, alla cui sinistra si sviluppa il pittoresco “borgo vecchio”, conosciuto come “Cavana”.
Nei pressi si trovano Piazza Hortis e Piazza Venezia, dove si affaccia il Palazzo Revoltella che ospita l’interessante Museo d’Arte Moderna e gli antichi arredi dell’abitazione del barone Revoltella, che donò palazzo e collezione alla città.
Attorno alla Piazza dell’Unità si trovano anche una serie di begli edifici, sorti soprattutto nell’800, di stili architettonici diversi (neoclassico, eclettico, floreale) i quali si amalgamano perfettamente in un tessuto urbanistico, che ricorda molto le città austriache più monumentali.
Sempre sulle splendide Rive si fa largo il Canal Grande, che porta uno specchio d’acqua fin dentro la città, dove si riflettono i bei palazzi prospicienti, il tempio serbo ortodosso dedicato a San Spiridione e la chiesa neoclassica di Sant’Antonio Nuovo, che fa da perfetto fondale scenografico.
Sparsi per la città ci sono caffè e pasticcerie storici: il neoclassico Caffè Tommaseo (proprio sulle Rive) ed il Caffè San Marco, che conserva intatta l’atmosfera “decò” di primi Novecento, sono tra i più rappresentativi e ben conservati. La Pasticceria “La bomboniera”, nei pressi di Sant’Antonio Nuovo e la Pasticceria “Pirona”, in Largo Barriera Vecchia, custodiscono arredi antichi ed i profumatissimi dolci tipici locali.
La provincia di Trieste è davvero piccola ma ricca di sorprese. Si estende soprattutto sull’Altipiano Carsico, che si può raggiungere dalla città usando il Tram di “Opcina”, una vecchissima funicolare terrestre ancora attiva e viva! Il Carso, traforato da mille e una grotta (la Grotta Gigante di Sgonico è tra le più grandi in ampiezza al mondo), è costellato da caratteristici paesini costruiti con la pietra locale. Gli abitanti sono prevalentemente di lingua slovena e conservano le proprie tradizioni gelosamente. Sul mare, dove inizia la penisola istriana, si affaccia la graziosa cittadina di Muggia che, diversamente da Trieste, rimase a lungo sotto il dominio di Venezia. Da vedere il bel Duomo (XIII sec.) dalla facciata trilobata e l’antica Basilica di Muggia Vecchia (XI sec.). A questo estremo lembo orientale d’Italia la natura ha generosamente elargito abbondanza di colori, suoni e profumi che la gente del posto conosce e ama profondamente.
A Trieste tutto sembra dirci che la vita passa come un soffio e che non val la pena cercare lontano se non si è capaci di scoprire dentro di se e nelle cose che ci circondano il piacere della quotidianità del vivere, che qui si nutre ogni giorno di tante bellezze naturali, di cibo genuino, di semplici rituali …: a mezza mattina un calice di vino accompagnato da un caldo “rodoleto” (rotoletto) di profumato prosciutto cotto (il tradizionale “rebechin”) e appena se ne presenti l’occasione un buon caffè, fresco di torrefazione (il capoluogo giuliano è infatti il primo emporio del caffè crudo del Mediterraneo e fra i più importanti al mondo!).
Trieste è un’esperienza che sa parlare sia alla nostra dimensione interiore che a quella sensoriale. A tavola i triestini non si smentiscono nella loro innata capacità di godere delle semplici e buone cose della vita. I piatti della tradizione locale nella loro semplice genuinità sono pieni di profumi, gustosi e adatti al clima particolare della città.
Pesce fresco nella stagione calda, come i sardoni (le alici locali), il piatto principe della stagione estiva preparati fritti, impanati, “in savor” e in tanti altri modi.
Ottime invece le minestre e le carni saporite e sostanziose per i giorni freddi, magari sferzati da una Bora che può soffiare fino a 170 km/h. La “jota” è una minestra particolarissima, si ama o si odia, fatta con crauti, patate, fagioli, maiale.
Buonissimi il prosciutto cotto Praga (leggermente affumicato e cotto in caldaia), la porcina calda con una grattatina di cren (la piccantissima radice di rafano), il gulash (spezzatino di manzo piccante), la “lubianska” (di tradizione slava è una fettina di carne, ripiena di prosciutto e formaggio ed impanata), lo stinco di maiale o vitello al forno, i “čevapčiči” (polpettine allungate di carne trita) ed i rasniči (spiedini) di origine balcanica fatti alla griglia.
Anche i dolci sono semplici ma ugualmente ricchi e sostanziosi: la pinza, il presnitz, la putizza, la titola, le fave triestine, le creme carsoline, le palacinche (specie di omelette ripiena di marmellata).
Naturalmente a Trieste più che mai si mescolano le tradizioni culinarie veneta, austriaca e slava con apporti ebraici, greci, serbi, turchi. La stessa mescolanza di elementi è ben evidente anche nel simpatico e spesso ironico dialetto locale, fatto di parole di tutte le provenienze, dove “mule” e “muli” sono le ragazze ed i ragazzi, mentre “mate” e “mati” (le consonanti doppie non si usano), le donne e gli uomini, forse con sottile allusione! Tra i prodotti tipici una menzione speciale merita l’olio extravergine d’oliva “Tergeste Dop”, ottenuto con le olive della varietà Bianchera, originaria di questa zona. I vini tipici dell’area triestina appartengono alla DOC “Carso”, terra arida, dura, climaticamente difficile. I suoi vini autoctoni sono molto particolari, ma di carattere: rosso è l’asprigno “terrano”, bianchi sono la profumata e aromatica Malvasia Istriana, la Vitovska, dall’aroma delicatamente fruttato e dal gusto sapido e la Glera prodotta da un vitigno simile a quello del Prosecco Tondo e il cui nome trova la sua origine proprio nell’omonimo paesino carsico!
Trieste, distesa languidamente lungo la costa e sulle alture che la circondano, sembra una bella e candida sirena che, con il suo dolce canto e le sue lusinghiere promesse, attira i naviganti che le passano accanto. Quelli che, curiosi, rispondono al richiamo ne restano irrimediabilmente affascinati… e vi lasciano l’anima!